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Una data cerchiata in rosso sul calendario: 19 agosto. È questa la scadenza ultima che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha per pubblicare il decreto attuativo che permetterà agli enti locali di avviare il censimento degli autovelox. In caso contrario, dal 18 ottobre prossimo, tutti i dispositivi di rilevazione della velocità installati lungo le strade italiane rischiano lo spegnimento totale.
L'allarme arriva dal Codacons, che denuncia una "situazione paradossale" determinata da ritardi burocratici e normative complesse. La questione trae origine dal Decreto Infrastrutture (legge n. 105/2025), entrato in vigore il 20 luglio scorso, che stabilisce nuove regole per garantire maggiore trasparenza nell'utilizzo degli apparecchi di controllo della velocità.
La normativa impone a Comuni, Province e Regioni di censire e comunicare al MIT tutti i dispositivi autovelox presenti sui rispettivi territori. Non si tratta di una semplice mappatura: gli enti devono fornire la localizzazione esatta, i dati tecnici di ogni apparecchio e, soprattutto, le informazioni relative alla conformità, al modello e all'omologazione.
Il decreto è chiaro: questa comunicazione rappresenta "condizione necessaria ai fini del legittimo utilizzo delle apparecchiature". In altre parole, chi non fornirà i dati non potrà più utilizzare gli autovelox sul proprio territorio. Un obbligo che, paradossalmente, al momento risulta impossibile da adempiere.
Il problema è tutto burocratico: manca infatti il decreto attuativo del MIT che dovrebbe fornire agli enti locali il modulo digitale indispensabile per comunicare i dati richiesti. Questo documento doveva essere adottato entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge, ovvero entro il 19 agosto. Successivamente, gli enti locali avranno 60 giorni di tempo per trasmettere tutte le informazioni richieste.
La situazione attuale affonda le radici in una controversia che si protrae ormai da 16 mesi. Il punto di svolta è arrivato nell'aprile 2024, quando la Cassazione ha stabilito la nullità delle multe elevate dagli apparecchi approvati ma non omologati. Una sentenza che ha gettato nel caos l'intero sistema di controllo della velocità su strada.
"Una situazione assurda e paradossale", attacca il Codacons, "perché in assenza del decreto attuativo del MIT, a partire dal prossimo 18 ottobre tutti gli autovelox installati in Italia, indipendentemente dall'omologazione, dovranno essere disattivati per volere dello stesso Ministero".
Le conseguenze potrebbero essere drammatiche non solo per gli utenti della strada, ma anche per la sicurezza stradale e le casse degli enti locali. Secondo le stime elaborate dal sito specializzato Scdb.info, gli autovelox fissi e mobili installati lungo le strade italiane sarebbero oggi 10.202. Dispositivi che garantiscono agli enti locali, solo nelle principali 20 città italiane, incassi per oltre 62 milioni di euro.
I dati forniti dal Codacons dipingono un quadro preoccupante dello stato dell'arte degli autovelox italiani. Il 59,4% dei dispositivi fissi risulta validato prima del 2017, data che rappresenta uno spartiacque fondamentale in tema di omologazione. La situazione è ancora più critica per gli autovelox mobili, dove la percentuale sale al 67,2%.
Questa estate, con milioni di italiani in viaggio verso le località di villeggiatura, il rischio è concreto: gli utenti della strada multati da dispositivi non conformi potrebbero dare vita a "una valanga di ricorsi", come avverte il Codacons.
Il MIT, guidato da Matteo Salvini, ha fatto sapere che entro settembre sarà operativa sul sito istituzionale del ministero un'applicazione dedicata agli enti locali. Il dicastero inquadra l'operazione come "una straordinaria operazione verità, anche alla luce della totale mancanza di mappature precise degli autovelox".
L'obiettivo dichiarato è "garantire esclusivamente l'efficacia dei dispositivi che aumentano la sicurezza stradale". Il vicepremier ha chiarito che "non saranno tollerati i dispositivi fuori norma o utili più a fare cassa che a prevenire comportamenti scorretti alla guida".
Parallelamente alla questione del censimento, dal 12 giugno 2025 sono entrate in vigore le nuove disposizioni introdotte dal decreto del MIT del 2024. Le amministrazioni locali hanno dovuto adeguarsi a regole più stringenti: i tratti di strada dove utilizzare gli autovelox devono essere individuati con provvedimento del prefetto e segnalati almeno 1 chilometro prima fuori dei centri abitati.
La normativa fissa anche la distanza minima tra un dispositivo e l'altro, variabile per tipo di strada, per evitare la proliferazione selvaggia. Inoltre, vieta l'utilizzo dove il limite di velocità risulti eccessivamente ridotto: sotto i 50 km/h nelle strade urbane, o con riduzioni superiori ai 20 km/h rispetto ai limiti standard sulle extraurbane.
I prossimi giorni saranno quindi cruciali per il futuro prossimo degli autovelox. Se il MIT rispetterà la scadenza del 19 agosto, gli enti locali avranno due mesi per completare il censimento, evitando così il temuto spegnimento di ottobre. In caso contrario, l'Italia si troverebbe di fronte a uno scenario assurdo: migliaia di chilometri di strade senza controllo automatico della velocità.
Una situazione che potrebbe avere ripercussioni significative sulla sicurezza stradale, proprio mentre il dibattito sull'efficacia degli autovelox come strumento di prevenzione continua a dividere opinione pubblica ed esperti del settore.