Prado e il Motocross Americano: un debutto incolore ma proviamo ad andare oltre la classifica

Prado e il Motocross Americano: un debutto incolore ma proviamo ad andare oltre la classifica
Un minuto di distacco in entrambe le gare e ben 4 secondi e mezzo di gap nel giro di qualifica. E' già crisi?
26 maggio 2025

Fermi tutti. Prima di iniziare va fatta una premessa. Perchè ammiriamo i piloti? Perchè vincono? Perchè vanno veloci? Perchè ci emozionano? La risposta a tali domande sembra facile e scontata: sì. Prima ancora, però, noi ammiriamo i piloti perchè hanno coraggio. Hanno coraggio di osare. Di fare all-in quando serve. Di essere capaci di rischiare un salto o una staccata al limite quando noi comuni mortali non vediamo nemmeno la possibilità di un tale gesto tecnico. 
E' per questo che loro sono piloti e noi no.

E secondo noi, in particolar modo per me personalmente, Jorge Prado ha coraggio da vendere. O meglio un mix tra coraggio, fame di vittoria e voglia di non accontentarsi. Mai. Un mix altamente esplosivo. Una carica di dinamite pronta per essere fatta detonare ma... ma forse questo Sabato a Fox Raceway mancava l'addetto che in questi casi, dopo aver fatto il countdown, preme il pulsante rosso. Perchè il pulsante per far scoppiare qualcosa non può che non essere rosso. Giusto?

Concedetemi tale similitudine per sintetizzare il weekend appena concluso dello spagnolo che coincide anche con il suo debutto nel Pro Motocross americano. 

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Motocross è motocross. E invece no, perchè, seppur la forma e i colori delle moto siano quelli, parliamo di due cose ben distinte. E badate bene: non ho detto motocross e supercross ma motocross e motocross. E' così, è un dato di fatto. Il mondiale MXGP e il motocross USA sono due cose diverse. Cambia il format. Cambiano le piste. Cambia il modo in cui i tracciati vengono preparati. Cambiano le moto con cui si corre. Cambia tutto. 
In meglio? In peggio? Non è la domanda che ci poniamo oggi. Oggi constatiamo che cambia tutto. 

E quando sei quattro volte Campione del Mondo, di cui le ultime due back-to-back in MXGP, e quando hai di fronte a te una carriera "facile", di qui, in Europa, ma decidi di cambiare tutto allora devi essere coraggioso per davvero. E quando lo fai perchè ti manca lo stimolo e non per soldi bhe allora lì il coraggio si trasforma in gloria. 

Ma quanto è correlata la gloria al risultato?

6°. Jorge al suo debutto in America ha chiuso appena fuori dalla top5. C'è di che gioire o bisogna prepararsi ad una crisi? 
Il risultato, di per sé, non è ecclatante.

Se analizziamo le classifiche, poi, direi che non è un debutto che verrà ricordato negli anni.
4.4 secondi di gap dalla Pole Position, firmata da Jett Lawrence, e poi rispettivamente 58 e 55 secondi di distacco "portati a casa" nelle due manches. Distacchi che pesano come un macigno e che mentalmente, forse, hanno un peso specifico ancora maggiore. 

Ok ma Jett è Jett. Parliamo di un fenomeno che, nel caso specifico di Pala (Fox Raceway) può vantare una statistica che nessun altro pilota di qualsiasi sport motoristico detiene. Cose che nemmeno alla Play Station sono concepibili. Bhe magari su MX vs. ATV Reflex anche si. Pensate che l'australiano della Honda non solo ha vinto tutte le maches che ha corso nel tracciato californiano ma, udite udite, prendetevi un secondo per metabolizzare quello che state per leggere, ha condotto in testa tutti i giri di gara da lui compiuti in tale tracciato. Ok, potete rileggere, per capire davvero. Parliamo di Jett Lawrence. 
Forse - e qui mi costa caro scriverlo perchè devo tirare in ballo il mito della mia infanzia - nemmeno Ricky Carmichael era così bravo su una moto da cross. 

Ma se escludiamo lui, Prado come è andato rispetto a Tomac e a tutti gli altri? Il confronto regge leggermente di più ma non possiamo dire che sia andata bene. Vederlo nell'assoluta di giornata dietro a Plessinger e Justin Cooper, effettivamente, fa riflettere (seppur la prima gara del pilota della Yamaha sia stata fenomenale). 

Chiaramente confrontare la performance di Prado, alla sua prima esperienza negli outdoors, con quella di chi in America ci è nato o comunque cresciuto è una cosa non del tutto corretta. Lo sappiamo e ne prendiamo atto. Lo spagnolo, però, non era l'unico europeo in gara per la prima volta negli USA. Con lui dietro al cancelletto due vecchie conoscenze come Valentin Guillod e Benoit Paturel. Spinti verso l'esperienza americana senz'altro più per denaro rispetto a Prado ma comunque altrettanto coraggiosi.

Sicuramente molto più coraggiosi di chi sta qui in Europa e continua a schierarsi dietro al cancello weekend dopo weekend lamentandosi e basta.
Da prenderne atto. 

Ecco, se confrontiamo i distacchi che Jorge ha rifilato agli altri due europei a fine gara questo weekend con i gap dello scorso anno notiamo che le differenze ci sono. A favore, inaspettatamente, degli inseguitori. Per entrambi circa mezzo minuto, secondo più secondo meno, a fronte di un distacco, in media, della scorsa stagione, pari a 45-55 secondi per lo svizzero e molto molto più ampio per Paturel. 

E a questo punto la domanda sorge spontanea: che Prado non si trovi così a suo agio sulla KX450? O è solo questione di tempo?
E' anche vero che c'è un detto che recita che Roma non venne costruita in un giorno solo. E solo il futuro ci potrà dare delle risposte certe.
Quello su cui possiamo essere tutti d'accordo, per ora, è la grande dose di coraggio che ha dentro di sé Jorge Prado.