La Honda CBX1000, un po' Aprilia MotoGP, di Jorge "Aspar" Martinez

Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
Il quattro volte campione del mondo spagnolo, affermato team manager nel motomondiale, si è fatto costruire questa special da Bolt Motor: base di partenza una Honda CBX 1000 a sei cilindri del 1981
  • Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
22 febbraio 2022

La Honda CBX 1000 è stata una straordinaria sei cilindri bialbero e 24 valvole costruita fra il 1978 e il 1982 (nel 1981 venne realizzata la versione Pro Link); a capo del progetto c'era Soichiro Irimajiri.
L'ingegnere giapponese aveva lavorato in precedenza alle Honda da GP a cinque e sei cilindri con le quali Luigi Taveri e Mike Hailwood si erano laureati campioni del mondo nel 1966 e nel 1967.

Il fascino e la storia di quel modello sono stati alla base della scelta di Jorge “Aspar” Martinez per ottenerne una special.

Martinez, nato a Valencia 59 anni fa, è stato campione del mondo delle piccole cilindrate negli anni Ottanta, tre volte con la Derbi 80 (dall'86 all'88) e una volta con al Derbi 125, sempre nel 1988.
Una volta smesso di correre, nel 1997, Martinez è rimasto nel mondo delle competizioni guidando l'Aspar Racing Team che aveva fondato nel 1992 quando ancora era un pilota.
Come team manager e con le 125 Aprilia ha vinto quattro titoli mondiali: con Alvaro Bautista nel 2006, Gabor Talmacsi nel 2007, Julian Simon nel 2009 e Nico Terol nel 2011. A questi si aggiunge un quinto mondiale, stavolta in Moto3 con da Albert Arenas nel 2020.

Jorge “Aspar” si è rivolto agli specialisti di Bolt Motor Co., officina che ha sede a Valencia ed è legata a Campos Racing, la squadra fondata dallo scomparso ex pilota di Formula 1 Adrian Campos che è schierata nei campionati del mondo GP2, GP3 e Formula 3.

Motor Bolt è specializzata in riparazioni di moto classiche e in personalizzazioni, ma per la CBX 1000 di Martinez – datata 1981 - in questa occasione ha potuto attingere a una serie di componenti e parti di ricambio utilizzati nei campionati MotoGP, ricavandone così un singolare connubio fra storia e attualità.

Il motore a sei cilindri con raffreddamento ad aria (fra le particolarità di allora c'e anche l'alternatore posto dietro alla bancata dei cilindri per contenere la larghezza del basamento) è stato attentamente revisionato, ma lasciato nella configurazione originale che all'epoca lo accreditava della potenza di 105 cavalli a 9.000 giri.

Al primo sguardo risaltano naturalmente i sei silenziatori di scarico, artigianali, e la verniciatura blu delle monoposto Red Bull e con i motivi grafici della bandiera a scacchi, ma sono nella ciclistica le modifiche più interessanti.

La forcella Ohlins e le ruote in magnesio forgiato arrivano da una Aprilia MotoGP, e da corsa sono anche le pinze Brembo completate da tubazioni Goodridge.
Montare il forcellone di una Aprilia MotoGP nel telaio originale ha richiesto un certo lavoro, ma alla fine ha funzionato tutto perfettamente; il telaietto posteriore è stato rifatto e rimpicciolito per avere una coda più sportiva, che lascia però lo spazio per il passeggero: sulla moto sono infatti montate anche le pedane per il secondo e il codino può essere tolto velocemente.

Se il serbatoio è restato quello di serie, molto caratterizzante di suo, l'impianto elettrico è stato ricostruito e ci sono comandi, interruttor, fanale e strumento dal catalogo Motogadget.

Il risultato finale convince e ci piacerebbe proprio sentire la voce di quei sei tromboncini...

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