Nico Cereghini: “Dolore e gioia nella nostra passione”

Nico Cereghini: “Dolore e gioia nella nostra passione”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
A poche ore dall’assurda tragedia di Mosca, che è costata la vita di Andrea Antonelli, siamo passati alle risate di Laguna. Se accettiamo il nostro sport dobbiamo accettare anche questi enormi contrasti | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
23 luglio 2013

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Ciao a tutti! Una giornata tristissima come quella di domenica, funestata dall’incidente fatale al venticinquenne Andrea Antonelli in Supersport a Mosca, si è chiusa con la festa di Laguna Seca: abbracci e risate tra i duellanti Valentino Rossi e Marc Marquez. E naturalmente queste due immagini stridono, e fanno male, eppure in qualche modo stanno bene insieme. La sera, nel dopo gara di Italia 1, io stesso sono passato dal dolore della ricostruzione di Mosca alla gioia del podio californiano, in pochi minuti, sentendomi un po’ strano ma non disumano. Perché la verità è forse difficile da accettare ma è una sola: la nostra passione per la moto è superiore a tutto, e nulla, nemmeno la morte, la può sopprimere. Quando un pilota perde la vita, gli altri piloti sono capaci di comprendere a fondo il dramma, perché ne conoscono già ogni sfumatura fisica ed emotiva, e si sentono a pezzi; ma subito dopo sono pronti a rimontare in sella.

Quando un pilota perde la vita, gli altri piloti sono capaci di comprendere a fondo il dramma, perché ne conoscono già ogni sfumatura


Quella di Mosca è una doppia tragedia, perché Andrea è stato strappato ai suoi affetti e perché un altro ragazzo italiano, Lorenzo Zanetti, avrà per sempre un peso enorme sul cuore. Non ha colpe, la visibilità era scarsa e lui era impegnato e forse coperto da un altro pilota con cui stava lottando in un duello ravvicinato. E poi è quasi impossibile prevedere la dinamica del tamponamento sul dritto ad oltre duecento all’ora e tutte le sue conseguenze. Lorenzo e Andrea, due ragazzi molto intelligenti e simpatici, che ho conosciuto e per i quali ho fatto il tifo in questi ultimi anni. La mia solidarietà e il mio rispetto sono tutti per loro.

Ma capisco la gioia di Rossi e di Marquez a Laguna. Quel numero del giovane spagnolo al Cavatappi, il sorpasso su Valentino al quarto giro, è la più bella pubblicità al motociclismo. Ed è insieme tante altre cose. E’ un inno al coraggio, è la nemesi di un altro sorpasso famoso (quello che Rossi aveva inflitto a Stoner nel 2008), è il passaggio di consegna del vecchio combattente al giovanissimo talento. Non leggo malizia nel gesto di Valentino a gara appena finita, quando ridendo è corso a strozzare Marc. Era sincero. Magari c’è stato un pizzico di strategia comunicativa, quella è parte integrante della personalità di Rossi, che per anni è stato accusato di aver giocato sporco con Casey, di aver tagliato la pista, di essere stato salvato da una direzione di gara compiacente. Domenica ha avuto l’occasione di mettere a tacere chi pensa male di lui: ha subìto un analogo sorpasso, l’ha accettato senza mugugni. Forse non era proprio divertito dalla lezione, si sa che non gli piace perdere, ma è affezionato a Marc e ne ha apprezzato il coraggio e il controllo della moto. Ecco, direi che tutt’al più ha colto al volo la possibilità di forzare un po’ la parte per rendere più bello e leggibile lo show.
 

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