Un mese con... Yamaha Tricity 300

Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
La nostra prova di durata con il tre ruote medio Yamaha. Come sempre, analizziamo città, autostrada e misto di montagna. In tutti questi sorprende...
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
2 maggio 2022

Siamo quindi arrivati alla parte conclusiva della nostra prova di durata sul Tricity 300 di Yamaha. Un mezzo che si è rivelato versatile, valido ma soprattutto sicuro e divertente in tutti e tre gli ambiti del nostro test. Ricordiamo, tra l'altro, che il Tricity 300 in Italia si può guidare anche con la sola patente B, anche in autostrada se il pilota ha più di 21 anni.

Nel traffico milanese, Tricity 300 se la cava più che bene grazie a una sezione frontale non lontana da quella di uno scooter tradizionale che gli consente di filtrare ai semafori, unita a una stabilità intrinseca irraggiungibile per un mezzo tradizionale. Stabilità che cresce esponenzialmente sui fondi a scarsa aderenza, dove l'appoggio del Tricity, con il suo avantreno LMW, garantisce una sicurezza pressoché assoluta in tutte le condizioni. Ottimo anche il sistema di blocco della sospensione anteriore, che aiuta sia al semaforo che nelle manovre da fermo. Peccato solo per la mancanza di un vano portaoggetti nel retroscudo, e attenzione, se non siete altissimi, al profilo sella che complica un po' l'appoggio dei piedi a terra.

Sulle strade a scorrimento veloce - autostrade e tangenziali - si ha modo di apprezzare una buona protezione aerodinamica, l'assenza di vibrazioni ma soprattutto di nuovo quella grande stabilità dovuta allo schema dell'avantreno che garantisce sicurezza e serenità anche viaggiando costantemente a velocità vicine alla massima. L'autostrada non è certo il contesto elettivo per un Tricity 300, che però affronta lo scenario con molta più serenità e sicurezza rispetto a uno scooter tradizionale di pari cilindrata.

Chiudiamo quindi con il misto di montagna, l'ambiente tradizionalmente più legato al divertimento motociclistico. Anche qui, l'esperienza è guidata dall'avantreno: stabile, con grandi doti di appoggio su tutti i tipi di fondo, il doppio anteriore aiuta il neofita come l'esperto, chiedendo in cambio solo un po' di impegno in più nell'inserimento e nei cambi di direzione. E data la vocazione del Tricity 300, non deve nemmeno sorprendere come la comunicativa cali un po' al salire della velocità - oltre i 60 km/h la distribuzione dei pesi lo rende un po' vago sul davanti, penalizzando la confidenza nella guida sportiva.

In generale, quindi, promuoviamo ampiamente il Tricity 300, che si rivela comodo, sicuro e molto più divertente di quanto non si potrebbe immaginare. Vi invitiamo ad approfondire tutti gli ambiti che abbiamo esaminato: trovate i video di dettaglio qui sotto!

 

Proseguiamo il nostro long test sul tre ruote Yamaha con l'ambito più tipicamente legato alle due (e tre ruote), ovvero quel misto di montagna dove la dinamica di qualunque mezzo si inclini per curvare regala il massimo del gusto. Il Tricity 300 non si tira affatto indietro, pur se naturalmente con le debite concessioni alla vocazione e alla cilindrata dell'LMW (Leaning Multi Wheel) di Iwata.

Lo schema anteriore garantisce una solidità irraggiungibile a un normale mezzo a due ruote, aumentando la sicurezza e permettendo anche di prendersi confidenze notevoli nella guida sportiva, sia sui fondi più levigati che su quelli che invece metterebbero un po' a disagio su una moto convenzionale. Si può affondare la frenata fino a dentro la curva in totale sicurezza e godere di un appoggio incredibile in percorrenza.

I contro? Come succede anche su Niken - nettamente più "moto" nelle ambizioni e nelle prestazioni - bisogna fare i conti con una minor reattività in inserimento e nei cambi di direzione, caratteristica a cui comunque si fa rapidamente l'abitudine. A differenza della già citata Niken, peraltro, Tricity 300 mette in mostra anche qualche limite sul veloce: tutto bene fino a 50/60 km/h, mentre dopo la distribuzione delle masse un po' sbilanciata sul retrotreno rende l'anteriore decisamente più vago. Niente di pericoloso, sia chiaro, ma cala un po' quel fattore confidenza che invece caratterizza la guida sportiva alle basse velocità.

Appuntamento fra qualche giorno, quindi, per un bilancio complessivo sulla nostra esperienza in sella al Tricity 300...

Il nostro long test su Yamaha Tricity 300 continua con un ambito che potrebbe sembrare fuori luogo per un mezzo del genere. E invece, possiamo dirvelo con certezza dopo la prova, non lo è affatto. Per due motivi: il primo è che il Tricity 300, che come abbiamo già detto è guidabile anche solo con la patente B, se avete più di 21 anni lo è anche in autostrada (se avete la A2 il problema invece non si pone proprio) mentre il secondo è che l'architettura LMW lo rende nettamente più stabile, riposante e quindi sicuro rispetto agli scooter tradizionali di pari cilindrata.

Andiamo con ordine: la protezione aerodinamica non è affatto male. Il parabrezza non è regolabile, quindi l'esperienza può variare a seconda della vostra altezza. In caso di vortici, spostarsi longitudinalmente sul sellone - c'è ampio spazio di manovra - può cambiare in maniera significativa la situazione. Le vibrazioni sono del tutto assenti, nonostante in effetti si viaggi (almeno in autostrada) costantemente a manetta o quasi.

E qui veniamo al discorso iniziale: la velocità di punta del Tricity 300 coincide sostanzialmente con il limite nazionale - fra i 130 e i 140 km/h indicati. Il che significa che si sta molto spesso nelle prime due corsie, frequentate però da camion e mezzi pesanti che generano scie e disturbi aerodinamici. E qui c'è un altro frangente in cui l'avantreno Yamaha LMW fa la differenza: la sua maggior stabilità intrinseca fa sì che il Tricity 300 sia quasi insensibile a questi flussi, permettendovi di guidare tranquilli e sereni. Si arriva nettamente più riposati e rilassati anche dopo tragitti rilevanti, perché lo stress psicologico è molto, molto minore.

Note negative: il consumo, stante la sopra citata conduzione tipica (con il gas completamente spalancato...) sale in maniera significativa, come del resto era più che lecito attendersi. Per contro, il cruscotto rimane sempre perfettamente leggibile, anche sotto il sole diretto. Ma se anche il Tricity ci ha sorpreso in questo ambito, non è certo il contesto autostradale quello ideale per il tre ruote Yamaha, quindi a questo punto preferiamo uscire, e puntare dritti su un bel misto di montagna, tanto per verificare se il Tricity è un buon compagno anche per la scampagnata fuori porta! Appuntamento alla prossima puntata...

 

In città

Continuano i nostri long test. Stavolta tocca a Yamaha Tricity 300, lo scooter tre ruote di media cilindrata che si va a inserire - nella gamma trasversale Leaning Multi Wheel - fra gli scooter leggeri Tricity 125/150 e la "moto vera" Niken. Come quest'ultima, eredita l'architettura anteriore a doppia forcella che offre sicurezza, stabilità e solidità nel feeling; a differenza di questa, però, Tricity 300 si guida con la normale patente B. E se avete compiuto 21 anni, potete anche andarci in tangenziale e autostrada, sempre con la sola patente dell'auto.

Non torneremo sulla descrizione tecnica del mezzo, che ha già svolto la nostra Cristina durante il suo test al debutto, concentrandoci invece sul primo scenario in cui abbiamo ambientato la nostra prova di durata, ovvero quello cittadino. Ambiente elettivo per il Tricity 300, che però non nasconde ambizioni da GT e vuole quindi spaziare anche nell'extraurbano.

Una cosa per volta: nella giungla di cemento del traffico milanese, Tricity 300 se la cava più che bene. Largo circa come un maxiscooter, nonostante l'impatto visivo lo faccia sembrare più ampio, filtra decentemente fra le colonne di auto. O meglio, dove passate con un maxi, passate anche con il Tricity con il vantaggio non indifferente, una volta fatta l'abitudine al feeling della sospensione anteriore, di una stabilità decisamente superiore alle velocità... pedonali.

Sui fondi viscidi o sconnessi, poi, la differenza è abissale: il Tricity 300 offre un appoggio e un feeling impareggiabili su tombini, buche, e le inevitabili "scivolosità" che costellano le strade cittadine. Non solo in percorrenza, tra l'altro: la possibilità di frenare, anche forte, in curva, è quella che fa la differenza fra un semplice spavento o un brutto conto fra carrozziere e meccanico, per non dire di peggio.

Il sistema di blocco della sospensione anteriore, che permette di non appoggiare i piedi a terra al semaforo (ma soprattutto di non sbilanciarsi, vista la massa del sistema che potrebbe mettere in difficoltà i meno esperti o i più distratti...) richiede giusto qualche stop di esperienza per poi diventare una seconda natura. Le prime due/tre volte il cervello viene preso un po' in contropiede, e si ha la sensazione soprattutto se lo sguardo divaga, che il Tricity si stia inclinando ma non è così: puntate gli occhi su un riferimento fisso e vedrete che è saldo come una roccia. Dal quinto semaforo in avanti non ci farete nemmeno più caso.

Il sistema è tra l'altro utilissimo anche negli spostamenti a piedi, quando siete giù dalla sella; ad avantreno bloccato è praticamente impossibile prendere il "trapicco" e appoggiare il Tricity a terra. Punteggio pieno per questa soluzione. E ottimo anche il funzionamento del sistema keyless con il manopolone che controlla tutte le funzioni del sistema (compresa l'apertura di sella e tappo serbatoio) anche se il cicalino che avverte il pilota che si sta allontanando lasciando il Tricity acceso è un po' troppo ansiogeno: basta staccarsi di un metro perché il sistema entri in funzione.

Fra i difetti - veniali - segnaliamo come manchi completamente un qualsivoglia vano di contenimento nel retroscudo: la presa per un caricabatterie in questo modo perde un po' di utilità, ma con la sospensione anteriore lì davanti capiamo che sia molto difficile ricavare lo spazio necessario. Inoltre, come accade su diversi modelli della famiglia Yamaha MAX, toccare a terra con i piedi non è sempre facile (se non siete altissimi) vista larghezza e altezza della parte anteriore della sella.

Come al solito, la seconda parte dello speciale valuta il comportamento del Tricity sulle strade a scorrimento veloce. Appuntamento fra qualche giorno per capire come si comporta il 300 su tangenziali e autostrade.

Yamaha Tricity 300 (2021 - 24)
Yamaha

Yamaha
Via Tinelli 67/69
20050 Gerno di Lesmo (MI) - Italia
848 580 569
https://www.yamaha-motor.eu/it/it/

  • Prezzo 8.999 €
  • Cilindrata 292 cc
  • Potenza 28 cv
  • Peso 239 kg
  • Sella 795 mm
  • Serbatoio 13 lt
Yamaha

Yamaha
Via Tinelli 67/69
20050 Gerno di Lesmo (MI) - Italia
848 580 569
https://www.yamaha-motor.eu/it/it/

Scheda tecnica Yamaha Tricity 300 (2021 - 24)

Cilindrata
292 cc
Cilindri
1
Categoria
Scooter Ruote basse
Potenza
28 cv 21 kw 7.250 rpm
Peso
239 kg
Sella
795 mm
Pneumatico anteriore
120/70-14M/C 55P
Pneumatico posteriore
140/70-14M/C 62P
Inizio produzione
2020
tutti i dati

Maggiori info