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La Suprema Corte di Cassazione ha creato un vero e proprio cortocircuito giuridico con due ordinanze gemelle che rischiano di trasformare ogni multa da autovelox in una roulette russa per gli automobilisti e motociclisti italiani. Due pronunciamenti, firmati nello stesso giorno dalla stessa sezione e con il medesimo relatore, che però disegnano scenari processuali radicalmente diversi.
La vicenda parte da un dato di fatto: nessun autovelox in Italia è formalmente omologato. Come spiega il professor Mauro Renna, ordinario di diritto amministrativo all'Università Cattolica di Milano: "Che gli autovelox in Italia non siano stati omologati secondo quanto previsto dagli articoli 45, comma 6, e 142, comma 6, del Codice della Strada è un fatto notorio e incontrovertibile".
Il problema nasce da un vuoto normativo di 33 anni: il decreto ministeriale che dovrebbe stabilire i criteri per l'omologazione non è mai stato adottato. Eppure, la sentenza 13997/2025 della Cassazione introduce una complicazione inedita per i cittadini.
Se da un lato la Corte ribadisce che serve l'omologazione degli autovelox per la validità delle sanzioni, dall'altro costringe i sanzionati a proporre ben due giudizi quando il verbale contiene false attestazioni sull'omologazione. "È un aggravio sproporzionato - commenta Renna - che va a colpire il cittadino per un'inadempienza originata dallo Stato stesso".
Il meccanismo è perverso: se il verbale della polizia municipale o stradale dichiara che l'autovelox è omologato, quella dichiarazione ha fede privilegiata. Per smentirla, il cittadino deve intentare una querela di falso, un'azione legale complessa e onerosa, prima di poter contestare la multa nel merito.
Le conseguenze pratiche stanno già emergendo sul territorio. Giordano Biserni, presidente dell'Associazione Amici della Polizia Stradale (Asaps), non usa mezzi termini: "Se è così, basta. Spegniamo tutto. Non si può aspettare che i comandanti della Stradale o della Municipale vengano condannati perché da 33 anni manca un decreto ministeriale".
Anche Luigi Altamura, comandante della Polizia Locale di Verona e referente Anci in Viabilità Italia, ha già preso contromisure: "Io ho già fatto eliminare dai nostri verbali la dizione 'omologato', ma siamo tutti sospesi perché continua a mancare il decreto ministeriale e così ogni nostra multa può essere sconfessata dai giudici".
La situazione assume contorni ancora più preoccupanti considerando le implicazioni economiche. Come avverte il Codacons: "I cittadini che per contestare la sanzione dovranno affrontare spese di giudizio, potranno rivalersi sulla pubblica amministrazione e chiedere il rimborso dei costi sostenuti". Un scenario che, secondo il presidente Carlo Rienzi, "genererebbe danni erariali enormi e aprirebbe la strada all'intervento della Corte dei Conti".
La questione è ancora più paradossale considerando che il governo aveva preparato una bozza di decreto sul tema autovelox, inviata a Bruxelles, ma poi ritirata dopo le polemiche seguite all'anticipazione giornalistica. La senatrice Raffaella Paita (Italia Viva) denuncia: "Da oltre due anni si susseguono annunci sull'adozione dei decreti attuativi in materia. Una situazione paradossale, visto che il tema è allo studio del MIT da almeno due anni".
Il dilemma è drammatico: da un lato la necessità di controlli efficaci sulla velocità - con l'ultimo weekend che si è chiuso con 37 vittime sulle strade italiane, record negativo del 2025 - dall'altro l'esigenza di rispetto della legalità anche da parte dello Stato.
Come sottolinea Biserni: "L'obiettivo dell'autovelox non è multare, ma salvare vite evitando che si vada oltre i limiti di velocità". Ma il professor Renna conclude con una considerazione che suona come un monito: "La legalità vale per tutti. Anche per lo Stato".