Nico Cereghini: “Guardrail, 300 mila chilometri da sostituire…”

Nico Cereghini: “Guardrail, 300 mila chilometri da sostituire…”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Il tragico incidente di Mestre è una conferma: sulle strade italiane troppe barriere sono vecchie, abbandonate, fuori norma. Spesso le risorse ci sarebbero pure, ma la burocrazia e il ministero hanno tempi lunghi. Su La Repubblica una analisi della situazione
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
9 ottobre 2023

Ciao a tutti! Quando si parla di guardrail noi motociclisti tremiamo, perché le barriere metalliche di sicurezza si trasformano quasi sempre in ostacoli taglienti e molto pericolosi. Il guardrail ha la sua importanza, naturalmente: serve a trattenere sulla strada i veicoli che sbandano e potrebbero finire chissà dove. Ma nel caso tragico di Mestre il guardrail era obsoleto, il bus è precipitato di sotto e 21 persone sono morte.

Dinamica inaccettabile, quella del 3 ottobre scorso: l’autobus viaggiava a bassa velocità e ha deviato (per un malore dell’autista o per un guasto, o chissà) fino a strisciare contro la barriera per ben ventisette volte. Quando si è incuneato nella breve interruzione, finendo sul bordo del viadotto e poi capovolgendosi nella caduta, la velocità era di soli 36 kmh, dicono le perizie. Il guardrail era in pessimo stato e tutti lo sapevano, Comune e Procura di Venezia: era lì da sessant’anni ed è soltanto uno dei guardrail del tutto inaffidabili piazzati sulle strade italiane.

Su La Repubblica di sabato 7 ottobre, il collega Antonio Fraschilla ha documentato lo stato di agonia delle nostre strade. Non esiste, afferma per cominciare, un monitoraggio chiaro del ministero delle Infrastrutture e dei gestori. Si parla di ottocentocinquantamila chilometri di guardrail. Ebbene, sulla rete autostradale e sui 26.000 km gestiti dall’Anas si fanno almeno dei controlli a campione; sui 600.000 km gestiti da regioni, province e comuni “c’è un grande buco nero”.

Barriere vecchie, basse e arrugginite: le vediamo dappertutto e ci vengono i brividi. Le prime norme chiare in materia sono degli anni Duemila e prevedono l’installazione di barriere sicure su viadotti, ponti e intersezioni. Ma soltanto se si costruisce ex novo o si ristruttura a fondo, dice l’esperto, mentre per il pregresso non ci sono obblighi chiari. Il presidente dell’Unimci (che raggruppa i costruttori delle barriere in acciaio) stima che “siano almeno 300.000 i km di strade con una situazione simile a quella di Mestre, in grandissima parte gestiti dagli enti locali”.

Pare che il problema non sia soltanto quello degli investimenti quanto la burocrazia. Da qui al 2032 sono stati stanziati 6,5 miliardi di euro per migliorare la rete autostradale e stradale, ma i lavori spesso non partono o vanno a rilento aspettando le autorizzazioni. “Basti pensare al piano di adeguamento delle barriere acustiche - scrive Fraschilla - che sulla carta doveva essere completato entro il prossimo anno. Ebbene, solo poche decine di km realizzati, perché il ministero delle Infrastrutture smaltisce le pratiche a rilento”.

Per noi appassionati delle due ruote, che aspettiamo l’accelerazione promessa sulla installazione delle barriere salva motociclisti, non sono belle notizie. Il quadro è mortificante.