Cosa è successo al marchio Yezdi?

Cosa è successo al marchio Yezdi?
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Una storia che ci permette di tratteggiare brevemente le origini di un marchio da noi pressoché sconosciuto ma che in India – nonostante circa 25 anni di assenza – è circondato dall'affetto dei motociclisti
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
9 gennaio 2023

Yezdi: un marchio motociclistico che in Europa è quasi sconosciuto; eppure in India ha conosciuto e riscontra tutt'ora una popolarità trasversale a tutte le età e fasce di popolazione. Ve ne parliamo perché è protagonista in questi giorni di una disputa legale sulla proprietà del Marchio: roba da diritto industriale, direte voi. Vero, però è anche lo spunto per raccontarvi come un brand che oggi si rivolge a 1,4 miliardi di persone ed è 100% indiano, poggiava all'atto della sua nascita le proprie radici in Europa.

 

Siamo in India, negli anni '60. Mentre da noi oscillavamo tra il Galletto e la V7, dalle parti di Karnataka sorge Ideal Jawa un'azienda che, come del resto stava già accadendo da tempo con Enfield India o Bajaj che avevano stretto una partnership con Marchi europei, produceva e costruiva in loco e su licenza le moto Jawa. La Casa cecoslovacca, ai tempi all'apice del suo successo e distribuita in 120 paesi, era stata fondata nel 1929 da František Janeček, un distinto ingegnere nato in Boemia ma laureatosi a Berlino.

František, un tipo intraprendente e capace, tra le altre cose dedica il proprio ingegno a ottenere più di 60 brevetti, anche in campo bellico, ma forse la sua invenzione più arguta è una specie di display meccanico ante litteram. Alla fine della prima guerra mondiale le industrie che fino a quel tempo prosperavano con le commesse belliche devono ripensarsi e convertire la produzione, in ogni caso il mondo sta evolvendosi e Janeček trova l'occasione giusta acquistando la divisione motociclistica di Winklhofer & Jaenicke, la Wanderer. Nasce così la prima Jawa (il nome non è altro che l'unione delle prime due lettere di Jaenicke e Wanderer): una 500 cc.

Nel corso degli anni Jawa diventa un Marchio molto noto: a qualcuno verranno in mente sopratutto le pacifiche bicilindriche due tempi da 350 cc ma noi ricordiamo anche la 350 quattro cilindri da GP a disco rotante; insomma, specie dopo la seconda guerra mondiale, la popolarità di Jawa non è in discussione e alcuni modelli conoscono un'ampia diffusione, per esempio il Pèrak. Tenete a mente questo nome.

 

Jawa 350/634 Retro - produzione contemporanea
Jawa 350/634 Retro - produzione contemporanea

Torniamo dall'altra parte del mondo: Mysore, Karnataka, India. Qui Farrokh Irani e Rustom Irani – uomini d'affari – fondano Ideal Jawa con lo scopo di produrre in licenza le Jawa. Siamo alla fine degli anni '50. In realtà i due sono già da tempo importatori di BMW, Sunbeam, CZ e della stessa Jawa ma forse la loro Ideal Motors è un vestito troppo stretto per le possibilità di espansione di un mercato così vasto come l'India, con una storia motociclistica tutta da scrivere, e la loro abilità è tale che Ideal Jawa registra nel 1969 il marchio Yezdi, nome che pare abbia avuto origine “indianizzando” il nome Jawa, per produrre le loro motociclette.

Sia come sia, Jawa e Yezdi diventano in India brand popolari: tra il 1961 e il 1971, Ideal Jawa produce le 250 353/04 sotto licenza, ma poi continua con una line-up di moto robuste e divertenti: non soltanto delle ottime compagne per tutti i giorni ma mezzi che portarono molti giovani a viaggiare e a unirsi in club tutt'ora attivi e sintomo di un forte attaccamento ai due marchi.

 

Nel 1996, tuttavia, Yezdi serra definitivamente i battenti. Forse le norme antinquinamento che strozzano i motori a due tempi sui quali è basata la produzione, forse l'arrembaggio dei giapponesi con i loro mezzi a quattro tempi affidabili e economici, senza considerare il rialzo dei prezzi dei prodotti petroliferi, ma la situazione porta alla chiusura degli stabilimenti che fino a quel momento producevano alcuni modelli tra cui l'intramontabile Yezdi Roadking, una roadster tuttofare mutuata dalla Jawa/CZ 250.

Nel frattempo il mondo continua ad evolversi: il mercato motociclistico indiano è immenso e i suoi motociclisti amano sì la grande affidabilità e robustezza ma continuano a subire il fascino di nomi storici. Inoltre le grandi aziende motociclistiche indiane, spesso parte di gruppi ancora più cospicui, puntano anche al mercato globale sul quale reputano più facile arrivare con brand già riconoscibili e con una storia alle spalle.

Può almeno in parte spiegarsi così, su questo doppio binario, l'acquisto di Norton da parte di TVS in tempi recenti, Bajaj (che ha già una partership con Triumph) che rileva i diritti su Vincent-HRD o, e qui continua la nostra storia, la campagna acquisti che il Gruppo Mahindra ha messo in cantiere da alcuni anni a questa parte con la sua Classic Legends Private Ltd: nel 2016 vengono infatti acquistati il marchio inglese BSA e le licenze di costruzione riguardanti le moto ceche per le quali a questo punto la storia si biforca. Non seguiremo le vicende della Jawa Moto spol. s.r.o. con sede nella Repubblica Ceca (e produttrice della JAWA 350/634 Retro che vedete in foto più in alto), ma quelle che ci fanno restare in India, dove inizia la produzione di moto Jawa moderne, basate sul un nuovo monocilindrico a quattro tempi con raffreddamento a liquido e cambio a sei marce di 293 cc della potenza di 27,3 cavalli che muove i nuovi modelli 42 , Classic, e Pèrak. Appunto.

Classic Legends, peraltro, possiede anche il 100% di Peugeot Motocycles e attraverso la rete vendita del Marchio francese dovrebbe fare arrivare la BSA 650 Goldstar in tutta Europa, ma questa – utilizzando un abusato adagio – è un'altra storia.

Yezdi e la disputa legale sul marchio

E Yezdi, direte? Ecco, qui la faccenda ha preso una piega diversa. Yezdi rinasce nel 2022 in India sempre a opera di Classic Legends, con una piattaforma di tre modelli (Scrambler, Adventure e Roadster) basati sul motore della Jawa Pèrak; motociclette che con il claim “not for the saint hearted” ottengono subito un buon successo.

Però proprio sul più bello le cose si complicano e per capire come dobbiamo ritornare a Karnataka, più precisamente dentro le aule del suo Tribunale, per una faccenda di molti anni fa: nel 1996, come vi ho già detto, Yezdi chiude e nel frattempo – 1991 - Ideal Jawa chiede di essere posta liquidazione, processo che si chiude nel 2001. Viene inoltre costituita una associazione degli ex-dipendenti a tutela dei loro crediti; successivamente, in tempi più recenti, il marchio Yezdi viene registrato da Boman Irani (figlio di Rustom Irani, uno dei fondatori di Yezdi) che lo utilizzerà successivamente insieme a Classic Legends nella rinascita di Yezdi del 2022.

Ma l'Official Liquidator (una sorta di commissario giudiziario per liquidare le attività di Ideal Jawa e permettere l'appianamento di tutti i debiti pregressi) e la Ideal Jawa Employees Association ricorrono al Tribunale: quest'ultimo il 16 dicembre 2022, stabilisce che la registrazione del marchio Yezdi operata da Boman Irani era impropria in quanto il marchio faceva parte dei beni di Ideal Jawa in liquidazione e ordina che Boman Irani e Classic Legends paghino i diritti su tutti i guadagni realizzati tramite l'uso del marchio Yezdi, inibendone inoltre l'utilizzo a Classic Legends. In atto, la sentenza del Tribunale è sospesa per 30 giorni per permetterne l'impugnazione, come riporta rushlane.com.

Insomma, non è una questione bagatellare ma un vero busillis legale potenzialmente fonte di complicazioni per la piena rinascita di un Marchio che ha ancora molto da dire in India. Da parte sua, Classic Legends dichiarandosi ottimista ha ribadito che le vendite e la produzione Yezdi continuano e che presenterà appello avverso la decisione del Tribunale.

Appare piuttosto probabile, oltreché ragionevole, che la questione possa avere fine in un accordo extra giudiziale dove le due parti troveranno un modo adeguato per chiudere la lite, altrimenti il Marchio Yezdi potrebbe anche andare all'asta. Vi terremo aggiornati.