Nico Cereghini: “La moto è ancora libertà/2: siamo in libertà vigilata?”

Nico Cereghini: “La moto è ancora libertà/2: siamo in libertà vigilata?”
Lo abbiamo chiesto ai lettori la settimana scorsa: nonostante i cambiamenti sociali, gli obblighi e i divieti sempre più stringenti, nonostante la nostra amata moto sia cambiata tanto, è ancora libertà? Ecco cosa ne pensate
15 dicembre 2025

Ciao a tutti! Il nostro invito della settimana scorsa era: discutiamone. E tantissimi di voi lo hanno fatto a fondo e volentieri. Parto da coloro che hanno risposto con un no deciso. E’ una minoranza rumorosa che denuncia: troppi divieti, troppe norme, troppi limiti, “con la moto abbiamo chiuso”, è diventata un lusso. Tra loro c’è chi si arrende e chi si ribella: “non rispetto le regole, non tutte”, “bisogna fare come Agostino o’ pazz!”, addirittura: “preferisco poter morire facendo ciò che mi piace, piuttosto che vivere da schiavo con la certezza di invecchiare”.

Molti appassionati - e naturalmente non lo scopriamo ora - hanno sostituito la moto con la MTB “elettrica” Con la moto, dicono, “ci fermano ogni momento e ci trattano come i distruttori della natura”.

La maggioranza dei commenti sostiene che la moto è ancora libertà; però bisogna parlare di libertà “vigilata”, insomma limitata: i tempi sono cambiati, oggi si pretende di “sopperire alla mancanza di cervello aggiungendo obblighi, divieti e regole in ogni ambito”; però poi nessuno controlla, circolano troppi pazzi e maleducati e abbiamo paura. Insomma, per tantissimi la moto pretende un difficile equilibrio tra ricerca della libertà e sicurezza. Ci vuole sempre più attenzione, c’è chi dalle moto potenti è sceso a medie cilindrate con cui guidare in relax e chi non circola più in città o sulle strade trafficate.

C’è anche un lettore che ci sgrida. E’ tutta colpa della nostra generazione se lui è costretto a legarsi con la cintura, mettere il casco, guidare astemio, star lontano dagli sterrati, sostituire la moto vecchia, andare in pensione più tardi: perché noi anziani ce ne siamo fregati, abbiamo fatto i nostri comodi e tirato troppo la corda. Basta lezioni, protesta.

Ma in conclusione non avevamo dubbi, tanti appassionati restano positivi: la moto è ancora libertà, la moto emoziona e fa “star bene”. Esistono ancora centinaia di chilometri di strade deserte in campagna o in montagna, la moto spinge ad esplorare luoghi insoliti e sconosciuti. Abbiamo la libertà di immergerci nel paesaggio, isolati soltanto dal casco e dall'abbigliamento tecnico senza stare incolonnati nel traffico. C’è chi ama le strade bianche con la fida Suzuki DR 600 con zero elettronica e chi azzera i pensieri in sella al Caballero.

Qui ci ritroviamo quasi tutti: nessun mezzo a motore sa trasmettere le emozioni della moto. E’ la “libertà giroscopica”, suggerisce un lettore. E’ quella dinamica così particolare, aggiungiamo noi, che ci proietta in un’altra dimensione di spazio/tempo, è il tappeto volante delle favole, l’assenza di peso. Con il nostro controllo sulla manopola del gas e il motore che cambia le note della sua canzone

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