MotoGP 2022. GP del Portogallo, Joan Mir: “Né come Stoner né come Rossi”

MotoGP 2022. GP del Portogallo, Joan Mir: “Né come Stoner né come Rossi”
Giovanni Zamagni
Intervista esclusiva di moto.it al campione del mondo della Suzuki: “Smettere a 27 anni è troppo presto, ma pensare di continuare fino a 42 è impossibile: sono sicuro che non ci sarà più nessuno che correrà fino a quella età”. Con Joan si parla di presente, di futuro, del mare, della montagna, della sua personalità. E di tanto altro
21 aprile 2022

Portimao - Lo dico subito: sono un grande estimatore di Joan Mir. Prima di tutto fuori dalla pista, poi come pilota: è un ragazzo di grande spessore, mi piace il suo carattere, mi piace la sua attitudine. In pista, apprezzo la sua concretezza, la sua capacità di sfruttare al massimo, quasi sempre, il materiale che ha a disposizione. Oggi Joan ha concesso a moto.it un’intervista esclusiva.

Joan, partiamo dal bilancio di questo inizio di campionato.

“Sono contento: è chiaro che può sempre andare meglio, ma anche peggio… A me piace iniziare con calma le stagioni e finirle al massimo, piuttosto che il contrario. Bisogna iniziare prendendo fiducia, conquistando punti importanti, superare al meglio i circuiti iniziali, quelli che solitamente mi piacciono di meno. Questo è quello che ho fatto. Poi, gara dopo gara, bisogna aumentare l’intensità. Questa è sempre stata la mia strategia in tutta la mia carriera. È chiaro che a volte inizi e hai tutto per vincere e ci provi, altre è un po’ più complicato”

Non ti conosco cosi bene, quindi magari la mia valutazione è sbagliata: a me sembri meno felice che in passato. È così?

“In realtà mi sento bene, sono felice, sono contento: faccio quello che mi piace e sono anche bravo a farlo. È vero che tutti vogliamo vincere e nel 2021 non ci sono mai riuscito e nemmeno quest’anno per il momento. Ma del 2022 non sono tanto preoccupato, lo ero nella passata stagione: aspetto di tornare in alto. Credo che questa stagione possa essere buona”

Quanto buona?

“Non so rispondere. Non avrei saputo cosa dire nel 2020 dopo quattro gare se mi avessi fatto la stessa domanda: non si può sapere. Ma abbiamo tutto per tornare a vincere: il pilota ha più esperienza del 2020, la Suzuki sembra competitiva. È vero che c’è tanta concorrenza, è molto difficile essere costante in questo momento, ci sono tante moto molto competitive. È importante trovare costanza e poi aumentare l’intensità per salire sul podio e starci in tutti i GP. Come abbiamo fatto nel 2020. Stiamo seguendo un po’ quella strategia”

La MotoGP è più divertente o è più faticosa?

“Dipende dal momento. Sono contento quando finito il GP ho l’impressione di aver fatto un buon lavoro: in quel momento sono felice, lì sono soddisfatto di me. È chiaro che quando stai lavorando non te lo godi più di tanto”

Noi appassionati di moto, però, pensiamo solo al gusto che può dare guidare una MotoGP: per un pilota è molto differente?

“È così, è bello, ma quando poi inizia a essere il tuo lavoro perde un po’ di divertimento. Faccio comunque quello che mi piace: quando torno a casa, penso subito ad andare a fare motocross, ad allenarmi con la moto… Ma se lo devi fare per forza, è diverso che andare a girare alla domenica con la moto da enduro”

Ti vedi come Casey Stoner che ha smesso a 27 anni o come Valentino Rossi che ha chiuso la carriera a 42 anni? E avrebbe continuato volentieri…

“Né l’uno né l’altro… A 27 anni sei molto giovane, però mi vedo più simile a Casey: credo che in questi anni l’intensità che devi mettere nelle gare sia enorme. Valentino ha fatto una carriera spettacolare, ma c’era un momento che poteva risparmiarsi un po’, mettere molto meno intensità rispetto a quella che ha messo nelle ultime stagioni. Passano gli anni, vinci, vai al massimo: questo allunga la tua carriera. Credo che adesso sia più difficile che un pilota possa continuare fino a 42-43 anni con la MotoGP: sono sicuro che non ci sarà un altro fenomeno così che arriva fino a 43 anni con quella passione”

A proposito di questo stress, di questa velocità, di questa competizione continua, ovviamente tipica di tutti gli sport: pesa a un ragazzo di 24 anni?

“Quando sei dentro a questo mondo, vivi tutto molto velocemente: da fuori sembra qualcosa di molto difficile da sopportare, ma da dentro tutto ti passa in fretta. Da quando ho iniziato la mia carriera, da quando avevo 12-13 anni, è sempre stato così: tutto molto veloce, tanta pressione, un anno dopo l’altro. Adesso sono già da quattro stagioni in MotoGP, ma sembra l’altro giorno quando iniziavo questa avventura. E i risultati che abbiamo conquistato in tre anni - un titolo, un terzo posto - sono molto buoni: dobbiamo essere contenti…”

Non mi dirai niente del futuro. Ma come prende una decisione un pilota?

“Guardi a tutti gli aspetti. A volte servono nuove motivazioni e per questo si cambia Casa, per allungare la carriera, dopo tanti anni, magari, con la stessa moto. Si cercano sempre motivazioni: sinceramente, non so dirti in che momento sono”

Ma le difficoltà che hanno incontrato molti piloti cambiando moto, ti preoccupano, è qualcosa a cui pensi?

“È un rischio molto alto: dovresti cambiare in un momento che te lo puoi permettere, non nel primo o nel secondo anno della tua carriera. È sempre una questione di motivazione: fa una grande differenza”

Studi altri sportivi, c’è qualcuno a cui ispirarsi di altre discipline?

“Noi a Maiorca abbiamo una figura dello sport che rappresenta il sacrificio, la dedizione, il lavoro duro: Nadal ha vinto tutto quello che si poteva conquistare. E ancora oggi, quando vedi una sua partita, ti viene la pelle d’’oca per quello che fa. Ma tutti gli sportivi guardano altri sport per prendere esempio, io lo faccio”

Parlaci del tuo casco, cosa dice di te il tuo casco?

“Mi ci sono voluti un paio d’anni per capire cosa rappresentare di me alla gente, adesso sono soddisfatto del risultato. A me piace molto il mare, è una passione che ho: purtroppo non posso starci tutto il tempo che vorrei. Da ragazzino, ricordo che stavo tutto il giorno al mare: mi allenavo alla mattina, poi passavo il mio tempo con gli amici per fare le immersioni con la maschera, andare con la barca… Ma mi piace anche lo sport che si fa in montagna: sciare, MTB e tutto il resto. Il mio casco rappresenta queste due mie passioni: c’è la montagna, ma anche il blu che è il simbolo del mare. Ma illustrano anche come cambiano le mie personalità quando sono in gara, quando sto lavorando o quando sono a casa: sono aspetti di me molto differenti”

Il mare ti rilassa, ti dà tranquillità?

“Sì. Quando sono arrabbiato devo vedere il mare, oppure anche quando devo scollegarmi da tutto. Il mare è tranquillità, la montagna è adrenalina: questa è la combinazione che ho voluto rappresentare sul casco”

Torniamo alla MotoGP: che momento è? Se lo guardi da fuori, che sport vedi?

“Un difetto è che ci sono troppe moto della stessa marca, è brutto vedere qualcuno con otto moto e altri con solo due. Ma mi piace molto l’equilibrio che c’è, la difficoltà nel fare la differenza, nessun dominatore”

Cosa ti aspetti da questa gara?

“Questo è uno dei circuiti speciali siamo sempre stati competitivi qui, credo che possa essere favorevole alla Suzuki, la moto ha più potenziale rispetto al 2021: credo sia arrivato il momento di fare il passo successivo, puntare al podio”

Bastianini è un candidato al titolo?

“Enea è stato molto bravo fino adesso con una moto molto competitiva: sì, può vincere il titolo”.