MotoGP 2022. GP delle Americhe ad Austin, Fabio Quartararo: “Spero di diventare il riferimento della MotoGP”

MotoGP 2022. GP delle Americhe ad Austin, Fabio Quartararo: “Spero di diventare il riferimento della MotoGP”
Giovanni Zamagni
Il campione del mondo, in una intervista esclusiva a moto.it, ripercorre la sua carriera: “2016 e 2017 gli anni più difficili, poi c’è stata una evoluzione da parte mia, nella mentalità, ma anche nelle squadre in cui ho lavorato. Di Rossi mi manca l’esperienza, di Marquez la capacità di adattarmi a tutte le situazioni”
7 aprile 2022

Il campione del mondo è un pilota tanto determinato in pista, quanto un ragazzo dolce e solare nella vita di tutti i giorni. A Mandalika, in Indonesia, lo si è visto offrire il gelato a dei bambini che avevano allestito una bancarella per guadagnare qualche soldo, mentre nel paddock è amico di tutti, saluta tutti, vive il suo momento con grande semplicità. Molto differente da quello che ogni tanto. - per la verità sempre più di rado - si vede in pista, arrabbiato e indiavolato se qualcosa è andato storto. Uno sdoppiamento della personalità tipico di tantissimi piloti, ancora più accentuato nel suo caso. Per la prima volta, ho avuto la possibilità di intervistare Fabio Quartararo in esclusiva per moto.it: sono stati una quindicina di minuti davvero piacevoli.

Fabio, intanto come stai: sei tranquillo? A volte, a me sembri un po’ rassegnato, meno feroce, sportivamente parlando, di quanto lo fossi nel 2021.

“In realtà sto bene. È chiaro che non è stato un inizio facile, ma non sono frustrato. Diciamo che già alla vigilia di una gara ho la consapevolezza che farò fatica se la pista non offre abbastanza grip. Ma la mentalità è sempre la stessa, provare a ottenere il massimo possibile. L’importante è credere in se stessi”

Cosa è successo in Argentina?

“È stata una gara complicata, ma in realtà, fino a domenica mattina, non eravamo andati male, anzi. Purtroppo ho avuto un po’ di problemi nel primo giro, poi ho faticato a recuperare posizioni. Sono convinto che qui potrà andare meglio”

Hai vinto il titolo al settimo anno di mondiale: pensavi di riuscirci prima?

“Non lo so. Sicuramente è stato più difficile di quanto mi aspettassi essere veloce nei primi anni, mentre negli ultimi tre le mie prestazioni sono state completamente differenti, per tanti motivi: le moto che ho avuto a disposizione; c’è stata una evoluzione da parte mia, nella mentalità, ma anche della squadra. Tutto questo incide”.

Hai cambiato anche il tuo approccio?

“No, ho soprattutto cambiato il mio stile di guida. Nel 2018, a Jerez, ho detto alla squadra: fare 22esimo o 20esimo cambia poco, tanto vale provare a fare qualcosa di differente, non volevo più fare certi risultati. Subito a Jerez è andata un po’ meglio, poi ancora di più, fino alla vittoria di Barcellona”

Quanto è stato importante Luca Boscoscuro nella tua crescita?

“Lui ha saputo gestirmi meglio degli altri: prima di lui, mi veniva messa troppa pressione, mentre Luca è stato capace di farmi stare tranquillo e sereno”

Quindi è stato il 2017 l’anno più difficile della tua carriera?

“2016 e 2017: sono state due stagioni molto complicate”

Guardiamo i numeri: 9 vittorie, 25 podi, 19 pole e, naturalmente, un titolo MotoGP: è una statistica che soddisfa Quartararo?

“Le vittorie, però, sono 10”

Come dieci?

“Sì, io conto anche quella della Moto2 in Giappone, anche se poi mi è stata tolta (per una infrazione alla pressione della gomma anteriore, NDA). Ma nella mia testa quella gara l’ho vinta ed è stato un successo importante, perché me la sono giocata con Pecco Bagnaia, il pilota che ha conquistato il titolo quell’anno, facendo una grandissima differenza con tutti gli altri. Quel successo è mio: sono salito sul podio, ho ancora nelle orecchie il dolce suono della marsigliese”

D’accordo, sono 10 le vittorie… Torniamo alla domanda: questi numeri ti soddisfano?

“No per quanto riguarda Moto3 e Moto2: tra l’altro è difficile da spiegare perché non sia riuscito proprio nella categoria nella quale ero stato velocissimo prima di arrivare al mondiale. Per quanto riguarda la MotoGP, invece, direi che questi numeri mi vanno bene”

Ma è vero che i piloti non guardano alle statistiche?

“Non ci badi più di tanto, adesso non ci penso che ho zero vittorie in Moto3, ma se ne avessi 10 sarebbe sicuramente molto meglio”

Sempre in tema di statistiche: sei il primo francese ad aver conquistato il titolo in 500/MotoGP. Immagino che questo sia un dato da pelle d’oca.

“È sicuramente speciale essere il primo a trionfare in questa categoria. In passato, ci sono stati tanti piloti francesi forti, poi abbiamo passato un momento difficile. Essere io il primo è qualcosa di speciale, sono molto orgoglioso di questo”

Tu vivi da tanti anni ad Andorra, sei comunque molto legato alle tue origini?

“Sono ad Andorra da quando avevo 18 anni, ma la mia famiglia è in Francia, io mi sento francese a tutti gli effetti”

Ma in che lingua sogni? Parli perfettamente francese, italiano, spagnolo e inglese.

“Non lo so, però è vero che parlare le lingue mi viene facile. A scuola ero bravo solo in matematica, avevo 9 su 10, e nelle lingue, mentre tutto il resto mi piaceva poco. Adesso vorrei imparare un altro idioma, ma non so quale”

Torniamo alle moto. Nove piloti differenti sul podio: per un appassionato è meglio come è adesso o era più spettacolare prima quando c’erano uno, due dominatori?

“Credo che per un appassionato sia meglio adesso: tre vincitori differenti, nove piloti sul podio nelle prime tre gare ti fa capire quanto è equilibrato il campionato, quanto sia difficile anche per noi dare un giudizio. Ma è comunque ancora troppo presto”

Giacomo Agostini, però, sostiene che il pubblico si appassiona a uno sport quando c’è un atleta di riferimento. Per esempio, lui dice che guardava il pugilato per vedere Cassius Clay e di aver smesso di seguirlo quando si è ritirato. Temi che possa essere così anche per le moto?

“A questo punto, spero di diventare io quel punto di riferimento… Rimango convinto che sia meglio così: guarda anche la F.1, è sicuramente più appassionante quest’anno delle stagioni precedenti quando a vincere era solo la Mercedes”

In Argentina non c’erano i due punti di riferimento degli ultimi anni, Valentino Rossi e Marc Marquez: per arrivare al loro livello, Fabio Quartararo deve crescere di più in pista o fuori?

“Avere la loro mentalità è difficile, devi sapere gestire la pressione, perché se fai quinto viene considerato un brutto risultato. Il mio obiettivo è diventare come loro, mi piacerebbe avere l’esperienza di Valentino e la capacità di adattamento a tutte le situazioni di Marquez. Questi due aspetti mi mancano, la velocità ce l’ho”

So che non mi dirai niente del futuro, ma volevo capire con te se sulla tua decisione può influire il fatto che solo sette piloti sono riusciti a vincere con due moto differenti e solo due - Rossi e Stoner - sono diventati campioni del mondo con due Marche in MotoGP. Uno come Fabio si fa condizionare da questo dato?

“Io penso solo al presente, è l’unica cosa che conta. E più che guardare al passato, è importante trovare il miglior pacchetto per me: se ti senti forte, non c’è bisogno di guardare le statistiche. Che sono belle da vedere: per esempio, mi emozionava vedere 199 podi di fianco al 46 di Rossi. Ma non è quello che fa la differenza per decidere”

Qual è stata la gara che ti ha fatto appassionare alle moto?

“2005, Jerez, la sfida tra Valentino e Sete Girbernau: quella gara è stata fondamentale per la mia passione per questo sport”