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Ciao a tutti! Tempo fa si ragionava sulla scomparsa di tanta industria italiana negli anni Ottanta e Novanta e un lettore sosteneva che la stampa di settore aveva delle colpe: “Non l’avete difesa abbastanza”, diceva. Davvero abbiamo sbagliato, a suo tempo?
Il tema torna d’attualità: per proteggere ciò che resta dell’industria nazionale dobbiamo forse studiare una strategia di informazione che contrasti l’avanzata cinese e indiana?
Chissà. Intanto, non credo affatto che in quegli anni là avremmo potuto fare qualcosa “contro” i giapponesi che, una volta superate le misure protezionistiche, dilagavano anche in Italia.
Di certo avevamo un occhio di riguardo per i prodotti italiani: esattamente come l’avevano i giornalisti tedeschi per la loro BMW e gli inglesi per i marchi mitici che entravano in crisi. Ci veniva facile amare e rispettare le nostre moto perché c’era consuetudine, conoscevamo chi le progettava e le collaudava, sapevamo quanta gente e quante famiglie dipendevano da quelle fabbriche. A Mandello come a Bologna o a Schiranna. E i nostri editori ci insegnavano che il benessere della nostra industria era direttamente legato anche alla crescita dei nostri giornali.
Ma dall’altra parte non potevamo soffocare l’entusiasmo che le giapponesi suscitavano. In noi per primi. Eravamo e siamo prima di tutto degli appassionati: era in corso una vera rivoluzione del motociclismo, ogni anno arrivavano modelli inediti e meravigliosi, la tecnologia scopriva nuovi confini, le moto giapponesi vincevano anche nelle corse ed erano sempre più emozionanti. Alla fine, credo proprio che si sia mantenuto un sostanziale equilibrio tra le due diverse spinte. Non si sarebbe potuto fare niente di diverso.
Oggi? Intanto, almeno per il momento, la nuova concorrenza che arriva dall’Asia non punta tanto sulle meraviglie tecnologiche quanto sulla riduzione dei costi. Tutto quell’entusiasmo di allora, intorno alle novità, noi non lo vediamo; cominciano ad apparire anche modelli di alta gamma, ma siamo soltanto all’inizio.
L’industria nazionale reggerà all’urto? Forse occorrerà stringere delle alleanze, forse bisognerà cambiare strategie, in ogni caso non sarà per nulla facile resistere alla nuova concorrenza asiatica. Come non lo fu quarant’anni fa. A quei tempi qualche imprenditore sbagliò tutto e scomparve, qualcun altro galleggiò alla meglio, ma ci fu anche chi trovò l’energia per crescere anche di più.
Oggi abbiamo imprenditori capaci e una visione politica? Questa è la domanda. Crediamo che la stampa di settore non abbia e non abbia mai avuto il potere di risolvere problemi così grandi. Anche se ci sarà sempre qualcuno che, nel caso, darà la colpa ai giornalisti