Planet Explorer 9, Scotland - Day 5/6

Thurso è una città triste e grigia, niente a che fare con la vera Scozia. Lasciamo l’hotel Royal, un alloggio che sembra uscito da un film di Hitchcock, per andare a scoprire due isole, anzi due piccoli arcipelaghi, le ultime propaggini della Scozia, volgendo lo sguardo sempre più a nord…
18 giugno 2016

E' dal porto di Scrabster, ad una manciata di miglia da Thurso, che salpano I traghetti della NorthLink diretti verso le Orcadi ed il primo porto di approdo, dopo un ora e mezza di navigazione, è quello di Stromness, una città che è poco più di un villaggio, con il porto in pietra grigia e la strada principale lastricata con tanti vicoletti che scendono lungomare. Insomma, si respira fin da subito un’atmosfera sicuramente piacevole. Le Orcadi risentono moltissimo dell’influenza vichinga e per l’impavido popolo norvegese di un millennio fa, fu fin troppo facile spingersi a sud e prendere possesso di queste isole brulle, battute da venti incessanti. Forse poco conosciute, o comunque meno note di tante altre isole, le Orcadi sono un piccolo ma straordinario scrigno di tesori, soprattutto preistorici, disseminati in vari siti. Quale civiltà vivesse in questi isolotti sparsi nelle acque del nord non è molto chiaro, ma certamente assai prima delle piramidi di Giza, e parliamo di 5.000 anni fa, un popolo del neolitico ha vissuto per qualche secolo sulle rive di una baia sabbiosa ed i ritrovamenti delle loro abitazioni rudimentali, ma molto funzionali, rende a Skara Brae un’importante testimonianza archeologica. Se non bastasse, a distanza di qualche decina di chilometri si trovano i resti di Broch of Gurness, un torrione fortificato, costruito in pietra a secco 2.220 anni fa con mura alte fino a 10 metri, una sorta di status-symbol per gli agricoltori più abbienti. Ma per gli amanti del passato le scoperte nella maggiore isola delle Orcadi continuano e all’interno della costa ovest, sul Loch of Stenness, si trova il Ring of Brodgar, una serie di 21 megaliti alti fino a 5 metri e disposti ad anello (sullo stile di Stonehenge per intendersi) ma eretti 4.500 anni fa. Se lasciamo perdere l’archeologia e vogliamo dedicarci invece alla natura più aspra e selvaggia, Yesnaby è il luogo ideale per una escursione a piedi di 4 miglia, dove scogliere imponenti disegnano la costa e dove un enorme sperone di roccia, che sembra conficcato nel mare, è denominato il castello di Yesnaby.

E la moto direte voi? La nostra GSX S 1000 F non è mai stata così felice in mezzo a rettilinei lunghissimi, interrotti da qualche semicurva che si snoda in mezzo a dolci altopiani. E con un traffico, come potete facilmente immaginare, quasi inesistente. Molto rotondo e corposo nell’erogazione si dimostra il 4 cilindri Suzuki, anche se resta un po’ troppo secca la risposta nel classico apri-chiudi. E dopo aver percorso oltre 100 chilometri in un fazzoletto di terra non possiamo che spingersi oltre, andare più a nord, in un’arcipelago ancora più remoto. Le isole Shetland sono conosciute per la lana e per il vento, ed in effetti sia di pecore che di raffiche ce ne sono in quantità industriale! Dalle Orcadi, partendo però dal porto di Kirkwall, si arriva a Lerwick, nelle Shetland, in sette ore di navigazione, attraversando un mare che non è certo dei più calmi. Non sappiamo quanto valga la pena una visita in queste isole che, rispetto alle loro consorelle più meridionali, hanno decisamente meno da offrire sotto un punto di vista preistorico e quindi archeologico. Certo che se amate l’avifauna le Shetland sono uno dei più grandi paradisi terrestri, uno dei luoghi più straordinari al mondo per la nidificazione di uccelli marini. E da Somburgh Head, dove si incontrano e si scontrano le acque dell’oceano Atlantico con quelle del mare del Nord, noi ci gustiamo la bellezza di un ecosistema ancora puro e soprattutto protetto, come vorremmo fosse anche il resto del nostro mondo.

Testo e foto di Luca Bracali
Video di Danilo Musetti

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