Africa Eco Race D2. En-plein Aprilia-Cerutti

Piero Batini
  • di Piero Batini
Il Rally-Raid perde René Metge. Sulla Tappa, pur apripista su una Speciale lunga e difficile, Cerutti scappa, va a vincere ancora e, così, l’Aprilia #111 prende il volo. Le Yamaha comunque a podio
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
3 gennaio 2024

M’Hamid, Marocco, 3 Gennaio 2024. È un giorno triste per il Rally-Raid e per Africa Eco Race. La scomparsa di René Metge rimbomba nel cuore della carovana. Perdiamo una delle figure chiave della Specialità, un Uomo, un Pilota e un Organizzatore speciale. Uno sportivo e un artista. Se mi permettete, tutto questo ma soprattutto un artista, un talento senza troppi simili in un mondo che già di per sé è davvero speciale. René Metge ha vinto 3 Dakar, partecipato con successo a sei 24 Ore di Le Mans. Per due anni è stato il condottiero della Parigi-Dakar, negli anni più difficili, tre volte ha vinto il Rally. Ha inventato Rally, creato Eventi straordinari, rigenerato corse in crisi profonda. È stato un simbolo e una concretezza senza eguali. Insieme a Hubert Auriol e Jean-Louis Schlesser, è stato il deus ex machina di Africa Eco Race, la Corsa che è l’espressione dell’amore per il Rally- Raid, che ne ha recuperato e che ne tramanda l’originalità. Un artista, dicevo. Capace di generare atmosfere speciali, di scegliere ambientazioni incomparabili, di scrivere le sceneggiature di episodi incredibili di questa passione. Capite bene perché ci mancherà, ogni giorno del Rally di tutti i Rally.

Nel Rally, in Africa Eco Race. Prova Speciale lunga. E questo si sapeva. Difficile, soprattutto molto dura. Fisicamente impegnativa. E questo non si sapeva. L’hanno scoperto i Piloti impegnati nella seconda Tappa di Africa Eco Race 2024, tra Bounedib e M’Hamid, 383 chilometri a cronometro. Nel menù, come dicono i francesi con immancabile enfasi, le dune di Merzouga. E questa è l’indicazione che, altrettanto immancabilmente, ispira inquietudine. Perché si sa, le Dune possono essere affrontate “di striscio”, e allora non c’è troppo da allarmarsi, o “di petto”, ovvero frontalmente, e allora sono dolori. Non sono stati dolori, ma un assaggio in un inferno di buche e di sassi su piste dure e veloci, spaccabraccia.

Insomma, due Tappe e si è già nel vivo del Rally. con una bella sorpresa, oggi una conferma. Jacopo Cerutti ha vinto ancora. Questo in un contesto particolare che non dava da pensare, quello nel quale il Pilota, avendo vinto la precedente prima Tappa, partiva per primo e automaticamente “si incaricava” di navigare anche per gli inseguitori, solitario in testa al convoglio. E qui viene l’esito che ha indubbiamente del clamoroso. Cerutti ha vinto, ha distanziato gli avversari diretti e portato l’Aprilia Tuareg 660 a galleggiare in testa alla Generale, chiaramente provvisoria ma da questo frangente significativa.

Sei minuti e 30 a Pol Tarres, secondo con la prima Yamaha Ténéré 700, e 8 minuti a Alessandro Botturi, terzo con la gemella cosiddetta di Iwata ma costruita in Europa e sviluppata in Italia. Tanto per essere chiari. E se qualcuno dovesse pensare che le bicilindriche procedono in pachidermico souplesse, 93 chilometri all’ora di media e le prime monocilindriche, Borne e Vaudier, a un’ora, potrebbero anche essere sufficienti per mettere chiarezza sul livello di competitività, delle nuove Moto e della corsa in generale.

Straordinario Nicola Dutto, arrivato con le braccia a pezzi ma impeccabile, anche sulle dune, Grande Giovanni Gritti, quinto con la nuova, bella Honda di Agazzi, forte Massimiliano Guerrini, Husqvarna Solarys, nei dieci. Encomiabile il debutto di Marco Aurelio Fontana. Magari in nottata salterà fuori qualche penalità (c’è molto rigore, soprattutto sulle velocità di attraversamento dei centri abitati in trasferimento), ma intento questo è il succo alla vigilia della terza Tappa, tra M’Hamid e Assa, bei 463 chilometri di Speciale nel totale di 523.

© Immagini Africa Eco Race, Alessio Corradini, Aprilia Racing, Yamaha Media, H-D, PB

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