Generazioni di fenomeni. Stefan Everts, il figlio Liam debutta nel Supercross

Generazioni di fenomeni. Stefan Everts, il figlio Liam debutta nel Supercross
Massimo Zanzani
Il figlio del dieci volte iridato sarà al via del KTM Junior Challenge SX che si corre in occasione della prova di Indianapolis del campionato AMA SX. Abbiamo intervistato Stefan per sapere quali sono le sue sensazioni | M. Zanzani
15 marzo 2013

Punti chiave

 

«Liam è un grande fan del Supercross, guarda le gare, conosce tutti i piloti e sa tutto quello che succede. Per lui è un sogno che diventa realtà poter correre negli USA, è ancora piccolo, ma per un ragazzino è come realizzare un grande sogno, e io voglio dargli questa possibilità». Chi parla è papà Stefan, uno che di cross se ne intende. Non spinge il figlio a seguire le proprie orme, perché sa che ad otto anni l’obiettivo è divertirsi e non fare risultati, per questo non forza i voleri del figlio che nel paddock dei GP è sempre intento a scorrazzare con la sua minicross KTM, cercando semplicemente di assecondare i desideri che Liam gli prospetta in piena libertà.
 

«Visto il mio legame con KTM e la sua passione per le gare su piste artificiali mi è parsa una possibilità interessante correre in una prova del monomarca riservato ai bambini di sette e otto anni. La prossima estate compirà nove anni, e quindi questa era l’occasione buona per andare nell’Indiana considerato anche il momento di pausa che c’è nel Mondiale cross».


Liam ha già fatto altre gare?
«Sì, in totale credo siano cinque o sei. In Olanda lo scorso gennaio è finito nono e quarto con ventisei piloti partecipanti, mentre l’anno scorso ha vinto la sua prima gara 50, ma essendo troppo veloce rispetto agli altri è passato alla classe 65 dove ha corso con la sua 50 ed è arrivato tra terzo e decimo. Due settimane fa ha corso nella 65 ruote grandi e ruote piccole ed è arrivato quarto e sesto».


Gli hai insegnato qualcosa di specifico?
«Sì, non puoi andare là e correre, devi essere preparato. Lo scorso inverno ha girato nella pista privata di alcuni suoi amici in Germania, costruita per le 65 con piccoli salti, dove ha imparato a fare il doppio, ho visto che va più veloce pur guidando con una certa accortezza. Poi l’ho portato a girare anche in una piccola pista belga che c’è a Genk, non è esattamente da Supercross ma si è allenato e in un paio di mesi l'ho visto migliorare molto facendo grandi progressi e adattandosi alla 65 con il cambio, per cui mi sono detto: perché non fare anche questa esperienza?».

La KTM Junior Cup si corre però con le 50 cc.
«L'anno scorso era passato alla 65 cc perché sta crescendo, e quindi la settimana scorsa si è allenato con una 50 con cambio automatico proprio per prepararsi a questa gara».


Mi dicevi che faceva delle buone partenze.
«Sì, con la 50 è un buono starter, con la 65 invece è un po’ piccolo e ha ancora qualche problemino per cui si deve allenare ancora. ».


A livello di preparazione mentale invece?
«Credo che Liam non senta la pressione di essere "il figlio di", è più l'eccitazione di andare là a gareggiare, di fare bene. Finora si è dimenticato di tutto il resto e pensa solo a correre. Non si rende ancora conto di cosa può esserci intorno, a quell’età i bambini vivono ancora in un mondo tutto loro, ecco perché voglio dargli l'opportunità di fare quelle gare come "Liam Everts" non come "il figlio di Stefan Everts". La stampa lo etichetta come "il figlio di", ma lui al momento si vede solo come Liam, ecco perché l'ho voluto portare negli Stati Uniti adesso, perché forse tra due anni, crescendo e capendo di più, potrebbe avere più pressione e meno divertimento».

Liam Everts
Liam Everts


In passato il tuo maestro è stato tuo padre Harry, anche lui campione del mondo di motocross, adesso tu insegni a Liam.
«Sì, e penso di essere nella miglior posizione perché ho avuto un maestro che è stato un campione, e sono diventato a mia volta un campione. Ho esperienza da entrambi i punti di vista, padre e insegnante. Cerco di essere un padre migliore come comunicazione, e non voglio spingere troppo su Liam, se vuole correre corre, se non vuole non lo obbligo. E' una sua scelta, ed è importante ricordarsi che è un bambino e deve anche stare con gli altri bambini, è troppo presto per avere le gare come unico scopo della vita».


Hai in mente dei programmi precisi per il futuro?
«Quest'anno faremo alcune gare locali in Belgio, se vanno bene magari il prossimo anno proviamo a fare l'Europeo 65 con l’obiettivo che si qualifichi per la finale di Matterley Basin».


Un pronostico per la gara di Indianapolis?
«Non saprei dire perché non conosco i partecipanti, di sicuro la competizione sarà alta. Comunque sia la prenderemo come un divertimento, io potrò rivedere i colleghi americani, salutare Roger De Coster e gli altri della KTM America, e quindi è una bella occasione anche per me di poter andare a trovare gli amici e per Liam per coronare un suo sogno».

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