SS: Rolfo e West, sullo stesso podio dopo 14 anni

SS: Rolfo e West, sullo stesso podio dopo 14 anni
Carlo Baldi
I loro destini si sono spesso incrociati. Due ragazzi completamente diversi, ma con la stessa tenacia, la stessa voglia di correre e la stessa grande abilità di guida sul bagnato
28 febbraio 2017

Campionato 250 GP, anno 2003. Sotto la pioggia di Phillip Island la vittoria va a Roberto Rolfo, che precede Anthony West e Fonsi Nieto. Sono passati 14 anni e nella gara del mondiale Supersport, corsa domenica sul tracciato australiano, a salire sul primo e sul terzo gradino del podio sono stati ancora loro: Rolfo e West, 37 anni l’italiano e 36 l’australiano. Due piloti completamente diversi, ma le cui strade si sono spesso incrociate. Entrambi hanno avuto i loro anni migliori in 250, hanno corso in MotoGP senza successo e sono poi passati alle derivate dopo qualche stagione in Moto2. Entrambi sono due autentici maghi della pioggia..

Rolfo è un professionista vero, uno che non lascia mai niente al caso e che ha sempre curato moltissimo la propria preparazione fisica. Meticoloso e buon collaudatore, il torinese (laureato in ottica) cura molto anche la propria immagine ed i rapporti con i media.

Proprio il contrario di West, genio e sregolatezza, capace di risultati fantastici come di errori inspiegabili (soprattutto fuori dalla pista). Per spiegare chi sia Anthony West bisognerebbe scrivere un libro e forse non basterebbe. L’australiano ha cambiato un numero incredibile di campionati, moto e squadre, senza trovare mai una collocazione stabile e lasciandosi sfuggire tutte le grandi occasioni che era stato in grado di crearsi. E’ stato il primo a regalare il podio alla KTM in 250 (nel 2006 fu secondo sotto la pioggia di Donington) ma non ne ha saputo approfittare e l’anno è saltato da una moto all’altra in tre categorie diverse : 250 con un’Aprilia privata, MotoGP con la Kawasaki ufficiale e poi in Supersport per tre sole gare : due vittorie ed un secondo posto. Ci sono tanti piloti che non hanno mai ottenuto i suoi risultati, ma che hanno avuto carriere decisamente migliori e soprattutto più remunerative. Ma Anthony è fatto così. E’ uno che stupisce sempre, nel bene come nel male. Come quando nel 2012 risultò positivo alla metilexaneamina e venne fermato dalla FMI. Carriera finita? Nemmeno per sogno. Due anni dopo corre in Moto2 e vince sotto la pioggia ad Assen (come aveva fatto nel 2003 in 250). Poi però si susseguono stagioni in Moto2 senza mai un acuto e si ritrova a piedi.

Nel 2016 è senza moto e nessuno lo cerca, ma lui non si rassegna. Raccoglie tutti i soldi che può da amici e parenti e si iscrive alla gara della Supersport di Phillip Island, riuscendo nel miracolo di salire sul terzo gradino del podio. Per fortuna qualcuno lo nota e Lucio Pedercini lo chiama a sostituire Barrier. L’australiano lo ripaga con i migliori risultati che la squadra italiana abbia mai ottenuto in SBK, da quando corre con la Kawasaki, ma al termine della stagione West non viene confermato e se ne torna a casa. Nessuno lo chiama e allora a Febbraio, quando i mondiali delle derivate tornano in Australia lui ci riprova. Trova, non si sa bene dove, una vecchia Yamaha R6, fa l’ennesima colletta e si presenta in circuito con il “West Racing Team”, composto dagli stessi amici che gli hanno dato i soldi per correre. Venerdì è ultimo e gira in 1’37”639, ma sabato gira in 1’34”899. Parte ventiduesimo, in ottava ed ultima fila.

Come è andata a finire lo sapete già.

Sulla sua pagina Facebook Anthony scrive: “Yeeeeeeeeewwwww! Terzo posto con una moto che aveva almeno 10 HP in meno rispetto alla moto più lenta della griglia. I miei amici hanno fatto uno sforzo incredibile e non li posso nemmeno chiamare meccanici, perché hanno lavorato gratis per me, solo per darmi una mano. Grazie a loro ed ai miei tifosi, senza i quali non avrei potuto ottenere un successo tutto “made in Australia”.

E ora cosa succederà? West spera che questa ennesima dimostrazione di talento possa servire a qualcosa e qualcuno gli offra una sella. Ma non sarà facile. Roberto Rolfo, invece prosegue la sua stagione nel mondiale Supersport e lo abbiamo incontrato prima che partisse per la Tailandia, dove lo attende la seconda gara del campionato».

Salire sullo stesso podio dopo 14 anni da una soddisfazione particolare.

«Sono contentissimo della vittoria e di come è venuta. Qui avevo vinto nel 2003 in 250 e quindi oggi sono stato molto felice non solo di aver vinto, ma anche di aver rivisto Anthony con me sul podio. In un motociclismo pieno di ragazzi molto giovani si fa presto a bollare come vecchio un pilota di 37 anni, ma sia io che West abbiamo dimostrato di saper ancora andare forte e di essere in grado di poter salire sul podio. Non sono più giovanissimo ma sto bene, ho ancora tanta voglia di correre e di vincere e quindi continuo a farlo».

In Australia sei stato veloce per tutto il weekend

«I test ufficiali erano andati molto bene ad iniziare da lunedì. I tempi erano buoni soprattutto grazie alla mia squadra. Sono quattro ragazzi che lavorano in modo esagerato e posso davvero dire di poter contare su di un team eccezionale. Martedì mattina però Gino Rea mi ha tamponato e mi è uscita la spalla sinistra, lesionando il legamento. Poteva essere la fine di tutto, ma per fortuna la Clinica Mobile ha fatto un ottimo lavoro e mi ha rimesso in sesto, anche se il dolore si è fatto sentire sia in prova che in gara».

Vieni da un anno difficile

«Si, l’anno scorso è stato un disastro, ma quest’anno nel mio team è cambiato tutto e la mia MV ora è velocissima. Lo sorso anno la F3 ha patito molto i cambi al regolamento, soprattutto per quanto ha riguardato la parte elettronica, ma quest’anno sembra che sia tutto a posto ed il risultato di Phillip Island lo dimostra, perché ci sono state molte MV nelle prime posizioni. Noi abbiamo lavorato sodo per presentarci al meglio all’inizio della stagione. Questo successo ci ripaga del grande impegno profuso quest’inverno».

Raccontaci questa gara, che ti ha dato la tua prima vittoria in Supersport.

«Ero partito bene ed ero nelle prime posizioni quando la gara è stata fermata con la bandiera rossa. Ho immaginato che il numero dei giri sarebbe stato diminuito e mi è dispiaciuto, perché io non amo molto le gare sprint, soprattutto qui dove mi ero preparato a sfruttare le gomme sulla distanza. Inoltre nella seconda manche sono partito male, ma poi ho rimontato in fretta sino a riprendere il gruppo di testa. A quel punto ho gestito la situazione, ho studiato i miei avversari ed ho atteso l’ultimo giro per sferrare l’attacco decisivo. Il sorpasso all’esterno all’ultima curva che in pratica mi ha dato la vittoria mi è piaciuto molto».

Possiamo dire che 250, Moto2 e Supersport e sono le categorie dove hai dato e stai dando il meglio?

«Si, sono categorie simili per quanto riguarda il piacere di guida. A me piace molto fare scorrere la moto nelle curve. Ho corso anche in MotoGP ed in Superbike, ma mi esaltano di più le categorie di mezzo dove posso guidare in modo fluido. E poi devo dire che questa F3 mi pace moltissimo. E’ una moto derivata dalla serie, ma è molto “corsaiola”, con un’impostazione racing e la possibilità di lavorare molto sulla ciclistica. Mi piace di più anche rispetto alle Moto2».

Visti i tuoi risultati Sepang e Phillip Island sembrano essere i circuiti che ti piacciono di più.

«Si assolutamente. Qui in Australia ho vinto due volte, mentre a Sepang ho vinto una gara in Moto2. In 250 ho vinto anche a Jerez che è un altro dei miei circuiti favoriti, ma con Phillip Island e Sepang in effetti ho un feeling particolare».

Se potessi tornare indietro c’è qualcosa che cambieresti nella tua carriera?

«Probabilmente non farei il grande salto in MotoGP nel 2005, quando mi feci ingolosire dalla classe regina, ma l’affrontai senza i presupposti necessari per fare bene. Avrebbe dovuto essere un passo avanti, ma si rivelò un passo indietro».

Dopo questa vittoria cosa ti aspetti dal prosieguo del campionato?

«Per ora non faccio molti programmi e penso alla prossima gara in Tailandia. Una pista che mi piace, ma dove la MV soffre un poco a causa del caldo. Per il resto è chiaro che io corro sempre per vincere, ma quest’anno come non mai credo ci sia tutto per fare bene, moto, squadra e pilota. Non posso che puntare al titolo».