Nico Cereghini: “Quando l’etica diventa un optional”

Nico Cereghini: “Quando l’etica diventa un optional”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Contano soltanto lo spettacolo, i clic, il denaro? Anche dentro i confini del nostro mondo, quello dello sport e dei motori, tante brutte notizie che fanno disperare. Cinismo e interesse, ma l’etica non può interessare soltanto ai bacchettoni
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
19 giugno 2023

Ciao a tutti! Tra le tante bruttissime notizie che mi hanno colpito questa settimana - una settimana terribile - c’è quella del ciclista elvetico Gino Mader, che è morto dopo essere precipitato in un burrone nella quinta tappa del Giro di Svizzera.

Gino era caduto giovedì nella discesa che dalla vetta dell’Albula, storica cima, portava a La Punt dove era stato posizionato il traguardo. Correva a circa 90 orari, la picchiata è così pericolosa che il campione del mondo Evenenpoel, non uno qualunque, aveva criticato gli organizzatori: gli arrivi si fanno in salita, aveva detto, questa scelta serve solo a far spettacolo.

Lo spettacolo. Anche nella MotoGP stiamo inseguendo quello, a discapito dello sport. Il nuovo Format costringe a tempi troppo stretti, ormai lo ha capito anche chi preferirebbe non capire: le cadute nella top class sono praticamente raddoppiate, si corre con moto non a posto, chi parte male il venerdì e non trova subito il setting adeguato si porta dietro i problemi fino alla gara della domenica. Non piace ai piloti, si rischia troppo, ma - dicono - il Format piace al pubblico e tanto ci deve bastare.

Perché il pubblico vuole lo spettacolo e non va tanto per il sottile, si sa. Basta analizzare quell’altra vicenda che ha colpito me come tutti: quel bimbo di cinque anni ucciso a Casal Palocco mercoledì scorso mentre viaggiava in auto con la mamma e la sorella, schiacciato da un Suv per un gioco.

Cinquanta ore senza scendere dall’auto, questo era il programma del gruppo youtuber da 600 mila follower che si chiama i “The Borderline” e che propone sfide strampalate, tanto estreme quanto inutili: c’era Matteo Di Pietro, vent’anni, alla guida del grosso Suv Lamborghini a noleggio, con quattro amici a riprendere con gli smartphone le fasi salienti di una guida spericolata per le vie cittadine.

Molti testimoni hanno raccontato, nei giorni successivi, che il grosso mezzo girava nel quartiere a forte velocità fin dal giorno prima. Segnalarlo alla polizia locale o ai carabinieri no? Magari sarebbe bastato per evitare la tragedia e lo strazio della famiglia; ma farsi avanti, contrastare l’illegalità, sta diventando pericoloso, e dopotutto un Lamborghini fa sempre spettacolo.

Il gruppo dei The borderline oggi si è ufficialmente sciolto e pubblica un messaggio di cordoglio per il piccolo e la sua famiglia. Un messaggio che a molti appare falso e opportunistico. Ma c’è un aspetto ancora più terribile, sollevato da alcuni quotidiani: sembra proprio che, come altri analoghi canali demenziali, quello di Roma raccogliesse la pubblicità di un bel numero di aziende, grandi e piccole.

Qualcuno di questi brand avrebbe provato anche a giustificarsi: sono gli automatismi del mercato, dicono, niente di voluto. Ma certo, dico io, l’equazione è: spettacolo uguale clic. Che cosa conta oltre a questo? L’etica sta diventando un optional.