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Il nuovo Codice della Strada, in vigore dal 14 dicembre 2024, sta creando non poche discussioni tra motociclisti, operatori del settore e in generali tutti gli utenti della strada.
Abbiamo deciso quindi di fare due chiacchiere con chi la strada la conosce davvero: il comandante della Polizia locale di Bagno a Ripoli, Filippo Fusi, e l'avvocato Lorenzo Franco, entrambi motociclisti appassionati oltre che professionisti. L'obiettivo? Capire cosa cambia veramente per noi motociclisti e quali sono quelle zone d'ombra di cui nessuno parla, almeno fino all'arrivo del rinnovamento completo del Codice della Strada previsto per i primi mesi del 2026.
Rinnovamento completo? Sì, avete letto bene, sembra che la modifica al testo Codice della Strada sia stata solo una fase preliminare di quella che - probabilmente - diventerà la riforma definitiva del Codice della Strada. E questa è una news.
Una delle novità più interessanti per chi va in moto è il riconoscimento ufficiale dei motociclisti come "categoria debole" della strada. No, non è solo una questione terminologica. Questo status, che ci mette sullo stesso piano di pedoni e ciclisti, ha risvolti pratici interessanti e importanti.
Per prima cosa, i comuni potranno finalmente accedere ai fondi europei specificamente destinati alla protezione delle categorie deboli. Tradotto in pratica? Soldi per sistemare l'asfalto dissestato, installare segnaletica più visibile per chi va in moto, e migliorare l'aderenza del fondo stradale. Pensate alle piste ciclabili o agli attraversamenti pedonali rialzati: sono stati realizzati principalmente con questi fondi. Ora tocca a noi, almeno in teoria...
Ma c'è di più: questa classificazione apre la strada anche a class action e azioni legali collettive per spingere le amministrazioni a intervenire. Se il tuo comune non richiede questi finanziamenti, potrai fargli pressione per ottenerli. E in caso di incidente, la nuova classificazione garantirà tutele maggiori in tribunale, proprio come avviene per i pedoni. Un esempio pratico? Così come un automobilista deve prevedere l'attraversamento improvviso di un pedone, in futuro potrebbe doversi fare carico di maggiori responsabilità anche nei confronti dei motociclisti.
Se la tutela dei motociclisti come categoria debole è la buona notizia, i controlli salivari rappresentano la grande incognita del nuovo Codice. Il cambiamento è sostanziale: prima veniva punito chi guidava sotto l'effetto di stupefacenti, ora invece basta aver assunto sostanze in passato per rischiare sanzioni pesantissime.
Il problema è che questa norma manca di precisione e chiarezza. Non definisce quali comportamenti siano effettivamente pericolosi, né quanto tempo debba passare dall'assunzione. Addirittura molti esperti legali la ritengono a rischio incostituzionalità per la mancanza di tipicità e offensività che ogni norma penale dovrebbe avere.
Sul piano pratico, poi, la situazione è ancora più confusa. Le forze dell'ordine dispongono di due strumentazioni principali per i test: il DrugWhipe 5S e il SoToxa. Il primo rileva cinque sostanze (oppioidi, cocaina, THC, metanfetamine e MDMA), mentre il secondo aggiunge anche le benzodiazepine. Ma il problema non è solo cosa rilevano, ma come lo fanno: le soglie di sensibilità sono completamente diverse. Vuol dire che potresti risultare positivo con un dispositivo e negativo con l'altro.
E non è finita qui: al momento mancano decreti attuativi che indichino proceduralmente come usare questi strumenti. Per questo le forze dell'ordine li stanno utilizzando con grande cautela. Cosa succede se ti fermano? In caso di sospetto, possono ritirarti la patente cautelarmente per 10 giorni, in attesa delle analisi del sangue - le uniche davvero probatorie. E qui si apre un altro problema: i metaboliti attivi delle sostanze rimangono nel sangue solo per 48 ore, mentre nelle urine (test preliminare) possono restare molto più a lungo.
Il rischio è evidente, se ti ferma un agente particolarmente zelante, potresti vederti sospesa la patente anche per un semplice sospetto, senza possibilità immediata di difesa. Un'enorme compressione del diritto alla difesa che lascia troppo spazio alla discrezionalità secondo i nostri esperti.
Il problema dell'omologazione degli autovelox resta immutato: l'omologazione è ancora un requisito necessario secondo la Cassazione (sentenza di aprile 2024), ma non esistono autovelox con strumentazioni realmente omologate perché manca il regolamento che specifichi come omologarli.
C'era inizialmente una versione della riforma che introduceva la disgiunzione "approvate o omologate", ma questa modifica si applica solo ad altri tipi di rilevazioni (come i semafori rossi), non agli eccessi di velocità. Quindi continuano a esserci ampi margini per i ricorsi.
Anche sulla questione telecamere di sorveglianza c'è stata molta confusione mediatica. Si era diffusa la notizia che qualsiasi telecamera potesse essere usata per rilevare infrazioni e sanzionare motociclisti e automobilista. La realtà è ben diversa: nessuna delle telecamere attualmente installate può avere doppia funzione (sorveglianza e sanzionatoria) perché mancano le direttive che ne definiscano i requisiti tecnici. Se un comune utilizzasse le attuali telecamere per multare, si esporrebbe agli stessi problemi legali degli autovelox non omologati.
Le modifiche al Codice della Strada che stiamo vedendo sono solo l'antipasto di una riforma ben più ampia prevista per il 2026. L'obiettivo attuale, secondo gli esperti, sembra essere più quello di "testare la reazione degli utenti" e far metabolizzare gradualmente i cambiamenti, piuttosto che rivoluzionare davvero la circolazione stradale.
Gli effetti principali finora sono stati soprattutto di tipo mediatico. La campagna informativa, pur facendo molta confusione, ha comunque generato maggiore attenzione da parte degli utenti della strada. Anche l'aumento delle sanzioni rilevate non dipende tanto dalle nuove norme, quanto dall'incremento dei controlli e dalla maggiore facilità di ritiro delle patenti, un dato che andrebbe evidenziato nei vari report pubblicati. Un aspetto interessante è poi che le risorse a disposizione delle forze dell'ordine sono rimaste le stesse. Il messaggio è chiaro: con il nuovo Codice non sono aumentati gli agenti in strada, solo gli strumenti a loro disposizione.
Nel frattempo, in attesa dei decreti attuativi e della grande riforma del 2026, il consiglio è di rimanere informati sulle evoluzioni normative. Le zone d'ombra sono ancora molte, ma la direzione sembra essere quella di una maggiore attenzione alla sicurezza di tutti gli utenti della strada, compresi - finalmente - noi motociclisti.
Con il Comandante Filippo Fusi e l'Avvocato Lorenzo Franco.
Luogo di registrazione: Quartiere Moto, Firenze.