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Norton torna a EICMA 2025 con una gamma completamente nuova e un progetto industriale ricostruito da zero. Dopo l’acquisizione da parte di TVS, il marchio britannico rinasce con investimenti imponenti, una nuova fabbrica a Solihull e modelli totalmente riprogettati.
E “globale” è proprio il termine adatto per raccontare ciò che sta alla base di questa “Resurgence”, per dirla con il termine scelto da Norton e dal suo management. 5 anni in “stealth mode” dopo l'acquisto del Marchio nell'aprile del 2020 da parte del colosso indiano TVS, che ha investito oltre 200 milioni di sterline sul nuovo stabilimento a Solihull (non troppo lontano da Bradford Street a Birmigham, dove nacque Norton nel 1898): un impianto capace di produrre 8.000 moto all'anno, ma l'investimento è sopratutto in in persone, visione, tecnologia, design e innovazione.
Questo ha portato al totale abbandono delle piattaforme precedenti e la rifondazione della line-up partendo dai quattro modelli su due piattaforme mostrati a EICMA 2025 che, peraltro, hanno portato a un ulteriore aumento del 25% della forza lavoro nello stabilimento britannico.
Ovviamente la presenza di TVS non si manifesta esclusivamente nel capitale: l'essere parte di un gruppo capitanato dal 5° produttore mondiale per volumi (ha sfiorato i 5 milioni di veicoli prodotti nel 2024 ed è in crescita sul fatturato da ben dodici “quarter” consecutivi) fa sì che Norton benefici delle economie di scala e delle catene di approvvigionamento di TVS ma, tengono a sottolineare i manager di Norton, con il controllo del design e del Marchio saldamente nel Regno Unito in modo indipendente.
Il nome Norton è uno di quelli che rievocano modelli parte integrante della storia della moto, del motociclismo e del motorsport. Commando, Dominator, Manx, Atlas, ma anche soluzioni diventate iconiche come il telaio “featherbed” (letto di piume) sono state alla base della storia moderna del motociclismo. Per non parlare del fantastico periodo in cui Norton fondò parte della sua produzione sul motore rotativo che, se dal punto di vista della produzione non ebbe un successo planetario, fu protagonista di quella che è probabilmente una tra le vittorie al Senior TT più avvincenti dell'era moderna, quella di Steve Hislop nel 1992.
Ma il successo di Norton e la sua essenzialità nel mondo della moto hanno, ad avviso di chi scrive, un nome da cui non si può prescindere: Manx. La monocilindrica inglese, nacque grazie alle intuizioni del tecnico Walter Moore che nel 1926 ricevette l'incarico di progettare un motore monocilindrico per svettare nelle competizioni, il risultato fu il motore di 500 cc (ma parallelamente furono sempre prodotte le version idi 350 cc) poi evoluto anche da Arthur Carroll e Joe Craig, che porterà tante soddisfazioni nelle competizioni: tra il 1931 e il 1939 la Norton vinse nella classe 500 tutti i Senior TT ai quali partecipò meno due e nell'era “Manx” (nome scelto per distinguere le moto con specifiche da corsa rispetto ai modelli stradali) fece suo il titolo mondiale 500 (1951) e ne vinse due anche nella 350 (1951 e 1952).
Tutto con una monocilindrica, che rese le armi soltanto quando ormai la griglia di partenza era popolata da moto pluricilindriche come le Gilera e le Guzzi. Questo però non impedì alla Manx di continuare a raccogliere vittorie al Tourist Trophy. Una moto leggendaria, che ha dalla sua una longevità agonistica straordinaria visto che l'ultimo acuto risale al 1969 con la vittoria al GP di Jugoslavia, complici anche circostanze agonistiche favorevoli. I nomi legati alla Manx e alla corse di Norton sono mitici: Geoff Duke, Hailwood, Surtees, Redman, Read, Taveri, capisaldi della storia del motorsport, e - nota dolce per un marchio british – Norton è stata la prima vincitrice del TT, nel 1907.
Questo breve escursus storico anche per spiegarvi quale sia il peso e l'intenzione di Norton nel ritornare sul mercato con un nome celebre come Manx. La prima novità infatti che la Casa inglese propone a EICMA 2025 è una quattro cilindri a V declinata in due versioni: Manx e Manx R, che non hanno nulla in comune con le precedenti V4SV e V4CR. La Hypernaked Manx e la Hypersport Manx R sono moto totalmente nuove che parlano chiaramente, sia dal punto di vista del design che da quello tecnico, il linguaggio dell'esclusività e della modernità. La cura e la ricercatezza del dettaglio la fanno da padrone, larghe sezioni delle sovrastrutture sono in pregiata fibra di carbonio e la pulizia delle linee, abbinata alla loro essenzialità, comunica immediatamente la relazione tra elementi e funzione, definendo anche il posizionamento premium della nuova produzione di Norton. Previste 4 versioni, via via crescenti sul lato della dotazione e ovviamente su quello del prezzo.
Mancano, per scelta, decals, ali, appendici varie, elementi che possano disturbare la pulizia delle linee, in ossequio al principio “less is more”: il design delle nuove Manx e Atlas sono il risultato collettivo del lavoro di 200 designer e ingegneri di Norton, dislocati tra Regno Unito, Italia e India.
Il motore, condiviso tra le due versioni, V4 a 72° di 1.200 cc esprime 206 cavalli di potenza massima a 11.500 giri/min, con una particolare attenzione alla curva di coppia per gratificare il pilota nell'utilizzo stradale e nell'intervallo di utilizzo tra i 3.000 e gli 8.000 giri/min. La coppia massima è di 130 Nm a 9.000 giri e il peso dichiarato della Manx R è di 204 kg, non dovrebbe essere dissimile per la Manx. Il ride by wire lavora separatamente per ciascuna bancata di cilindri, sono presenti 5 riding mode (due customizzabili e poi i classici Rain, Road e Sport) che interagiscono anche con il setting delle sospensioni semiattive se in dotazione alla versione scelta. il cambio è a sei rapporti con frizione antisaltellamento e assistita – gestita da una pompa idraulica - con una rapportatura scelta per esaltare il comportamento stradale della Manx R.
I tecnici Norton hanno dichiarato che riguardo alle performance ciclistiche del telaio hanno tratto ispirazione dal leggendaria manegevolezza del telaio featherbed, ovviamente in chiave moderna. Il telaio delle Manx è in alluminio ed è realizzato in una singola fusione per minimizzare le tolleranze e ottenere anche un effetto estetico superiore: non sono al momento dichiarate le misure caratteristiche e le differenze tra i due allestimenti ma si notano sin da subito il monumentale forcellone monobraccio e i raffinatissimi cerchi in fibra di carbonio (ma altre versioni li avranno fusi o forgiati) BST da 17 pollici gommati con pneumatici Pirelli Diablo Supercorsa V4SP da 120/70 all'anteriore e 200/55 al posteriore. Sulla Manx R le sospensioni sono semiattive, gestite da una piattaforma Marzocchi che gestisce in modo elettronico la compressione e il ritorno per entrambe le unità anteriore e posteriore in ossequio al riding mode impostato dall'utente. La forcella è dotata all'interno di potenziometro lineare per l'attività “predittiva” dei controlli elettronici;
Sui cerchi troviamo un impianto frenante Brembo con pinze Hipure - il top di gamma del produttore italiano sul fronte stradale – sui dischi anteriori da 330 mm, mentre dietro il disco ha un diametro di 245 mm; l'ABS è di tipo cornering.
La piattaforma elettronica è di alto livello e si basa su una centralina Bosch 10.3, con una IMU a sei assi. Anche qui, Norton stressa parecchio il punto che le prestazioni e il comportamento elettronico sono stati tarati con un occhio di riguardo alle performance stradali: assieme ai 5 riding mode, di serie quindi troviamo il Traction Control selezionabile sia in modalità cornering che lineare, l'ABS cornering, l'anti impennata, il controllo della imbardata, quickshifter, Launch Control e assistenza nelle partenze in salita e le Dynamic Brake Lights. Il tutto controllolabile attraverso un dashboard TFT touch da 8” con tutte le possibilità di connettività tra cui quella con la GoPro e il Remote Immobilization e Theft Alerts.
Il nome Atlas è un'altra di quelle pietre miliari in Casa Norton. Negli anni '60 Atlas era un modello la cui nascita fu stimolata dal seminale importatore americano Berliner (citofonare Ducati per altri approfondimenti...) che richedeva una Dominator con più potenza. Anche qui la storia della moto passa attraverso uno dei personaggi più influenti del dopoguerra, il tecnico Bert Hopwood. Nacque così l'Atlas che successivamente lasciò il posto alla celebre Commando.
Oggi l'Atlas è la seconda piattaforma scelta da Norton per presentarsi sul mercato: è una adventure/crossover presentata in due versioni. Una con ruota anteriore da 19 pollici (e quindi una certa attitudine al fuoristrada leggero), l'altra – chiamata Atlas GT – con cerchio anteriore da 17 pollici. A parte la misura del cerchio anteriore - e le relative variazioni delle quote ciclistiche - le due moto sono identiche.
In assenza di ulteriori notizie, il motore è un bicilindrico in linea da 585 cc (cilindrata non ancora confermata ufficialmente) con fasatura a 270 gradi, mentre la dotazione prevede un impianto di illuminazione Full LED, dashboard TFT, telaio a traliccio, cruise control, sella e manopole riscaldabili, avviamento keyless.
In questo video parliamo con Brian Gillen, CTO di Norton, per scoprire come è stato ricostruire l’azienda, quali sfide ha comportato lavorare in totale segretezza per anni e come sono nati i nuovi modelli: la Max R, la Max e le Atlas. Approfondiamo anche il nuovo V4 a 72° da 1200 cc, una scelta tecnica precisa per ottenere prestazioni elevate e un’erogazione sfruttabile. Approfittiamo anche della presenza di Julien Clement, Senior Lead Designer di Norton Motorcycles per capire anche alcune scelte di design. Un dietro le quinte esclusivo della rinascita di un marchio storico.
Norton
Higlands Road, Unit 500 Solar Park
B90 4SH Solihull
- Regno Unito
+44 (0) 121 420 3000
info@nortonmotorcycles.it
https://nortonmotorcycles.com/
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