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Nel mondo delle moto - e più in generale in tutto quello dei trasporti - la questione autovelox assume sfumature particolarmente delicate. I motociclisti, da sempre più esposti ai controlli per la natura stessa del mezzo, potrebbero trovarsi davanti a uno scenario paradossale: una mappa che, invece di semplificare la vita, potrebbe complicarla ulteriormente.
La proposta normativa prevede che entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge, ogni Comune italiano completi il censimento di tutti i dispositivi di rilevazione. Non solo gli autovelox fissi, ma anche tutor, semafori intelligenti, Scout Speed montati sui veicoli della polizia locale e gli autovelox mobili. Un universo di oltre 11.000 dispositivi che, secondo le stime, rappresentano circa il 10% del totale mondiale.
Ma qui sorge il primo interrogativo: quanto sarà realmente utile conoscere la posizione di un autovelox mobile? E soprattutto, per i motociclisti abituati a percorrere strade secondarie e percorsi alternativi, questa mappatura coprirà davvero tutte le arterie frequentate dalle due ruote?
Il vero punto dolente rimane quello delle omologazioni. La mappa potrebbe diventare involontariamente uno strumento di controllo che evidenzia le falle del sistema. Come sottolineato da una sentenza della Corte di Cassazione del 2024, una multa è legittima solo se l'autovelox è stato omologato e non semplicemente approvato dal Ministero. La differenza è sostanziale: l'omologazione richiede test rigorosi che garantiscono precisione e conformità normativa.
Il decreto introduce regole più severe per la segnalazione preventiva: cartelli visibili a 200 metri sulle strade extraurbane e 75 metri su quelle urbane, eliminando le ambigue diciture "controllo elettronico della velocità" quando non accompagnate da indicazioni specifiche.
Tuttavia, rimane il dubbio sull'applicazione pratica. Le amministrazioni locali avranno davvero le risorse per adeguare tutta la segnaletica esistente? E cosa succederà nei casi di non conformità? Il rischio è che si crei un ulteriore livello di burocrazia che, invece di semplificare, complichi ancora di più la situazione.
Il confronto con le attuali soluzioni private è inevitabile. Google Maps (app di navigazione tra le tante) ha già introdotto la segnalazione degli autovelox in Italia, ma la copertura rimane parziale e gli aggiornamenti non sempre tempestivi. Il sistema riesce a individuare gli autovelox fissi ma non quelli mobili, come i telelaser utilizzati dalla Polizia Stradale.
La mappa ministeriale promette aggiornamenti in tempo reale e filtri intelligenti per località e tipologia. Ma riuscirà davvero a competere con l'agilità delle app private? E soprattutto, sarà in grado di tracciare i dispositivi mobili che rappresentano la vera incognita?
La mappa nazionale degli autovelox si presenta come un tentativo di fare ordine in un sistema che, negli anni, ha mostrato evidenti criticità. Per i motociclisti, potrebbe rappresentare uno strumento utile per una guida più consapevole. In questo contesto la mappa ufficiale diventa una sorta di "garanzia" per il cittadino. Per esempio qualora un dispositivo non risulti inserito nella banca dati pubblica del Ministero - e quindi nella mappa ufficiale - qualsiasi contestazione potrebbe essere sollevata con concrete possibilità successo.
Tuttavia, persistono dubbi significativi sull'efficacia pratica dell'iniziativa. Tra tempistiche di aggiornamento, copertura dei dispositivi mobili e questioni irrisolte sulle omologazioni, il rischio è che si trasformi in un ulteriore livello di complessità burocratica anziché nella tanto auspicata semplificazione.
Il verdetto finale spetterà ai fatti: solo quando la mappa sarà operativa sarà possibile valutare se rappresenterà davvero una rivoluzione nel rapporto tra Stato e utenti della strada, o se rimarrà l'ennesimo miraggio digitale in un panorama normativo già fin troppo frammentato.
Voi cosa ne pensate?
Fonte: Virgilio Motori
Immagine: ANSA/FIN