Sardegna Rally Race. Coma vince le due speciali della 1° tappa e si insedia al comando

Piero Batini
  • di Piero Batini
Prima tappa bellissima e tremenda. Navigazione difficilissima, pioggia, vento e nebbia, poi torna il sole, e la natura non è mai stata così verde. Despres e Botturi inseguono | P. Batini
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2 giugno 2013

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Arborea, 1 Giugno. Finita la festa, alla quale i Piloti hanno “tirato tardi” tra arrivi, verifiche e prologo, il Sardegna Rally Race entra nel vivo della competizione e offre un programma del giorno “double face”. Antonello Chiara e il suo tracciatore, “Willi” Del Vecchio, avevano pensato ad una tappa di avvio relativamente soft, e avevano deciso per due speciali, 62 e 50 chilometri rispettivamente, al di sotto della media. Lunghi e panoramici trasferimenti, sì, ma test alla portata dei meno preparati, una sorta di prova d’appello, o di progressivo allineamento alle esigenze del Mondiale italiano. Questo senza fare i conti con il meteo, che ha finito per influire in misura consistente sullo sviluppo della prima tappa.

Terreno in perfette condizioni, se l’alternativa è la polvere della terra e del granito sollevato dal vento e dalle ruote, ma freddo al mattino, l’instancabile Maestrale e nebbia a mezzogiorno. Per contro la natura esplode i suoi colpi migliori, tutto è incredibilmente verde e gli scenari della Sardegna tolgono il fiato. Anche ai Piloti, che si ritrovano ad affrontare una prima giornata difficile e faticosissima. La navigazione, e i tratti di roccia più scivolosi, diventano la chiave della tappa. Il primo a partire è Alex Zanotti, “sfortunato” sedicesimo al prologo e primo dei condannati a non aver altra scelta che quella di aprire la pista. Il sanmarinese sbaglia poco, ma le piste sotto l’erba alta sono introvabili, e l’andatura ne risente.

Ben presto da dietro cominciano a bussare e a mettere la freccia, ed escono allo scoperto specialisti, campioni e fuoriclasse che, ripreso il comando delle operazioni, alzano il ritmo. La tappa si risolve a favore di Marc Coma, che vince entrambe le speciali e passa al comando della generale, decisamente provvisoria. Una gara d’attacco, come ormai è imposto dalle regole non scritte del successo nei grandi Rally, ma che in questo caso è favorita anche dal modificarsi dei parametri in gioco.

“Per la verità non volevo attaccare, non più di tanto. Ho scelto di partire indietro per lasciare agli altri l’”onore” di aprire la pista nella prima tappa, e mi sono proposto di confermare le mie traiettorie sulle tracce dei Piloti che mi precedevano. Alla fine sono stato aiutato anche da questo, ma non troppo. Ben presto, infatti, mi sono reso conto che le tracce davanti a me non portavano tutte nella stessa direzione, e mi sono trovato nella condizione delicata e un po’ snervante di scegliere quelle giuste. Così ho cambiato tattica, mi sono concentrato di nuovo esclusivamente sul mio road book e ho alzato il ritmo, rimanendo comunque in curva di sicurezza. In Sardegna è così, bello ma sempre potenzialmente delicato!”.


Se tutto fila liscio per il Campione catalano, sono in pochi a non recriminare almeno un po’ alle sue spalle. Non, però, Cyril Despres, che anzi appare più che soddisfatto, e vagamente sorpreso, e che insidia l’avversario di sempre con un minuto di ritardo. Il vincitore di cinque Dakar è salito appena un paio di volte sulla sua nuova moto e pare trovarcisi benissimo, anche se è naturale che dopo dieci anni e passa di KTM la Yamaha deve essere sembrata qualcosa di diverso.
 

“Diversa, certamente, ma non ci vuole molto a capire che non può essere altrimenti, perché bastano piccole misure per produrre sensazioni anche molto diverse. Telaio, motore, sospensioni, anche le misure del manubrio o l’altezza della sella. Direi che è stato un debutto sorprendente, i risultati parlano molto chiaramente. C’è da lavorare come sempre, ma sui dettagli, su aspetti che riguardano le regolazioni. E c’è da andare in moto. Sono contento, molto contento.”


“Sarei contento anch’io, se non fossi stato un “pollo” in un paio di occasioni di troppo –
Dice Alessandro Botturi, che con un quinto e un secondo è terzo assoluto alle spalle dei miti intramontabili della Dakar e del Mondiale Cross-Country – Mi sono lasciato beffare due volte dall’insicurezza e dalla distrazione. Ho creduto di aver sbagliato strada e sono tornato indietro, perdendo tempo, e poi sono caduto due volte allo stesso modo, scivolando all’improvviso sulle pietre bagnate. Nel complesso, però, considerando anche che quando sono arrivato qui non mi sentivo molto bene, direi che ci siamo!"


Il senso della prima Tappa del Sardegna Rally Race, “leggero” come un’affermazione impossibile in un clima di assoluta incertezza, è che il Rally di Bike Village è già caratterizzato da un grande equilibrio, dal contesto magnifico in cui si corre, e dallo spessore del confronto, impreziosito e reso estremamente attraente dal fatto che, ancora una volta, passata la Dakar bisogna aspettare la gara di casa nostra per rinnovare lo spettacolo degli Assi.

Per la verità una parte importante dello spessore dell’”SRR” deve essere attribuito all’importanza della sfida lanciata dai Piloti Italiani. Non è forse spettacolare vedere un Botturi su un podio così importante, o Uslenghi che alla veneranda età di non so quanti anni si permette di tenere a bada alle sue spalle gente che ho sfiorato o è salita sul podio più importante del Mondo? La coda di quelli che non si sono sottratti all’impegno con un Rally di riferimento per la propria parabola sportiva si allunga. Ecco Andrea Mancini, che di Mondiali ne ha fatti ben pochi ed è davanti al vincitore dello scorso anno, Jordi Viladoms, o Paolo Ceci, che sta giocando la partita con un piede fratturato, se la vede con Botturi e si lascia alle spalle Pedrero e Faria. Per inciso, tutti e tre i nostri migliori del momento, al pari dei mattatori del sesto Sardegna Rally Race all’”anticipo” della prima giornata, si lasciano alle spalle anche un Helder Rodrigues sorprendentemente in ritardo, e che è stato una della star maggiormente penalizzata dall’inizio con sorpresa del Rally.

Ma siamo, appunto, come dice anche il portoghese della Honda, solo al primo giorno.
 

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