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Andrea Iannone, il pilota SBK del Team Go Eleven, si è raccontato a cuore aperto, offrendo uno spaccato della propria carriera tra infortuni, battaglie personali e il desiderio inesauribile di continuare a competere ai massimi livelli. Lo ha fatto in un episodio del podcast “Supernova”, condotto dal noto personaggio televisivo Alessandro Cattelan.
Il pilota italiano, reduce dalle fratture al terzo e al quarto dito del piede destro patite a Most, ha fatto il proprio ritorno in sella nei due giorni di test andati in scena il 27 e il 28 maggio a Misano. I suoi aneddoti sono partiti proprio ricordando alcuni degli infortuni più brutti che lui abbia subito nel corso della propria carriera motociclistica, e che stanno a testimoniare le tante battaglie che ogni pilota deve combattere oltre ai duelli in pista.
"Mi sono rotto quattro vertebre lombari nel 2007", ha raccontato. Poi, al rientro, "ho rotto il bacino". Ma la sfida più grande non è stata solo fisica, perché il pilota di Vasto a quel punto ha dovuto necessariamente stare lontano dalle corse, in modo da guarire completamente: “Sei obbligato a non abbatterti, perché pensi a quando tornerai in moto. Ricordo quel periodo passato in ospedale, ingessato, come uno dei più tremendi di tutta la mia vita”.
“Istintivamente impari a cadere, ma quando sali in sella non pensi che ti potrebbe succedere, anche se sai che potrebbero esserci conseguenze più gravi” ha continuato.
Un altro capitolo difficile è stato quello legato al doping. Iannone è stato trovato positivo a una sostanza, (il drostanolone), dopo aver consumato un pasto al Sepang International Circuit in Malesia, nel 2019, quando correva in MotoGP con l’Aprilia. Questa sostanza, ha spiegato, serve "a fare ingrossare i muscoli", quindi “assumendola diventi più pesante, hai meno ossigeno nel cervello e sei meno concentrato". Per lui, questo è "totalmente un controsenso perché, da pilota, devi avere un'ottima concentrazione, ottimi riflessi e un'ottima lucidità”. Inoltre, anche la stessa moto ne risentirebbe negativamente, soprattutto per quanto riguarda il consumo di benzina e gomme. All’epoca Iannone effettuò volontariamente i test del capello, prima e dopo l'episodio, per dimostrare la propria innocenza. Questi esami diedero un esito negativo. Nonostante tutto, oggi ha superato la vicenda: "È acqua passata, adesso sto bene e mi diverto. Sono tornato alle corse perché fare le gare è quello che mi piace".
Iannone è stato chiaro circa un eventuale ritorno in MotoGP: “Non ho mai pensato di tornarci”. Rispetto a quando era impegnato nella classe regina dei prototipi, “le moto sono cambiate in meglio, sono più fisiche e sono molto stabili grazie all’aerodinamica. Sono più facili da guidare rispetto ad una Superbike. Ma, ovviamente, saper essere veloci su una MotoGP è tutt’altro che semplice”.
A Iannone sono state presentate alcune coppie di piloti che corrono o hanno corso nel motomondiale: chi dei due vincerebbe a parità di moto, considerando la velocità pura?
“Dovizioso o Pedrosa? Pedrosa. Pedrosa o Bagnaia? Non saprei, appartengono a due generazioni troppo diverse. Pedrosa o Stoner? Stoner. Stoner o Lorenzo? Lorenzo. Lorenzo o Biaggi? Sono di due generazioni differenti. Lorenzo o Rossi? Rossi. Rossi o Marquez? Marquez. Marquez o Iannone? Iannone (sorride, ndr)”
Parlando del clima nel paddock, Iannone si è definito un pilota che sta nel suo. Mentre molti suoi avversari passano più tempo insieme, lui si è sempre allenato per lo più da solo, anche se “qualche volta sono stato al Motor Ranch da Valentino”. “Ho sempre avuto un buon rapporto più o meno con tutti", ha ammesso, aggiungendo di non aver mai discusso seriamente con nessuno. “Ma se chiedi ad Andrea Dovizioso ti dice che sono antipaticissimo", ha aggiunto con franchezza, legando questa sua percezione all’incidente avvenuto nel GP d’Argentina della MotoGP nel 2016, che li ha visti coinvolti entrambi dopo un tentativo di sorpasso proprio di Iannone.
È grazie al continuo e prezioso supporto familiare se Iannone è riuscito ad arrivare proprio in MotoGP prima e in Superbike poi, vale a dire ai più alti livelli del motociclismo agonistico mondiale. "Devo tutto quello che ho alla mia famiglia, è grazie a lei se sono diventato un pilota". Iannone ha ricordato il sacrificio del fratello maggiore, che correva prima di lui ma ha scelto il calcio quando i costi per mantenere le carriere motociclistiche di entrambi sono diventati proibitivi. "Mio fratello si è sacrificato. Ha scelto il pallone, io invece ho continuato con le moto". Anche nei momenti di insicurezza, "avere il supporto della famiglia è stato davvero fondamentale". Il padre lo ha sempre accompagnato e supportato, pur non essendo un esperto tecnico di guida.
Sin da bambino, come qualsiasi persona che sogna di diventare un pilota professionista, Iannone ha trascorso i suoi fine settimana tra una pista e l’altra, correndo di volta in volta con una moto sempre più grande: “Nel passaggio dalla 125cc alla Moto2, e dopo alla MotoGP, il fattore più difficile è stato abituarsi alla crescente velocità, perché tutto accade più rapidamente”. La vita in giro per gli autodromi è un qualcosa che "all’inizio mi piaceva di più, adesso la soffro un poco". La MotoGP permette, a suo dire, di visitare posti più belli e circuiti migliori rispetto alla Superbike, ma quest'ultima offre "molta più passione" e "molto più contatto con l'appassionato".
Prima di approdare nel campionato del mondo, “passavo il sabato sera in garage a modificare il motorino. Mi diverto a farlo, la mia passione vera è proprio quella di lavorare tecnicamente sulle moto”, anche se ha confidato che per muoversi in strada preferisce utilizzare lo scooter.
Parlando della propria carriera in SBK, Iannone ha definito le sue ultime due gare "un disastro", anche se la stagione era cominciata in maniera più che promettente, grazie ai due podi ottenuti nel round inaugurale in Australia. Ora però, complice anche l’ultimo doloroso infortunio di cui sopra, il pilota numero 29 si trova in una situazione "un po' complessa" in quanto corre in una squadra privata, il Team Go Eleven, e il livello dei suoi avversari è molto alto. In questo momento, ammette, "mi fermerei domani mattina". Ma il fuoco non è spento. Il suo grande obiettivo è "vincere un campionato del mondo di Superbike", l'unico sogno che gli manca da realizzare. “Credo che sia alla mia portata, ma serve una situazione che mi permetta di primeggiare". Se per l'anno prossimo emergesse un'opportunità con una casa o un team ufficiale, avrebbe "voglia di continuare almeno altri 2 anni". Altrimenti si dedicherà all’imprenditoria edile ed alla ristorazione, due settori in cui ha già operato a Lugano e in Spagna.
“Mi piacerebbe poi stare in campagna e avere un trattore, dei figli con Elodie. Lei è una persona molto entusiasta e volenterosa, rappresenta uno stimolo per me”.
Sul proprio modo di vivere il mestiere da pilota, Iannone ha detto: “Non penso mai a come potrebbe andare un weekend di gara prima di affrontarlo, perché spesso non va come da previsioni. Io sono molto istintivo, anche nel frenare in pista. Il mio riferimento è capire che sto esagerando, è allora che freno un po’ prima. Non faccio caso ai cartelli di segnalazione prima delle curve”. E su come gestisce i sorpassi: “Se sono secondo, vicino al primo, ed è in corso l’ultimo giro, allora devo provare a superarlo”.