Nico Cereghini: "Ducati lascia la Superbike? Logico"

Nico Cereghini: "Ducati lascia la Superbike? Logico"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
La decisione ci ha colto di sorpresa ma i tempi cambiano, non si può fare tutto, la SBK diventerà una competizione tra team più o meno privati. Almeno credo | di N. Cereghini
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31 agosto 2010

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Ciao a tutti e ben rientrati!
Oggi Ducati. Io sono molto legato al marchio Ducati, e non potrebbe essere diversamente perché fa parte della mia storia.
Ho portato in gara una delle primissime SS 750 nella 500 km di Misano del ’73, appena un anno dopo l’impresa di Smart nella 200 Miglia di Imola, ho cenato a casa dell’ingegner Taglioni e ammirato le sue 400 orchidee nella serra costruita sul terrazzo, sono stato amico di Franco Farnè e Spaggiari e Ferrari e Pollicino. La Ducati è nel mio cuore e volete che non mi dispiaccia se annuncia il suo ritiro dalla SBK? Mi dispiace moltissimo, e lì per lì ci sono rimasto male. Ma poi ho riflettuto con calma e ora capisco che è giusto così.

Sì, forse l’annuncio è stato intempestivo. Sì, era prevedibile che si mettesse in relazione l’ingaggio milionario di Rossi nella MotoGP e il passo indietro nelle derivate dalla serie. Sì forse si potevano chiarire fin da subito e un po’ meglio le ragioni della scelta. Ma la realtà è lì da vedere: c’è la crisi di mercato, c’è la necessità di impegnarsi ancora più a fondo nella massima categoria, e c’è infine l’evoluzione della stessa Superbike. Che si sta trasformando molto più in fretta di quanto il pubblico abbia percepito.
 

Ma la realtà è lì da vedere: c’è la crisi di mercato, c’è la necessità di impegnarsi ancora più a fondo nella massima categoria, e c’è infine l’evoluzione della stessa Superbike. Che si sta trasformando molto più in fretta di quanto il pubblico abbia percepito


Aprilia e BMW sono state invitate ad entrare con la lusinga di poter competere subito, con dei quasi-prototipi. E il campionato è cresciuto, tutti i marchi in pista, Max Biaggi e grandi gare e tanto spazio sui giornali. Bello, però antistorico: non era più il tempo, avanzava la crisi mondiale, Dorna correva ai ripari e già il motomondiale andava verso le moto di serie. Ora non c’è spazio per due categorie di vertice: i finanziamenti scarseggiano.
Tanto è vero che Aprilia e BMW stanno progettando di spendere meglio il loro denaro passando nel 2012 alla MotoGP. Nell’immediato futuro, tra due stagioni al massimo, la Superbike sarà probabilmente disputata tra squadre private, sullo schema praticato da anni dalle case giapponesi. Ducati ha analizzato la situazione e anticipato i tempi: svilupperà il prodotto e lo affiderà ai vari team della SBK puntando a vincere comunque.

Credo che sia giusto così, così le risorse mi sembrano meglio utilizzate.
Poi certo, dispiace che la casa più vincente della Superbike, quella che per tanti anni è stata la bandiera della competizione più spettacolare e forse anche più amata dai motociclisti, si faccia da parte.
Da Lucchinelli a Fogarty fino a Bayliss ed Haga, molti tra i miti più belli del motociclismo hanno vinto con le Ducati ufficiali. Anche Hailwood lo ha fatto. Ma il mondo cambia e non cambia in meglio. Occorre adeguarsi. Purtroppo.

Ascolta l'audio di Nico nel box in alto a sinistra.