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Il panorama delle special giapponesi ci ha abituati a creazioni che sfidano i limiti dell’immaginazione, ma quanto presentato da Custom Works Zon al Yokohama Hot Rod Custom Show 2025 sposta l'asticella ancora più in alto. La nuova nata dell’officina di Yuichi Yoshizawa è stata battezzata Vita, un nome che evoca energia e movimento per quella che può essere definita a tutti gli effetti una scultura su ruote, capace di coniugare un'ingegneria estrema con una ricercatezza materica quasi primordiale.
L’elemento che cattura immediatamente l’attenzione e lascia sbalorditi gli appassionati è la scelta propulsiva. Yoshizawa non si è accontentato del generoso bicilindrico della Royal Enfield Classic 650, ma ha deciso di raddoppiare la scommessa accoppiando due di questi motori in tandem. Questa complessa operazione meccanica ha trasformato la moto in una powerhouse a quattro cilindri disposti uno dietro l’altro, richiedendo una serie di importanti modifiche strutturali. Per accorciare il passo e rendere l’insieme armonioso, il motore anteriore è stato privato della scatola del cambio e il carter è stato pesantemente rimaneggiato, permettendo di avvicinarlo il più possibile all'unità posteriore. La sincronizzazione tra i due blocchi, uniti da una catena e da un sofisticato sistema di ingranaggi primari, è gestita da un'unica centralina elettronica che assicura una risposta fluida e coordinata.
Ma Vita non è solo un prodigio di meccanica, è anche un inno alla purezza dei materiali. La scelta stilistica di Yoshizawa è stata radicale: nessuna goccia di vernice copre le superfici della moto. Ogni componente esterno celebra la natura cruda dell’acciaio e dell’alluminio, quest’ultimo utilizzato per il serbatoio interamente modellato a mano con linee che sembrano scolpite dal vento. A rompere la freddezza del metallo intervengono dettagli in legno di mogano, realizzati in collaborazione con l’ebanista Hanafusa Heritage Carving, che donano al mezzo un’eleganza d’altri tempi, quasi fosse un motoscafo d'epoca prestato all'asfalto.
La cura per il dettaglio raggiunge il suo apice nella leva del cambio, un pezzo unico forgiato a mano in acciaio di Damasco. Per realizzarlo, Yoshizawa ha visitato il laboratorio di un maestro spadaio giapponese, apprendendo le tecniche di forgiatura delle katana per poi applicarle personalmente alla sua creatura. Questa attenzione maniacale si riflette anche nella ciclistica, con il telaio progettato con sezioni inferiori smontabili per facilitare la manutenzione del mastodontico doppio motore. Le proporzioni imponenti sono accentuate da una ruota anteriore da ben 26 pollici abbinata a una posteriore da 18, una scelta che conferisce alla moto una presenza scenica decisamente aggressiva.
In un'epoca dominata dalla plastica e dalla produzione in serie, la Vita di Custom Works Zon ci ricorda che il motociclismo può ancora essere una forma d'arte pura. Ogni componente, dai freni Performance Machine fino ai dischi Hot Dock, è stato integrato in un design che non scende a compromessi tra estetica e funzionalità.