Si conclude il Tembaine Desert Rally 2025: lacrime di gioia a Douz al termine della sesta tappa

Dopo oltre 400 km tra dune e pietraie in sei giorni, Braidot vince la Rally, Gambino conquista la Desert. Ma i veri vincitori sono tutti: "Le persone piangono dalla gioia", dice l'ideatore Bettini. Cerimonia solidale con defibrillatori e strumenti per l'autonomia delle donne tunisine
30 novembre 2025

Il Tembaine Desert Rally 2025 si è concluso oggi con un'ondata di emozioni difficili da contenere. Sei tappe, oltre 400 km tra dune, pietraie e paesaggi senza tempo, e una comunità di rider che ha dimostrato coraggio, resilienza e spirito di condivisione.

Il deserto, con la sua durezza e la sua poesia, ha messo a nudo ognuno di loro. E alla fine, quello che resta non è solo la fatica... ma la trasformazione.

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I vincitori: quando non te l'aspetti

Daniele Braidot (#141) ha conquistato la vittoria assoluta nella Categoria Rally con un misto di sorpresa e soddisfazione: "È stata un'esperienza completamente diversa da ciò a cui sono abituato, ma mi sono adattato in fretta e sono contentissimo del risultato. Questo evento è fantastico, e sono felice di averlo condiviso con Francesco. La vittoria generale non me l'aspettavo: non sapevo cosa mi avrebbe aspettato... ed è stato bellissimo."

Francesco Rento, suo compagno di avventura, ha vissuto un'emozione profonda: "Un'esperienza bellissima. Posti che non avevo mai visto, che ti mettono soggezione perché lì rimani tu e il deserto. Pedalare accanto a figure così importanti dello sport è un'emozione enorme."

Miguel Martinez (#17) ha pagato caro l'errore di navigazione dei primi giorni, ma ha chiuso in bellezza: "Oggi volevo vincere a tutti i costi: ho spinto e recuperato sei minuti. È l'ultima gara della stagione e ho dato tutto."

Categoria Desert: Gambino batte la sabbia

Nella Categoria Desert la vittoria finale è andata ad Alessandro Gambino (#8), che con autoironia ha commentato: "Rispetto all'anno scorso sono migliorato. Ma nella sabbia non c'è tecnica: vince sempre lei. Purtroppo da domani si torna alla realtà..."

Secondo posto per Angelo Guiducci, terzo per James Shirley, quello che ha raggiunto la Tunisia pedalando dalla Liguria e che ha stupito tutti con le sue prestazioni in gara.

Le voci dal cuore: quando il deserto ti cambia

Marco Melandri (#33) ha dato tutto nell'ultima tappa: "L'ultima tappa è stata bellissima. Ho provato a stare dietro a Piraz, poi nel sabbione sono esploso. Ma ben venga la fatica: sono i momenti più duri quelli che ricordi di più."

Mirko Pirazzoli (#17), responsabile tecnico e top rider, ha vissuto una doppia fatica: "È stata una doppia fatica: da rider e da responsabile tecnico. Un mix di emozioni in un'atmosfera nuova. Ho sempre visto la Dakar come un mito, e riuscire a ricreare lo spirito con la bici è una grande soddisfazione. C'è ancora tanto da fare, ma il deserto mi ha regalato emozioni immense."

Samuele Bernardini (#23) ha imparato la lezione più importante: "Il deserto ti insegna. Appena pensi di conoscerlo, ti frega. Abbiamo sofferto, ma è stato bellissimo. Il prossimo anno voglio arrivare più preparato."

Gioele Meoni (#112), figlio del leggendario Fabrizio, ha vissuto un orgoglio doppio: "Come sviluppatore dell'app Wipe Live, che ha funzionato benissimo, e come rider. È stata una gara molto sofferta: la gamba faceva male, ma rispondeva. Sono soddisfatto della mia prestazione."

Le storie di chi ha scoperto i propri limiti

Monica Straniero (#74), giornalista di Venerdì di Repubblica, ha vissuto la prova più estrema: "Un'esperienza estremamente dura. Non ero preparata abbastanza tecnicamente e ho concluso solo due tappe su sei. Il freddo, il deserto, la tenda... è stata la prova più estrema della mia vita."

Stefano Casiraghi (#43), alla prima esperienza assoluta, è già pronto a tornare: "Sono molto soddisfatto: combattere vicino ai professionisti è stato bellissimo. Ci vediamo l'anno prossimo."

Jader Giraldi (#100) ha colto l'essenza profonda dell'evento: "I partecipanti vedono la parte romantica del deserto: la libertà assoluta che solo qui puoi provare."

La cerimonia solidale: un ponte tra culture

A Douz, durante la serata conclusiva, si è tenuta una cerimonia solidale che ha commosso tutti i presenti. Sono stati consegnati due defibrillatori portatili all'ospedale di Douz, donati dalla direzione del Tembaine e affidati alle donne dell'associazione locale per supportare il loro futuro impegno sanitario.

Una macchina da cucire, una taglia e cuci e un ferro da stiro sono stati consegnati all'associazione che si occupa dei bambini autistici, per sostenere la formazione e l'autonomia economica delle donne del territorio.

Un gesto concreto che conferma che il Tembaine non è solo una gara, ma un ponte tra culture, persone e comunità.

Le lacrime dicono tutto

Alessandro Bettini, CEO del Tembaine Desert Rally, ha sintetizzato il significato dell'evento: "Sono molto soddisfatto. Le persone piangono dalla gioia: questo significa che abbiamo raggiunto l'obiettivo. Volevo che il Tembaine fosse una prova di resilienza fisica e mentale... e lo è stato. Gli occhi pieni di lacrime dicono tutto."

Il Tembaine Desert Rally 2025 si chiude con sorrisi, lacrime, abbracci e quella sensazione unica che il deserto sa lasciare: di aver vissuto qualcosa che ti cambia dentro.

Il motto dell'evento risuona più vero che mai: "Let the desert set you free."

Il Sahara saluta i suoi rider. Il Tembaine vi aspetta nel 2026, ma nei prossimi giorni qui su Moto.it pubblicheremo un video che ripercorre tutta questa prima storica edizione del primo rally nel deserto progettato appositamente per le e-bike.

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