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L'Italia della micromobilità condivisa vive un paradosso che ha dell'incredibile. Da una parte Roma, con i suoi 13,2 milioni di noleggi annui tra bici e monopattini, che rischia di vedere sparire dalla circolazione tutti i mezzi in sharing per un mese intero a partire dal 7 gennaio 2026. Dall'altra Parma, che proprio in questi giorni lancia tariffe agevolate per studenti e dipendenti dell'Università, regalando un mese gratuito di servizio per incentivare l'uso di mezzi in sharing.
Due città, due visioni completamente opposte dello stesso fenomeno. E nel mezzo, un nuovo Codice della Strada che stringe le maglie e un'Europa che in molte città ha semplicemente detto basta. Benvenuti nel caos italiano della mobilità elettrica.
La domanda sorge spontanea: chi ha ragione? Chi vede nei monopattini elettrici il futuro della mobilità urbana sostenibile o chi li considera un problema da limitare, se non addirittura da eliminare? I numeri dicono una cosa, i fatti ne raccontano un'altra. E in questo limbo normativo e culturale, milioni di italiani continuano a usare questi mezzi ogni giorno, mentre amministrazioni e legislatori cercano ancora di capire come gestirli.
La situazione romana è emblematica di come un favore possa trasformarsi in boomerang. Le società che gestiscono il servizio di sharing nella Capitale – Lime, Dott e Bird – avevano ricevuto un "regalo" da Roma Capitale: il congelamento delle sanzioni durante tutto il Giubileo 2025, per evitare disagi ai pellegrini e turisti. Stiamo parlando di 30mila euro al mese di multe non riscosse, accumulate per violazioni nella distribuzione dei mezzi nelle varie zone della città.
Il risultato? Un anno di sanzioni che ora potrebbero scattare tutte insieme, traducendosi in un provvedimento di sospensione di 30 giorni consecutivi dal 7 gennaio 2026, appena chiuso l'Anno Santo. "È una possibilità", confermano dal Campidoglio, con una cautela che tradisce l'imbarazzo di una situazione ingarbugliata. Quello che doveva proteggere le aziende rischia di metterle fuori gioco proprio nel momento in cui il servizio si è consolidato come parte integrante della mobilità cittadina.
E i numeri romani sono impressionanti: 13,2 milioni di noleggi totali all'anno, di cui 8,7 milioni solo di monopattini e 2,4 milioni di biciclette. La Capitale è la prima città italiana per utilizzo dello sharing, con 13.500 monopattini disponibili e una percentuale di utilizzo che a livello europeo trova paragone solo con Berlino. Come dichiarato dal sindaco Roberto Gualtieri durante la presentazione del Nono Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility: "Lo sharing è un ingrediente indispensabile nella nostra visione dell'integrazione trasportistica. A Roma non si può fare altrimenti vista la sua struttura e natura urbanistica".
Parole chiare, che però potrebbero scontrarsi con la dura realtà delle sanzioni accumulate. E se a gennaio davvero scattasse lo stop, milioni di romani dovrebbero trovare alternative a una forma di trasporto che per molti è diventata fondamentale per percorrere il famoso "ultimo miglio" tra metro e ufficio, o per raggiungere zone non servite dal trasporto pubblico.
A 400 chilometri di distanza, Parma racconta una storia completamente diversa. Qui l'amministrazione comunale, in collaborazione con Infomobility e la società Ridemovi, ha scelto la strada degli incentivi. Con l'inizio del nuovo anno accademico, studenti e dipendenti dell'Università di Parma possono registrarsi su una piattaforma dedicata e ricevere gratuitamente per un mese il pass Movi Prime, che dà accesso a oltre 1.000 veicoli: 200 biciclette muscolari, 350 e-bike e 500 monopattini elettrici.
I risultati dei primi nove mesi di servizio sono incoraggianti: 19mila utenti registrati, 160mila corse mensili e ben 400mila chilometri percorsi con mezzi green. "I dati raccolti in questi primi nove mesi dell'anno ci danno evidenza del fatto che il servizio di micromobilità ha incontrato il favore dei cittadini", commenta Gianluca Borghi, assessore alla Mobilità del Comune di Parma. "Siamo convinti che una maggiore diffusione di questo servizio sia un ulteriore tassello per una mobilità urbana dolce e non inquinante".
Parma ha anche affrontato il tema del decoro urbano e dell'ordine pubblico, uno dei principali problemi legati ai monopattini in sharing. Nel centro storico sono state create 30 aree di sosta dedicate, con penali per chi parcheggia fuori dalle zone consentite. Nel resto della città il sistema funziona a flusso libero, ma con incentivi economici (0,30 euro sul noleggio successivo) per chi utilizza le aree di parcheggio designate. Controlli mirati e rimozione immediata dei mezzi che intralciano completano il quadro di una gestione che cerca l'equilibrio tra libertà di utilizzo e rispetto delle regole.
Il paradosso italiano si inserisce in un contesto più ampio che vede il dibattito sulla micromobilità elettrica infiammarsi in tutta Europa. Il nuovo Codice della Strada italiano ha introdotto restrizioni più severe: obbligo di targa, assicurazione e casco per i monopattini, regole che di fatto cambiano profondamente le modalità d'uso di questi mezzi e che molti operatori del settore ritengono eccessive.
L'Europa, intanto, fa scelte ancora più drastiche. Parigi, capitale mondiale del bike sharing fino a pochi anni fa, ha completamente abolito i monopattini elettrici in sharing dopo un referendum popolare che ha bocciato sonoramente il servizio. Anche altre città europee hanno preso provvedimenti limitativi o addirittura eliminato completamente questo tipo di mobilità, citando problemi di sicurezza, degrado urbano e incidenti.
Ma allora perché alcune città italiane continuano a investire e promuovere questi servizi? La risposta sta nei dati di utilizzo e nell'integrazione con il trasporto pubblico. Come sottolineato dall'assessore romano Eugenio Patanè: "I dati indicano che la mobilità condivisa si è consolidata nelle abitudini dei cittadini anche in condizioni di minore disponibilità". In altre parole, i monopattini e le bici in sharing hanno riempito un vuoto nella rete dei trasporti urbani, diventando per molti cittadini non un vezzo ma per tanti una necessità.
Il vero problema italiano è l'assenza di una visione unitaria. Ogni città fa storia a sé, con regolamenti diversi, approcci opposti e risultati contrastanti. Roma accumula sanzioni e rischia lo stop, Parma incentiva e promuove. Milano ha un modello, Torino un altro, a Napoli si naviga a vista. E il governo nazionale introduce norme che alcuni considerano troppo rigide, altri tardive e insufficienti.
La questione centrale resta aperta: i monopattini elettrici sono parte della soluzione ai problemi di mobilità urbana o ne sono diventati essi stessi un problema? La risposta, probabilmente, sta nel mezzo. Sono uno strumento utile se regolamentato correttamente, un disastro se lasciato al caos. Ma per regolamentare serve una visione chiara, regole omogenee e controlli efficaci.
Tutte cose che in Italia, almeno per ora, sembrano mancare.
Fonte: Parma Today, Fanpage
Immagine: ANSA/POL