Perché l'Europa saluta l'Asia e torna a produrre eBike

Perché l'Europa saluta l'Asia e torna a produrre eBike
  • di Alex Boyce
Costi e tempi di consegna sono i motivi che stanno spingendo le aziende a investire per tornare a produrre in Europa
  • di Alex Boyce
27 luglio 2022

Facciamo un passo indietro. Dagli anni Novanta anche le aziende del settore bici hanno delocalizzato in Asia la maggior parte della produzione. Per esempio il 97% delle biciclette vendute negli Stati Uniti è made in Asia. Questa tendenza tuttavia si sta invertendo e le aziende tornano a produrre in Occidente. In Europa nel 2020 sono state prodotte 12,15 milioni di unità, con il Portogallo primo produttore (2,6 milioni di unità) e l'Italia al secondo posto (2,1 milioni di unità).

Secondo la CONEBI (Confederazione Europea della Bicicletta) c'è spazio per una crescita ancora più netta soprattutto nelle eBike visto che il 50% del valore di una bici elettrica sono i componenti prodotti in Europa. Inoltre la percentuale di eBike prodotte e vendute in Europa è nettamente superiore rispetto a quelle delle bici tradizionali: 3,6 milioni di eBike prodotte su 4,6 milioni di eBike acquistate. Il reshoring ha ragioni ben precise in primis l'aumento dei costi di trasporto che non rendono più così tanto vantaggioso produrre in Asia. In secondo luogo anche la salvaguardia ambientale. Si prevede che il valore totale dei componenti prodotti in Europa raggiungerà i 6 miliardi di euro.

Pierer mobility ad un esempio ha investito 40 milioni di euro in uno stabilimento in Bulgaria. Sarà pronto 2023 e produrrà 350.000 eBike. Anche Xener, un produttore italiano di batterie, sta aumentando la produzione in patria e lo stesso sta facendo anche Giant che intende portare la sua produzione europea (in Ungheria) a 300.000 unità all'anno. Anche tutti i prodotti Pirelli P-Zero (per biciclette) sono "made in Italy". Anche in questa scelta pesa il costo di trasporto, un container costa 4 volte di più rispetto solo a un anno fa. Il Covid ci ha poi insegnato come la catena di approvvigionamento globale abbia i suoi limiti.

Di contro produrre in Europa ha costi più elevati e con la crisi Russia-Ucraina potrebbe ulteriormente incidere con costi energetici sempre più alti. I tempi di consegna a questo punto diventano essenziali. L'obiettivo è ridurre i tempi di consegna da 12-18 mesi ai 3-4 che erano prima della pandemia.