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Quando un brand automotive decide di entrare nel mondo delle e-bike, il rischio è quello di presentare l'ennesimo prodotto derivativo con componenti noti e poca personalità. Rivian, invece, ha scelto una strada completamente diversa con ALSO, spin-off dedicato alla micromobilità che ha già raggiunto una valutazione di 1 miliardo di dollari prima ancora di mettere un singolo prodotto sul mercato. Bolla speculativa? Presto per dirlo. Di certo, ciò che ALSO sta mettendo sul tavolo appare molto interessante e come dicono quelli bravi in America è "disruptive". Parliamo di 300 milioni raccolti in venture capital e di un debutto previsto per metà 2026 con la TM-B, una speed pedelec classificata come Class 3 negli Stati Uniti che promette di stravolgere il concetto stesso di bicicletta elettrica. Ricordiamo che le S-Pedelec qui da noi sono classificate alla stregua di ciclomotori in quanto superano i 25 km/h, ma in questo momento questa classificazione è un dettaglio marginale della storia.
La ALSO TM-B si presenta con un design che definire polarizzante sarebbe riduttivo e l'unica similitudine che può venirci in mente è quanto proposto finora da Cake. L'approccio è quello di un prodotto modulare e versatile, pensato per adattarsi rapidamente a diverse configurazioni d'uso. Al centro del progetto c'è un'unità motore importante, equipaggiata con una batteria removibile che può essere utilizzata come power bank mobile. Un dettaglio non da poco in un'epoca in cui la connettività è tutto e la sete di ricarica ci accumuna.
Ma il vero colpo di scena riguarderebbe la filosofia costruttiva. ALSO ha sviluppato un sistema quasi "LEGO-like" con una saddle dome e ricarica USB-C, scelte coraggiose che dimostrano la volontà di ripensare completamente l'oggetto bici. Persino dati che normalmente ruberebbero la scena, come i 180 Nm di coppia o la forcella a steli rovesciati, passano quasi in secondo piano rispetto al concept generale.
Mentre l'industria tradizionale continua a combattere a colpi di specifiche tecniche e componentistica di terze parti, ALSO punta tutto sull'esperienza d'uso. Niente posizionamento ossessivo di brand motore, trasmissioni o forcelle: qui i componenti non sono gli eroi della storia. L'obiettivo è parlare a un pubblico che finora non ha mai mostrato il minimo interesse per le bici, presentando un prodotto che abilita nuovi stili di vita più che vantare numeri tecnici.
È un approccio che ricorda quello di VanMoof e la succitata Cake, brand che hanno saputo distinguersi per visione e coraggio. Con tutti i rischi del caso, naturalmente. Perché quando si sceglie di sviluppare componenti proprietari, il servizio post-vendita diventa la vera sfida. VanMoof ne è l'esempio più doloroso: i costi di assistenza sono arrivati a eguagliare quasi l'intero fatturato dell'azienda, portando al fallimento. E quanto a Cake... beh siamo ancora in attesa che si riprenda dal tracollo di due anni fa.
ALSO non si fermerà alla bici, pare. Il nuovo quad modulare presentato insieme alla TM-B rappresenta una sorta di Ape moderna, capace di trasformarsi da cargo bike a mini trasportatore grazie a configurazioni intercambiabili. L'idea è trasformare le piste ciclabili in corsie preferenziali ad alta velocità per il trasporto merci urbano. La cosa ha chiaramente senso a patto di avere... piste ciclabili. E, verrebbe da aggiungere, piste ciclabili di una certa dimensione che permetta di usufruirne in sicurezza. Tutti aspetti che in Italia sembrano ancora futuristici se non fantascientifici.
E non poteva mancare il ALSO Wave Helmet, casco con illuminazione integrata, speaker hi-fi (sia mai che ci godiamo un po' di silenzio...) e comando a una mano. Un design a metà tra Star Trooper e equipaggiamento SWAT che completa l'ecosistema del brand. Se entri nel mondo ALSO, lo fai fino in fondo. Chiaramente secondo loro.
A questo punto uno si aspetterebbe la legnata di un listino da paperoni. E invece! Se il prezzo di lancio dichiarato di circa 4.000 dollari venisse confermato, ALSO potrebbe davvero ritagliarsi uno spazio interessante nel mercato delle speed pedelec premium. Non si tratta di una cifra abbordabile per tutti, ma considerando l'ambizione del progetto e il livello di innovazione promesso, il posizionamento appare coerente.
L'entusiasmo per il progetto ALSO è comprensibile e in parte lo condividiamo, ma le domande sul tavolo sono ancora molte. La prima riguarda proprio l'assistenza e la rete di distribuzione: senza partner di servizio affidabili e disponibilità immediata di ricambi proprietari, il rischio di replicare il disastro VanMoof è concreto. Il vantaggio di affidarsi a partners collaudati come possono essere Bosch, Shimano e via dicendo permette ai costruttori di bici di concentrarsi sul fare la bici e non sull'assistere i powertrain. Nel caso di ALSO tutto sarebbe interno.
La seconda questione riguarda la reale fruibilità quotidiana di un concept così radicale. Quello che funziona benissimo su carta e nelle presentazioni non sempre si traduce in un'esperienza d'uso soddisfacente nella vita reale. L'impressione dalle immagini è che la ebike possa non essere così maneggevole e pratica come una normalissima bicicletta e che sia più vicina all'esperienza di un ciclomotore. Se poi dovrà per forza essere omologata come tale per circolare su strada e non sulle ciclabili come avviene effettivamente per le S-Pedelec allora è probabile che qui da noi non ottenga molti riscontri. Solo i test sul campo potranno dirci se la TM-B mantiene le promesse e per ora ci godiamo un'idea innovativa.
Il punto è che ALSO sta centrando a nostro avviso uno spazio scoperto del mercato che è molto promettente per il futuro: l'e-bike come mezzo di trasporto quotidiano. E a livello di proposta sta facendo tante cose giuste. Il concept modulare dell'e-SUV è impressionante e potrebbe davvero rappresentare un nuovo benchmark per l'industria della bici. Audace, dirompente, eccitante. Ma tra l'entusiasmo di una presentazione ben confezionata e la sostenibilità di un business model nel tempo c'è un abisso che in molti hanno sottovalutato.
Rivian sembra avere delle spalle larghe e i capitali per sostenere il progetto nei momenti difficili, un vantaggio non da poco rispetto a startup più fragili. La vera sfida sarà trasformare una visione brillante in un prodotto che funziona, si ripara facilmente e conquista davvero quel pubblico nuovo che il settore bike cerca da anni senza trovare le chiavi giuste.