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I monopattini elettrici in sharing hanno i giorni contati a Firenze. Dall'1 aprile 2026 il capoluogo toscano dirà definitivamente addio alla sperimentazione del servizio di noleggio, seguendo l'esempio di altre grandi capitali europee come Parigi e Madrid che hanno già fermato questo tipo di mobilità, e di Praga, che si aggiungerà alla lista dal prossimo gennaio.
La decisione è arrivata con una delibera della Giunta comunale firmata dall'assessore alla mobilità Andrea Giorgio, dopo due proroghe consecutive che avevano temporaneamente salvato il servizio. Una scelta drastica ma motivata, secondo Palazzo Vecchio, da questioni imprescindibili di sicurezza e decoro urbano, aggravate dalle recenti modifiche al Codice della strada nazionale e dalle persistenti criticità nella gestione dello sharing. Il servizio, avviato sperimentalmente nel 2020, cesserà quindi il 31 marzo 2026, salvo eventuali ricorsi da parte degli operatori che con ogni probabilità arriveranno nei prossimi mesi.
La motivazione principale che ha spinto il Comune di Firenze a questa decisione risiede nel cambiamento della normativa nazionale. Il nuovo Codice della strada ha infatti introdotto una serie di obblighi che rendono estremamente complessa la gestione dei monopattini in condivisione.
Le novità includono l'obbligo di indossare il casco per tutti i conducenti indipendentemente dall'età, la necessità di un contrassegno di riconoscimento del veicolo, la copertura assicurativa obbligatoria e il divieto assoluto di uscire dai centri urbani. Requisiti che sulla carta possono sembrare ragionevoli per aumentare la sicurezza, ma che nella pratica dello sharing si scontrano con enormi difficoltà applicative. Come garantire che ogni utente indossi effettivamente il casco? Come controllare che nessuno utilizzi i monopattini al di fuori delle zone consentite?
Palazzo Vecchio ritiene che la tipologia stessa del servizio in sharing renda praticamente impossibile assicurare il rispetto di tutte queste norme, nonostante gli sforzi e i controlli della polizia municipale. Il risultato, secondo l'amministrazione comunale, è che "si viene a creare una situazione di potenziale violazione sistematica del Codice della strada, non accettabile per la sicurezza urbana e per quella stradale". Una situazione di illegalità strutturale che il Comune non può e non vuole tollerare.
Ma le nuove norme nazionali non sono l'unica ragione della stretta fiorentina. Palazzo Vecchio denuncia anche "le criticità legate allo scorretto utilizzo da parte degli utenti", un problema che chiunque viva in una città con monopattini in sharing conosce fin troppo bene. I parcheggi selvaggi sono ormai diventati una costante del paesaggio urbano: monopattini abbandonati in mezzo ai marciapiedi, davanti ai portoni, sui passi carrabili, creando ostacoli per pedoni, anziani e persone con disabilità.
Ma non è solo una questione di decoro. Ci sono anche i comportamenti pericolosi in marcia: utenti che sfrecciano contromano, che invadono i marciapiedi mettendo a rischio i pedoni, che circolano in aree vietate o che occupano abusivamente le corsie riservate a bus e taxi. Situazioni che si ripetono quotidianamente e che la polizia municipale fatica a contrastare efficacemente. Troppi monopattini, troppi utenti poco rispettosi delle regole, troppi incidenti. Il quadro che emerge è quello di un servizio che, nato con l'ambizione di rivoluzionare la mobilità urbana in chiave sostenibile, si è trasformato in una fonte continua di problemi per la sicurezza e la vivibilità della città.
La sperimentazione dei monopattini in sharing a Firenze era partita nel 2020, in un periodo in cui questo tipo di mobilità veniva vista come una soluzione innovativa per ridurre il traffico e l'inquinamento nelle città. L'entusiasmo iniziale aveva spinto molte amministrazioni comunali italiane ed europee ad aprire le porte agli operatori del settore. Ma con il passare del tempo, le criticità sono emerse in modo sempre più evidente, tanto da spingere alcune delle principali capitali europee a fare marcia indietro.
Parigi è stata tra le prime a dire basta, seguita da Madrid. Ora tocca a Firenze, mentre Praga si prepara a chiudere i battenti già a gennaio 2026. Il capoluogo toscano aveva già concesso due proroghe consecutive alla sperimentazione, nel tentativo di dare agli operatori e agli utenti il tempo di adeguarsi e migliorare la situazione. Ma evidentemente i miglioramenti sperati non sono arrivati, e l'amministrazione comunale guidata dalla sindaca Sara Funaro ha deciso che è arrivato il momento di chiudere definitivamente questa pagina.
"Come amministrazione stiamo lavorando molto sul tema della sicurezza stradale, che per noi è sempre stata una priorità, e usiamo tutti i mezzi che abbiamo per garantirla", ha dichiarato la sindaca Funaro commentando la decisione. Le sue parole sono chiare e non lasciano spazio a interpretazioni: "Dopo le normative nazionali e nell'impossibilità di assicurare la disponibilità anche a fronte dei controlli della polizia municipale, abbiamo deciso di fermare lo sharing dei monopattini. Il nostro obiettivo è perseguire un uso sicuro e responsabile dei mezzi". Una posizione ferma che riflette la volontà dell'amministrazione di non scendere a compromessi. Meglio rinunciare a un servizio che, sulla carta, potrebbe essere utile, piuttosto che convivere con una situazione di illegalità diffusa e pericolosità costante.
La sindaca sottolinea inoltre come la decisione non sia stata presa alla leggera, ma dopo aver constatato che nemmeno l'intensificazione dei controlli da parte della polizia municipale è riuscita a risolvere i problemi strutturali del servizio.
Per compensare la chiusura del servizio di monopattini in sharing, il Comune di Firenze ha annunciato un importante potenziamento del bike sharing, un servizio che ha dimostrato di funzionare molto meglio e di creare molti meno problemi. I numeri parlano chiaro: nel 2024 il bike sharing fiorentino ha registrato oltre 1,5 milioni di noleggi annui, e nei primi mesi del 2025 ha fatto segnare una crescita del 18% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Dati che testimoniano l'apprezzamento dei cittadini per questo tipo di mobilità condivisa.
Palazzo Vecchio ha quindi deciso di investire ulteriormente in questo settore, aumentando il numero di biciclette in circolazione e rinnovando i mezzi a disposizione, con particolare attenzione alle biciclette a pedalata muscolare, che rappresentano l'opzione più sostenibile ed economica. L'obiettivo è offrire un'alternativa valida e sicura ai monopattini, mantenendo comunque viva l'idea della mobilità condivisa ma in una forma più gestibile e meno problematica. Le biciclette, a differenza dei monopattini, non vengono abitualmente abbandonate in mezzo ai marciapiedi, sono più stabili e sicure, e il loro utilizzo è regolamentato da norme consolidate e generalmente rispettate.
Con questa decisione, Firenze si allinea a un trend europeo sempre più marcato che vede le grandi città fare i conti con i problemi generati dai monopattini in sharing.
Parigi è stata probabilmente la più clamorosa: la capitale francese, dopo un referendum consultivo nel 2023 in cui i cittadini si sono espressi contro i monopattini in sharing, ha chiuso il servizio nell'estate dello stesso anno. Madrid ha seguito l'esempio, ponendo fine alla presenza dei monopattini elettrici a noleggio nelle sue strade. E ora anche Praga ha annunciato che dal gennaio 2026 dirà addio a questo servizio. Un effetto domino che testimonia come l'entusiasmo iniziale per questa forma di mobilità si sia progressivamente raffreddato di fronte alle problematiche concrete emerse sul campo. Le città stanno scoprendo che la teoria della "micro-mobilità sostenibile" si scontra con la realtà di utenti poco responsabili, normative difficili da far rispettare e operatori che spesso non riescono a garantire una gestione adeguata del servizio.
La domanda viene spontanea: nonostante il grandissimo paradosso "all'italiana" quali saranno le prossime città italiane a vietare lo sharing di monopattini elettrici? Roma? Milano? Staremo a vedere.
Fonte: ANSA
Immagine: ANSA/POL