Nico Cereghini: “Quella carezza di Davide Tardozzi rimette a posto le cose”

Nico Cereghini: “Quella carezza di Davide Tardozzi rimette a posto le cose”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Oggi tiriamo tutti un sospiro di sollievo: il peggio è passato, per Pecco Bagnaia torna il sereno. Dopo l’incidente abbiamo vissuto momenti di angoscia e la televisione ha saputo raccontare gli eventi con equilibrio, senza quella teatralità che spesso è sopra le righe
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
4 settembre 2023

Ciao a tutti! L’abbiamo scampata bella, domenica a Barcellona, e il primo pensiero va a Marco Simoncelli e ai piloti che, come lui, abbiamo perso per i tragici investimenti che purtroppo sono un’ombra nera del nostro sport. A mamma, papà e sorella del Sic va subito l’abbraccio, il nostro e quello di tutti coloro che non dimenticano. Proprio domenica, il 3 settembre, alla Cisa c’era il tradizionale raduno davanti al monumento che lo ricorda: è un raduno motociclistico sempre molto sentito.

Per un attimo, in quella esse che termina con la curva 2 del Montmelo, abbiamo tutti temuto il peggio e trattenuto il respiro. Qualche secondo dopo, quando il gruppo degli inseguitori è passato e il solo Binder non lo ha potuto evitare, abbiamo capito che Pecco poteva avere “soltanto” dei danni alle gambe. Ma quanto gravi? Una MotoGP che ti passa sopra agli arti, per giunta una MotoGP in frenata con tutto quel carico sulla ruota anteriore, potrebbe spaccare tutto.

Certamente Marco guardava giù, forse addirittura insieme al Grande Capo. Ed è andata bene. Una gran botta e contusioni e dolori, ma niente di rotto, niente di grave. E allora, il giorno dopo e a mente fredda, una mia considerazione che non è medica, ma riguarda piuttosto la comunicazione e lo spettacolo televisivo.

Nei lunghi minuti dopo l’incidente ho visto - anzi abbiamo visto tutti - delle immagini molto belle ed emozionanti. La sorella di Pecco impietrita dall’ansia e impegnata a comunicare con la famiglia lontana, la fidanzata di Pecco spaventata, angosciata nell’attesa di avere notizie. Emozioni difficili da trattenere, nelle quali leggevamo la nostra stessa ansia. E abbiamo visto Davide Tardozzi avvicinarsi alla ragazza e farle una carezza. Non vedevamo Davide in volto, ma quel gesto esprimeva in pieno una partecipazione sincera e delicata insieme.

Ecco, c’era bisogno di una immagine così. Oggi la televisione spesso si sofferma, indugia, insiste non sulle emozioni - che pure nel nostro sport sono tante - ma piuttosto sulla loro rappresentazione. Sono in tanti che lo avvertono: forse per il timore di perdere pathos lo si a va costruire, spostando sempre di più la cronaca verso il reality.

E’ un trend generale, non è colpa della televisione. Si chiama spettacolarizzazione. Ma quelle esagerate manifestazioni di gioia che quasi tutte le domeniche vediamo rappresentate nel garage della squadra che ha vinto il GP. E i sorrisi, le urla, i canti, le docce di prosecco che neanche avessero vinto lì per lì il campionato mondiale inseguito da vent’anni: alla lunga queste scene perdono la loro carica emotiva, stancano, sanno di teatro costruito a tavolino. Quella spontanea carezza di Tardozzi a Domizia rimette un po’ a posto le cose.

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