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Il ministero dei Trasporti ha finalmente mosso le pedine, pubblicando due decreti che dovrebbero chiarire come funzioneranno targhe per monopattini elettrici e alcolock sui veicoli. Diciamo "dovrebbero" perché, come spesso accade in questi casi, le risposte arrivano con il contagocce e lasciano ancora diversi interrogativi aperti.
Per quanto riguarda i monopattini, la riforma del codice della strada aveva introdotto l'obbligo di targa e assicurazione RC già da dicembre 2024, ma fino ad ora l'unica parte realmente operativa era il divieto di circolazione fuori dai centri urbani. Ne abbiamo parlato proprio pochi giorni fa. Il resto? Sospeso in attesa di dettagli tecnici che sono arrivati solo ora.
Il decreto ministeriale entra nel dettaglio con la precisione di un orologiaio svizzero: la targa sarà rettangolare (5x6 centimetri), adesiva, plastificata e non rimovibile. Andrà posizionata sul parafango posteriore, o in alternativa sulla parte anteriore dello sterzo, sempre tra i 20 e i 120 centimetri da terra.
Dal punto di vista estetico, avremo lettere nere su sfondo bianco riflettente disposte su due righe, con tanto di simbolo della Repubblica italiana e sigla del ministero dell'Economia (M.E.F.). La produzione sarà affidata all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, mentre la distribuzione passerà dalle motorizzazioni.
Un dettaglio interessante: come per i ciclomotori, la targa sarà legata al proprietario e non al veicolo, dato che i monopattini non hanno numero di telaio e questo potrebbe creare un precedente anche per i velocipedi.
Qui arriva il primo intoppo. Le nuove regole dovrebbero entrare in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, con multe da 100 a 400 euro per chi non si adegua. Il problema? Manca ancora il costo del rilascio della targa. Senza questo dato, impossibile procedere con richieste e distribuzione. Una dimenticanza che sa tanto di "homework non finito".
Sul fronte alcolock, il decreto affronta un tema altrettanto delicato e che si preannuncia costoso come rilevato dai nostri colleghi di Automoto. Il dispositivo sarà obbligatorio per chi viene condannato con tasso alcolemico superiore a 0,8 grammi per litro, e funziona come un etilometro integrato: niente soffio pulito, niente accensione.
Il sistema può essere installato su veicoli adibiti al trasporto di persone e merci, quindi anche sui camion. Gli installatori autorizzati dovranno applicare un sigillo speciale per prevenire manomissioni, ma anche qui c'è un "però": l'elenco degli installatori autorizzati promesso dal ministero ancora non è disponibile.
Durante i controlli, il conducente dovrà esibire documenti di installazione e certificato di taratura del dispositivo. Almeno non servirà aggiornare il libretto di circolazione, piccola consolazione burocratica. Ma le tempistiche per l'effettiva operatività restano incerte, proprio per la mancanza dell'elenco degli installatori.
La sensazione è quella di una riforma implementata a rate, con dettagli che arrivano col contagocce e lasciano operatori e utenti in una sorta di limbo normativo. Dopo sei mesi dalla riforma del codice della strada, abbiamo finalmente le specifiche tecniche, ma mancano ancora i pezzi fondamentali per rendere tutto operativo.
Resta da vedere se i prossimi decreti riusciranno a colmare le lacune o se continueremo a navigare in questo mare di "ci stiamo lavorando". Nel frattempo aspettiamo sperando che la burocrazia riesca a tenere il passo con le buone intenzioni del legislatore e che tutto prima o poi diventi chiaro.