Laguna Seca: quando la gara mondiale incontra la festa di paese

Laguna Seca: quando la gara mondiale incontra la festa di paese
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Un viaggio per assistere alla MotoGP sullo spettacolare tracciato californiano ci offre la scusa per qualche riflessione su com’è e come forse dovrebbero essere le gare della MotoGP
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
26 luglio 2013

 A differenza del mondo patinato e un po’ asettico che viviamo nei Gran Premi europei, il Gran Premio degli Stati Uniti è più vicino ad una gara del mondiale cross – i top riders resteranno anche irraggiungibili, ma l’atmosfera che si respira in tutta la zona è quella della passione, del divertimento e dell’allegria. Iniziamo dal prezzo del biglietto prato – definito qui “general admission”, che parte dai 30 dollari per il solo venerdì fino agli 80 per tutti e tre i giorni – anche facendo finta di non considerare il cambio favorevole e lasciando una corrispondenza 1:1 fra euro e dollaro, tutto il weekend costa meno della sola domenica da noi.

Se poi volete trattarvi bene, la tribuna riservata vi costerà ben 20$ in più per la giornata della gara (curva 4 o curva 11). Ah, e i bambini al di sotto dei 12 anni entrano gratis se accompagnati da un adulto. Volete entrare nel paddock? Nessun problema, basta aggiungere al biglietto “ben” 50 dollari per tutto il weekend o, per la sola domenica, 25. Piangete pure, vi capiamo benissimo. Anche perché il programma, se pure orfano di Moto2 e Moto3 comprende anche la Superbike e Supersport AMA nonché una gara riservata alle moto elettriche - non avrete di che annoiarvi.

 

 

Una volta raggiunta Monterey – cittadina di 30.000 abitanti collocata giusto sulla Cabrillo Highway, la “1” – il problema è trovare una sistemazione perché la popolazione della zona durante il Gran Premio triplica letteralmente. Già da venerdì il traffico su tutte le strade della regione vede aumentare esponenzialmente la percentuale di moto, e il sabato tutta la zona si riempie letteralmente di mezzi a due ruote, in una simpatica commistione di generi che spaziano dalla cruiser più paciosa fino alla supersportiva pronto pista passando per la special riempita in ugual misura di parti cromate, accessori prestazionali, neon colorati e impianto stereo spaccavetri.

Un pubblico multicolore che si può ammirare sulla Cannery Row, strada che si snoda per la zona storica di Monterey piena di ristoranti e locali notturni, che il sabato sera prima della gara si riempie di moto sotto lo sguardo attento ma condiscendente delle forze dell’ordine. Fa quasi impressione vedere il motociclista di turno effettuare un burn-out sotto il naso di un granitico poliziotto californiano, attento solo a che nessuno si faccia del male. Forze dell’ordine e motociclisti, spesso un filo alticci, fraternizzano senza problemi. Certo, al momento di riprendere le chiavi per andare via meglio aver smaltito i fumi dell’alcol, altrimenti c’è il taxi. E la moto aspetterà fino alla mattina dopo.

 

Nel parcheggio strapieno non è raro ammirare pezzi pregiatissimi
Nel parcheggio strapieno non è raro ammirare pezzi pregiatissimi

La mattina della domenica arrivare in circuito è una rivelazione: la pista (a pochi chilometri da Monterey, verso l’interno) è letteralmente nascosta dalle colline circostanti. L’effetto ricorda un po’ l’arrivo al Mugello da Scarperia, quando l’impianto sembra apparire dal nulla; in questo caso il senso di straniamento viene amplificato dal multicolore spettacolo dei parcheggi pieni di auto e moto ai margini della pista – alcuni offerti dalle maggiori compagnie di assicurazioni, ve lo immaginate qui da noi? Le colline sono già piene di gente, organizzate nelle maniere più strane mentre vicinissimo al circuito, nella cosiddetta zona commerciale, c’è veramente di tutto.

Dal magliettaro fino alle strutture ufficiali delle Case e addirittura un ATM - il nostro Bancomat - portatile, attrezzato su un rimorchio, la zona pullula di rivenditori ed iniziative con tanta attenzione per i più piccoli, che dopotutto rappresentano i motociclisti di domani. Le biciclettine per girare su circuiti (asfalto o sterrato dipende solo dai vostri gusti) sono quasi endemiche; Yamaha si spinge oltre, insegnando a guidare ai bambini dai 2 ai 12 anni sulle minicross assieme agli istruttori che li prendono letteralmente per mano fino a che non hanno sufficiente confidenza per andare da soli.

Ogni Casa ha una sua tenda, una sua struttura, in cui espone tutte le proprie novità ed organizza attività di ogni genere come se invece che un Gran Premio si trattasse di un salone – la gara è considerata un’occasione per promuovere il prodotto ed avvicinare il pubblico, nel contesto di un avvenimento che tutti vedono come una festa. Basta guardarsi attorno e troverete un pub, ristorante o chioschetto con panche e tavoli come nelle feste di paese, dove è possibile mangiare senza svenarsi: a differenza che da noi il prezzo per un hamburger e un po’ di patatine una volta varcati i cancelli dell’autodromo non diventa magicamente pari a quello di un piatto di alta cucina in un ristorante del centro. E se anche a qualcuno può fare un po' specie, vedere gli stand di Esercito e Marines fare proseliti nel paddock (con tanto di sergente istruttore che vi "motiva" con un po' di trazioni alla sbarra...) a noi fa sorridere e pensare che questi qui - gli americani - in materia di marketing ed organizzazione degli eventi "stanno vent'anni avanti".

 

Immancabile la presenza femminile negli stand con scopo promozionale!
Immancabile la presenza femminile negli stand con scopo promozionale!

L’ambiente è sicuramente più ruspante che non da noi: lo stesso paddock è più vicino a quello di una gara di cross che non a quello a cui siamo abituati nei Mondiali di velocità. Scordatevi hospitality faraoniche e infrastrutture leccate: le uniche tende qui sono quelle dell’AMA, i piloti e le squadre lavorano nei container e la stessa sala stampa è un tendone allestito in qualche maniera. Ma è bello così, perché l’atmosfera è meno formale e più divertente. Un po’ come era una volta, quando le gare erano feste per tutti, dai partecipanti al pubblico.

Pochi minuti prima della gara, come avviene in ogni evento sportivo negli Stati Uniti, viene suonato l’inno nazionale – quest’anno il privilegio è toccato a Joe Satriani, per la delizia del pubblico – durante il quale tutti osservano un religioso silenzio e stanno a testa scoperta. E poco dopo i motori si accendono, infiammando lo spettacolo. Noi abbiamo avuto il privilegio di assistere dal Cavatappi, gustandoci in prima persona il sorpasso di Marquez su Rossi, e di godere il genuino entusiasmo con cui il pubblico ha festeggiato una manovra spettacolare e storica. Anche perché, giusto per inciso, le reti che separano il pubblico dalla pista sono alte si e no un metro e mezzo, invece che tre metri e passa come da noi.

 

 

Complice una quotazione del dollaro abbastanza contenuta, assistere al GP di Laguna Seca non è impossibile. Vi consigliamo, visto il periodo, di associare una vacanza al “pellegrinaggio”, perché la zona è piena di cose da vedere. San Francisco con tutte le sue attrazioni è a meno di due ore di strada; Los Angeles è molto più distante, ma offre un clima generalmente migliore e la possibilità di visitare diversi parchi naturali nel tragitto – viaggiando sulla “Cabrillo Highway” vedrete panorami mozzafiato e potrete gustarvi anche qualche bel tratto misto nella zona di Big Sur: diversi noleggi saranno ben felici di affidarvi un mezzo a due ruote per raggiungere la destinazione. Ricordatevi solo di prenotare con anticipo il pernottamento a Monterey – se vi trovate a cercare un alloggio a notte fonda non dite che non ve l’avevamo detto…

 

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