A 3.000 metri in e-bike: abbiamo raggiunto la seconda fortezza più alta d'Europa

Un sabato perfetto, due e-bike e un obiettivo ambizioso: raggiungere il Forte Malamot a quasi 3.000 metri. Tra sassi impossibili, vento gelido e discese vertiginose, ecco cosa significa portare un'e-bike sul tetto delle Alpi
15 ottobre 2025

Un sabato mattina io e mio figlio Simone ci siamo svegliati con una di quelle giornate spettacolari che non dovresti mai sprecare: cielo limpido, perfetta per trovare in alta quota un azzurro cristallino e avere la certezza di una vista totale, come se stessimo volando sul tetto d'Europa.

E allora si parte, destinazione diga del Moncenisio.

La partenza: dalla diga verso l'ignoto

Passata Susa, imbocchiamo la statale che risale fino al confine francese. Parcheggiamo e scarichiamo le nostre e-bike, preparate con cura dagli amici Diego e Flavio di Moxxo Cycles: una Cannondale Moterra SL2 in carbonio con motore Shimano da 85 Nm, batteria da 601 Wh e sospensioni Fox da 160 mm, e una Whistle con telaio in alluminio equipaggiata con motore Bosch.

Casco, guanti e via: ci arrampichiamo sulla diga del Moncenisio. Raggiunto il versante sinistro del lago, imbocchiamo la strada sempre a sinistra verso il forte. Tutto è ben indicato. Dopo una lunga salita ricca di tornanti, la strada spiana e arriviamo a un bivio su cui prestare attenzione: a sinistra si raggiunge il lago Bianco a 2.600 metri, a destra la fortezza a 2.914 metri. Noi prendiamo quella.

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L'ascesa: quando pedalare diventa impossibile

La prima parte non presenta particolari difficoltà, ma con l'aumentare della quota la strada si complica parecchio. Solo grandi sassi, pedalare diventa impossibile anche con un'e-bike performante. Va bene, un po' di spinta a mano per qualche decina di metri e si torna in sella.

Presto siamo ai piedi del Malamot. Un po' di neve ai bordi, quasi a ricordarci che nonostante sia estate qui siamo a 3.000 metri. La vista è totale da ogni punto: si vede il lago Bianco pochi metri più in basso, e persino il lago del Moncenisio a 1.000 metri sotto di noi, all'orizzonte.

Tutto sembra fermo lì da sempre, accessibile solo in estate quando non è coperto dalla neve, per pochi irriducibili disposti a salire fin quassù.

Vento gelido e la ricerca di una via alternativa

Il vento è gelido, con raffiche fortissime che quasi ci fanno cadere. Dobbiamo scendere di quota, ma il desiderio di non percorrere la stessa strada ci spinge a cercare alternative. La fortuna vuole che incontriamo un gruppo di biker torinesi che anni fa, prima di noi, l'avevano già cercata. Ci spiegano che esiste un sentiero molto esposto, un po' di freeride, e si scende diretti verso il lago del Moncenisio passando per il Forte Pattacreuse.

La discesa: vertigini e spettacolo continuo

Dopo aver esplorato gli altopiani poco più in basso, troviamo il sentiero. È davvero esposto, adatto solo a chi non soffre di vertigini. Dopo vari passaggi tecnici ce l'abbiamo fatta: la temperatura risale man mano che scendiamo verso i 2.000 metri, il paesaggio torna verdissimo con tappeti d'erba. È uno spettacolo continuo a cielo aperto. Costeggiamo una parte del lago e ritorniamo alla diga.

Ragazzi, che giornata!

Consigli utili: un tour per esperti

Un giro per veri esperti, non da consigliare ad amatori, ma la vista privilegiata ripaga ogni fatica.

È importantissimo in questi tour:

  • Essere in piena forma fisica
  • Avere certezza delle condizioni meteo
  • Andare sempre in compagnia
  • Portare uno zaino con attrezzi per piccole riparazioni o per serrare viti e bulloni
  • Avere abbigliamento adeguato per ogni imprevisto
  • Portare cibo e tanta acqua

Ma soprattutto ricordiamoci: in bici sempre prudenza e casco in testa ben allacciato, sia grandi che piccoli.

Buon tour!

Fabrizio e Simone Gillone

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