Africa Eco Race. D1, Exploit Aprilia-Cerutti. “Si ai un buraco, no se lo come!”

Piero Batini
  • di Piero Batini
L’attacco di Jacopo Cerutti che regala a Aprilia la prima Tappa e la filosofia conservatrice Di Joan Pedrero. 173 KM di Speciale in un sontuoso scenario di grandi spazi. Le due Yamaha di Botturi e Tarres sul podio, e poi il primo bivacco
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
2 gennaio 2024

Boudenib, 2 Gennaio 2024. Giornata di gran daffare, dallo sbarco al primo bivacco. E giornata di grande clamore. Un lungo trasferimento, bello, introduttivo, e una corta Speciale, 173 chilometri, per distendersi, sgranchirsi e partire dopo la grande attesa. Ed è subito gara e Rally-Raid, nella su amplissima gamma di interpretazioni.

Da una parte, certo, c’è prima di tutti chi si prepara, costruisce e viene per vincere. Dall’altra la gran de maggioranza che ha fatto delle maratone del Deserto una sfida personale, e comunque una missione di mèta prima ancora che di selezione, di confronto.

Da una parte la grande sfida Aprilia-Yamaha che vede contrapporsi Jacopo Cerutti e Francesco Montanari a Alessandro Botturi e Pol Tarres, nel confronto che è lo strillo” di Africa Eco Race 2024. Dall’altra, per esempio, la sfida all’Africa di Joan Pedrero e la sua Harley-Davidson.

Ecco, sospendiamo la cronaca dell’entrata vincente di Aprilia al battesimo del Sahara per mano di Jacopo Cerutti, e raccontiamovi dell’impresa cui si è dedicato Joan Pedrero. Il “marcantonio” catalano è stato per anni il “portatore d’acqua”, il “mochilero” delle campagne vittoriose di Marc Coma.

Talvolta ha morso il freno e in altre, quando finalmente “libero” ha stupito e vinto (come nell’ultima edizione Mondiale del Sardegna Rally Race). Oggi la missione di Pedrero è portare al traguardo del Lago Rosa una Pan America completamente, assolutamente di serie. Al punto che monta le sue belle tubeless e non è stata alleggerita neanche delle pedane per il passeggero.

La Harley-Davidson in questione non è uno sviluppo in chiave racing, è la voglia di portare fino in fondo una grossa enduro così come è, come esce dalla Fabbrica e dalle vetrine. Per riuscirci Pedrero ha detto chiaramente che deve controllare ogni tipo di “furia” e misurare le sue capacità nell’aggiungervi quel grano salis necessario per fare la differenza. Insomma, se il road book dice pericolo o difficoltà 1, bisogna pensarla almeno di tipo 2, se è 2 nessun indugio, togliere il gas e passare con gli occhi bene aperti e con le… ridotte. Insomma, sempre tenere presente che “Si ai un buraco, no se lo come!”, “se c’è una buca”, una endurona grantourer con le ruote da 17 e 19 e con le sospensioni al massimo da sterrato, “non se la mangia”. Però, prima tappa, Pedrero è ottavo.

E veniamo al battesimo vittorioso dell’Aprilia Tuareg. Vero, ad aprire la pista era Alessandro Botturi, vero che la prima Speciale di un Rally-Raid non è tutto il Rally. ma anche vero che Jacopo Cerutti non era minimamente intenzionato a spingere, e vero infine che entrambe le Squadre devono prima di tutto verificare che tutto sia in perfetto ordine di… marcia. Così, in verità nessuno ha spinto al massimo.

Però la lunga volata, non difficile di terreno ma non facile di… navigazione, è venuta bene un po’ per tutti. Cerutti firma la prima vittoria di Aprilia, i Guareschi Brothers firmano il primo successo di GCorse in Africa. In questa speciale sessione di… autografi ci sono gli estremi dell’enfasi. Basta chiamare in causa la “storicità” incrociata dell’evento. In realtà a me sembra molto più avvincente il fatto che questo successo, che segue la “scaletta “impertinente del Transanatolia e del Motorally- Raid TT italiano, è un fantastico certificato di efficienza dell’intero sistema messo in piedi in tempi strettissimi e, appunto, arrivato al successo in tempi record. È questa, secondo noi, la migliore e avvincente verità della vittoria di Tappa di Cerutti.

E poi ci sono le Avventure di tutti, di Nicola Dutto, dei “Privatoni” del Solarys, della giapponesina stupenda e veloce, del Trofeo Rookie Acerbis. Avventure Africane di cui parleremo nel dettaglio nei giorni che seguiranno. Oggi, primo giorno di Africa Eco Race, e primo giorno in cui le redini del comando passano nelle mani di Anthony Schlesser, quel che conta è che il grande Rally-Raid ha finalmente aperto i suoi magnifici orizzonti alla gioia del correre il Deserto e raggiunto il primo bivacco, alle porte di Boudenib e del Grande Sud marocchino. E il giorno 2 porta, come tutti gli altri, a M’Hamid, sempre più a Sud, fino a Dakar! Vi salutiamo dall’Oasi dell’Avvebtura del Rekkam.

© Immagini Africa Eco Race, Alessio Corradini, Aprilia Racing, Yamaha Media, H-D, PB

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