Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Ciao a tutti! Questa offerta di supermoto e supercar così potenti, non è illogica con il traffico e con i limiti di velocità stringenti di oggi? È una considerazione che salta fuori spesso anche nei vostri commenti sul sito: se parliamo di sicurezza e vogliamo ridurre gli incidenti, allora fermare la corsa alle potenze parrebbe una cosa razionale da fare…
La materia è molto complessa e le contraddizioni fioccano. Se, da motociclisti, dovessimo ragionare soltanto con il cervello, oggi saremmo tutti in giro con 20 o 30 cavalli al massimo sotto al sedere, con le Guzzi V35 se ci piace il classico, con la Honda GB350S se preferiamo restare aggiornati. Ma ogni passione ha poco di razionale, come si sa: si cercano le emozioni, si sceglie con la pancia e con il cuore. E poi - cosa non secondaria - una società che ci limitasse così tanto non piacerebbe a nessuno. Ci provò l’Unione sovietica, mi pare, deprimendo ogni sviluppo economico e intere generazioni di cittadini.
Posso dirvi però che in passato si è pensato a limitare la corsa alle potenze e alle prestazioni. Alla fine degli anni Ottanta i costruttori giapponesi fecero una riflessione quando Francia, Germania e Svizzera decisero di bloccare per legge le importazioni delle moto oltre i cento cavalli. In Francia, di fatto, la limitazione è stata abrogata soltanto nove anni fa, comunque i nippo decisero lì per lì di rallentare la corsa e però in pochi anni si dimenticarono del tema. Nel 2009 è stata bocciata una proposta europea sui famosi cento cavalli come tetto massimo per le moto, e da allora non se ne parla più.
La corsa alle prestazioni e alle potenze pare impossibile da arginare e le case costruttrici non hanno mai fatto passi indietro. Pensate al caso delle 125 sportive degli anni Novanta, che ancora oggi tanto amiamo. Le mitiche Aprilia, le Cagiva, le Gilera… Era evidente per tutti che insistendo con la ricerca delle potenze e delle ciclistiche racing si sarebbe arrivati a prestazioni, rischi e costi spropositati. Era bello sognare, ma era puro autolesionismo e alla fine ci ha pensato il legislatore a stoppare il fenomeno, entrando a gamba tesa.
Tornando all’oggi, è evidente che se ci sta a cuore davvero la sicurezza sarebbero tanti gli interventi da fare: curare lo stato delle strade, eliminare i guardrail assassini, educare le nuove generazioni, inibire con la tecnologia l’uso dello smartphone al volante, intensificare i controlli, combattere la corsa alla inciviltà che vediamo in tutti i campi... E magari fermare le moto e le auto superpotenti e superveloci.
Al momento si chiacchiera, si annuncia, al massimo si punisce. Ma al fondo delle questioni non si va. Le case costruttrici, soprattutto delle auto, oggi sono impegnatissime nel confezionare sogni, illudendo il consumatore di poter correre velocissimo non si sa dove e non si sa quando. Ma potrebbero forse andare oltre. Tipo occuparsi di fissare dei limiti, prima che sia il legislatore a farlo al posto loro. Che ne dite?