MotoGP 2019 ad Aragón. Andrea Dovizioso: "Ho avuto le mie possibilità"

MotoGP 2019 ad Aragón. Andrea Dovizioso: "Ho avuto le mie possibilità"
Giovanni Zamagni
Un secondo posto di valore per Andrea: "Recuperare dalla decima posizione non è facile in MotoGP e su una pista come Aragón. Sono stato bravo a non usurare la gomma posteriore: questo mi ha permesso di girare costante, mentre Miller e Viñales sono calati. Bisogna trovare il modo di battere Márquez
22 settembre 2019

ALCAÑIZ - Il pacchetto Dovizioso/Ducati ha funzionato bene anche qui: contro Marquez/Honda non si poteva fare di più. Questo dovrebbe essere ben chiaro a tutti, al pilota come agli ingegneri di Borgo Panigale.

Peccato solo per il risultato in qualifica; la consolazione è che anche partendo dalla prima fila il risultato non sarebbe cambiato, perché qui, come in tante altre piste, Marc era imbattibile. Vista così, un secondo posto partendo dalla decima posizione vale quasi come una vittoria.

"Farla valere come una vittoria sarebbe troppo: nella MotoGP di oggi e su una pista come Aragón dove c’è grande consumo gomme e tanta scorrevolezza, pensavo potesse essere difficile recuperare, ma ci volevo credere.

Mi sono preparato al meglio in gara, ed ero pronto: questo ha fatto la differenza. Ho sfruttato a mio favore tutto quello accaduto nei primi giri, mi sono messo in una posizione per lavorare per la gara. Quando è avvenuto il contatto tra Morbidelli e Rins ho avuto le mie possibilità: a quel punto, dipendeva solo da me.

Ho detto, 'ok, vediamo come siamo messi'. La moto ha funzionato ancor meglio che in prova, grazie a una piccola modifica, ma, soprattutto, la scelta giusta è stata di non spingere troppo con la gomma posteriore: sono riuscito ad andare sempre più forte usando il davanti.

E’ stata la chiave, mi ha permesso di mantenere il 49”4 per tutta la gara, fino alla fine. Non sono io a essere andato più forte, ma è Miller che è calato, e Viñales lo vedevo fare del fumo in lontananza… Faceva tanta percorrenza, riusciva a mantenere una buona velocità, ma a sinistra non accelerava quanto noi. A destra invece era messo meglio lui.

Non ho mai abusato di niente, piano piano mi sono messo nella posizione giusta e gli altri hanno dovuto rallentare. Soddisfazione grande, perché recuperare da questa posizione, in una gara dove devi gestire tanto le gomme, non è facile: siamo stati bravi".

 

E’ l’ennesima conferma che se non ci fosse Márquez tu saresti il migliore...

"Ma Márquez c’è e bisogna trovare delle soluzioni".

Rimpianti?

"Non sono uno che trova scuse, lo sapete. Però quando fai degli 'zero' gratis, che non dipendono da te, il campionato viene condizionato. Fino a Barcellona eravamo dietro, ma a pochi punti. Poi lo zero, che ha condizionato tutto quello che si fa: le prove, l’approccio alla gara, un combattimento, la gestione di un momento difficile.

Quel GP ci ha tagliato le gambe, Márquez ha guadagnato tanti punti. In ogni caso non gli siamo stati vicini, siamo stati meno competitivi di lui: da lì in poi ha iniziato a fare la differenza su di noi, mentre noi ce la siamo giocata solo a sprazzi.

Poi è arrivato anche Silverstone… Come ho detto, non trovo scuse, non dico che se non mi avessero fatto cadere me la sarei giocata. No, non è così: solo in Austria gli sono arrivato davanti; in tutte le altre gare, di poco o di tanto, abbiamo preso paga. Questa è la realtà. Dobbiamo migliorare certi aspetti che conosciamo: nessuno riesce a battere Márquez, bisogna trovare delle soluzioni".

In Thailandia si può vincere?

"E’ molto difficile. Però niente è impossibile e ci proveremo fino alla fine. Qui, per esempio, non siamo arrivati troppo confidenti e poi abbiamo fatto secondi, nonostante le difficoltà in prova. Questo dimostra che noi non molliamo anche quando le cose non vanno bene. Capiamo quello che sta succedendo, continuando a lavorare con calma dentro al box e facendo le cose giuste, in gara portiamo a casa quasi sempre il massimo".

Batterlo in pista è difficilissimo, quanto è complicato sopportare la pressione della sua superiorità fuori dalla pista?

"Non è questo l’aspetto più negativo. Se avessimo la stessa moto, prendere una paga così sarebbe pesante, per forza avresti tanta pressione addosso. Non voglio dire che lui abbia una moto migliore o peggiore, solo che siamo in una situazione tecnica completamente differente: questo ti toglie quella pressione che dici tu. Non sei nella situazione in cui eravamo io e Jorge (Lorenzo, n.d.r.) negli ultimi due anni: chi arrivava davanti era più veloce, non c’erano storie, avendo lo stesso materiale".

Oggi nel confronto diretto con Yamaha si sono visti i punti forti e deboli di ciascuna moto: qual è la tua considerazione?

"Aspetta un attimo, però: mi sarebbe piaciuto vedere le Yamaha con le morbide. Anche noi stavamo per scegliere le dure, anche perché in prova le prestazioni erano simili. Non è per niente facile fare la scelta giusta, ma credo che loro, per varie motivazioni, non abbiano fatto la scelta appropriata della gomma posteriore".

Rimane sempre il cruccio che in Casa Ducati non regni la gioia per quello che state facendo insieme.

"Si può migliorare la situazione che abbiamo, perché in Ducati ci sono degli ottimi ingegneri. Dobbiamo sviluppare quello che abbiamo".