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Praga ha deciso: dal primo gennaio 2026 i monopattini elettrici in condivisione spariranno dalle strade della città. È una decisione netta, maturata dopo anni di proteste da parte dei cittadini, lamentele dei commercianti e discussioni all’interno del consiglio comunale. Il motivo principale? Il caos. Troppi mezzi parcheggiati ovunque, troppa disorganizzazione, troppi problemi legati alla convivenza tra pedoni e mezzi elettrici.
Chiunque sia passato per il centro di Praga, soprattutto nelle zone più turistiche, avrà notato la presenza quasi onnipresente dei monopattini elettrici, spesso abbandonati sui marciapiedi, appoggiati a monumenti o lasciati in mezzo alle piste ciclabili. Non erano pochi i casi in cui persone con disabilità, anziani o genitori con passeggini si trovavano a dover fare slalom tra questi ostacoli imprevisti. E i turisti, spesso i principali utilizzatori di questi mezzi, non sempre rispettano le regole locali, contribuendo al disordine.
Così, la città ha detto basta. Non si tratta di un divieto totale contro i monopattini in sé, ma contro i servizi di sharing, ovvero le flotte gestite da aziende come Lime o Bolt, che permettono a chiunque di affittare un mezzo per pochi minuti tramite app. Dal 2026, questi servizi non potranno più operare nelle aree pubbliche gestite dal Comune. Niente più parcheggi riservati, niente più autorizzazioni, niente più flussi incontrollati di monopattini ovunque.
Non è una misura improvvisa: da tempo Praga stava cercando di regolare il fenomeno, introducendo limiti di velocità, zone vietate e sanzioni. Ma i risultati, secondo il Comune, non sono stati sufficienti. E i numeri parlano chiaro: a fronte di una massiccia presenza di monopattini, il tasso di incidenti e infrazioni era significativamente più alto rispetto, ad esempio, alle biciclette in sharing. Per questo, la città ha deciso di puntare proprio su queste ultime, incentivando il bike sharing e l’uso delle e-bike, ritenute più sicure e più semplici da gestire.
La reazione delle aziende del settore non si è fatta attendere. Alcuni operatori hanno espresso delusione, sottolineando come il problema non sia tanto il mezzo quanto la mancanza di infrastrutture adeguate e regole chiare. Ma per Praga, la priorità è un’altra: restituire ordine agli spazi pubblici, proteggere i pedoni e ripensare la mobilità leggera con criteri più sostenibili e meno invasivi.
E chi usa un monopattino elettrico privato? Al momento, la normativa non vieta il loro uso, quindi chi possiede un mezzo personale potrà continuare a utilizzarlo, a patto ovviamente di rispettare le regole stradali. Ma è chiaro che il messaggio è forte: la città vuole meno mezzi sparsi ovunque, più responsabilità, più controllo.
È una decisione che farà discutere, soprattutto in un momento in cui molte città europee stanno cercando di capire come integrare al meglio la micromobilità urbana. C’è chi vedrà in questa scelta un passo indietro rispetto all’innovazione, e chi, al contrario, la considererà una mossa coraggiosa per riprendere in mano la gestione dello spazio pubblico.
Quello che è certo è che dal 2026, a Praga, il paesaggio urbano cambierà. Niente più file di monopattini parcheggiati davanti al Ponte Carlo o nelle piazze storiche. Niente più turisti che sfrecciano tra i passanti distratti. Forse meno caos, forse più ordine. Ma anche una sfida: trovare nuovi equilibri tra mobilità, tecnologia e vivibilità urbana.