Nico Cereghini: “Il fascino intramontabile delle moto classiche può ispirare il futuro?”

Nico Cereghini: “Il fascino intramontabile delle moto classiche può ispirare il futuro?”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
I tempi cambiano in fretta, sempre più in fretta: è difficile star dietro al progresso e alle novità, persino per molti giovani. Rischiamo di perdere quell’ondata di emozioni che la moto ha sempre saputo suscitare ed è un peccato. Cosa si può fare?
  • Nico Cereghini
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12 marzo 2024

Ciao a tutti! Nel dicembre 2022 in un editoriale come questo mi chiedevo come sarebbe stata la moto del futuro e, dopo una serie di ragionamenti più o meno lucidi, concludevo così: la moto del futuro sarà la moto d’epoca. Era un paradosso, naturalmente, e però numerosi lettori si erano trovati d’accordo.

Le moto d’epoca, le più classiche in particolare, piacciono sempre di più. Chi guarda la Honda Four degli anni Settanta - con quelle belle superfici metalliche splendidamente verniciate, il grande faro rotondo, i carter motore levigati, le alettature così geometriche dei quattro cilindri, i quattro scarichi separati- ne è affascinato anche se ha venti o trent’anni meno della moto e non ha partecipato alla festa collettiva di quel periodo d’oro.

Non serve essere anziani e avere la testa grigia per restare stregati dalle più classiche moto d’epoca. Lo stesso accade a chi si trova davanti a una Kawasaki Z1 900 o alla Ducati Super Sport 750, a una Yamaha XT o a una Gilera KZ. Spesso incontro appassionati, anche giovani, che si concentrano su un solo modello e ne collezionano tanti: Suzuki 380, Yamaha RD 350, Honda CB 450, Cagiva Mito...

Preciso che ho sempre amato le moto moderne più di quelle antiche o vecchie, e non ho cambiato preferenze. Sono professionalmente nato tester, “esploratore” delle novità per le testate specializzate, e del resto cosa potevano dirci i modelli degli anni Cinquanta o Sessanta, la Gilera 300 o il Galletto, quando, ventenni, scoprivamo ad ogni stagione i capolavori tecnici e stilistici degli anni Settanta e poi Ottanta? Però succede che recentemente mi sto dedicando al ripescaggio di grandi classici come la Kawasaki 500 Mach 3 e la Honda CB 750 Four, altri video ho in programma e l’entusiasmo dei lettori mi contagia.

E’ vero, da una parte la popolazione motociclistica invecchia ed è umano rimpiangere gli anni della nostra gioventù e i suoi simboli, ma forse c’è di più. Forse inizia a pesare il fatto che in tutti i settori le cose cambiano sempre più in fretta, anche troppo in fretta. A star dietro al progresso, alla marea di novità che appaiono ogni giorno, ci si perde. Non soltanto gli anziani: anche alcuni tra i giovani oggi si sentono inadeguati.

Le moto attuali più desiderate sono sempre più evolute, raffinate, potenti, sicure ed è bellissimo, molti motociclisti appassionati di tecnologia e prestazioni sono gratificati come mai è avvenuto in passato. Ma ci sono tante cose che non quadrano e spengono gli entusiasmi: le moto più ambìte hanno un livello prestazionale sproporzionato alla circolazione e alla stessa società, i costi pure lo sono.

Certamente non mancano le proposte più economiche e più concrete, anche perché a comandare il mercato sono sempre di più i Paesi asiatici, ma di quell’ondata di emozioni che la moto sapeva suscitare in tutti noi resta poco ed è un grande peccato. Forse, la butto lì, la moto del futuro deve guardare di più al passato? Che ne pensate?

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