Nico Cereghini: “Non reagite e non litigate sulla strada!”

Nico Cereghini: “Non reagite e non litigate sulla strada!”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Emerge ora che un automobilista, che aveva provocato la morte di un motociclista lo scorso ottobre, era positivo alla cocaina. Purtroppo le strade traboccano di gente ubriaca o drogata, che in una eventuale discussione sarebbe pronta anche ad uccidere
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
6 marzo 2023

Ciao a tutti! La cronaca che appare su molti giornali di oggi può interessare direttamente ciascuno di noi. Sappiamo che circolano degli incoscienti sulle strade, non è una novità, anche voi ne avrete incontrati tanti. E dobbiamo sempre tenerne conto. Questa volta ci si riferisce all’incidente dello scorso ottobre, nella bergamasca, che costò la vita a Walter Monguzzi con una dinamica non del tutto chiarita dopo una discussione con un automobilista. Adesso è emerso che l’automobilista era positivo alla cocaina.

Accadde a Montello, una dozzina di chilometri da Bergamo. Era domenica 30 ottobre e Monguzzi, 55 anni, era alla guida della sua BMW Urban G/S quando una Panda gli negò la dovuta precedenza in una rotatoria. Sapete come va: nacque una discussione tra il motociclista e l’automobilista, un operaio bergamasco di 49 anni. Al semaforo rosso successivo parole grosse, alla ripartenza il dramma: dopo una serie di contatti tra i due veicoli Monguzzi, che era alla sinistra dell’auto, cadde e finì nella corsia opposta dove purtroppo fu travolto da un altro veicolo. Il guidatore della Panda fuggì e fu individuato in un secondo tempo.

Per fortuna questa volta ci sono i testimoni, che sono ben cinque e concordanti. L’automobilista raccontava che Monguzzi aveva fatto tutto da solo, tirando calci alla Panda si era sbilanciato fino a cadere; i cinque hanno visto invece diversi tentativi per speronare a far cadere volontariamente il motociclista. L’ultima sterzata era stata quella fatale.

Omicidio volontario, questa l’imputazione. Sarà la Corte d’Assise a giudicare e la prima udienza è fissata per il prossimo 23 maggio. E qui non intendiamo processare o condannare nessuno anticipando la sentenza, ma provare a trarre una lezione da questa tragedia che ha colpito lo sfortunato motociclista e la sua famiglia.

Una tragedia come tante, purtroppo. Il pensiero corre a Elisa Ferrero, 27 anni, che nel luglio del 2017 perse la vita in Val di Susa quando un pazzo inseguì e travolse la moto su cui viaggiava con il fidanzato, che a sua volta rimase gravemente ferito. Omicidio volontario: l’investitore, un elettricista piemontese all’epoca cinquantenne e positivo all’alcol test, è stato condannato dalla Cassazione (dicembre 2021) a 14 anni e 4 mesi di carcere.

Ripeto l’invito che sul sito rivolsi all’epoca a tutti i motociclisti: vi prego di non accettare le provocazioni e non litigate mai sulla strada. Non fatelo. Lo so che è difficile, che è dura ingoiare passivamente certe prepotenze, che vorremmo almeno un gesto di scusa da chi ha violato le regole mettendo a rischio noi e magari il nostro passeggero. Di fronte all’indifferenza o addirittura alla protervia di tanta gente è quasi eroico far finta di nulla, alzare le spalle e andare oltre.

Ma è la cosa giusta da fare. Perché siamo utenti deboli, perché la nostra vita è più importante di tutto. Perché circolano tanti delinquenti sotto l’effetto delle droghe o dell’alcol. E perché raramente ci sono i testimoni: penso alla famiglia di Walter Monguzzi, che dopo aver perso un marito e un padre potrebbe non avere nemmeno un briciolo di giustizia. Mi auguro che almeno questo dolore gli sia risparmiato.

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