Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Nel 2025, Brembo festeggia i 50 anni di attività nel motorsport, in quanto nel 1975 Niki Lauda utilizzò per primo i freni dell’azienda italiana nel mondiale di F1. Da allora è stata una grande escalation che ha fatto di Brembo il sinonimo di frenata in ambito sportivo e non solo.
Durante il round di Misano abbiamo quindi voluto incontrare e scambiato due chiacchiere con Franco Zonnedda, il Customer Manager di Brembo in SBK. Parlare con Franco è sempre un piacere, sia per la sua simpatia ed il suo sense of humor quasi anglosassone, sia perché da anni rappresenta una presenza fissa, una vera figura di riferimento nel paddock dei mondiali delle derivate dalla serie.
Al di là delle sue capacità tecniche, a Zonnedda va riconosciuta l’abilità di riuscire a trattare con tutti i piloti e le squadre, di qualsiasi marca o nazionalità. Nel tempo ha raffinato le proprie doti “psicologiche” e le ha unite ai prodotti Brembo, per risolvere molti dei problemi legati ad una delle fasi più critiche della guida in pista: la frenata.
Franco è uno dei pochi che può entrare in (quasi) tutti i box, grazie alla propria deontologia professionale e alla propria riservatezza.
Con lui abbiamo parlato di tutto ciò che orbita intorno al “pianeta freni”, del quale Franco è uno dei massimi esperti.
In Brembo sin dal 1989, ha inizialmente lavorato nel reparto esperienze e dopo una breve parentesi nel motomondiale, dal 1994 è una presenza fissa in Superbike: “Passai in SBK perché ci chiesero assistenza continua. Da allora questo è diventato il mio campionato”.
Zonnedda ci ha raccontato di come si sia evoluta la tecnologia dei freni nel corso di questi anni: “Nel 1994 i freni erano in carbonio, poi passammo all’acciaio: fu un’evoluzione che ebbe poi grande influenza sulla produzione di serie, quella dedicata ai motociclisti stradali”.
Un suo ricordo particolare è legato alla gara di Donington Park del 1995, che ha permesso a Brembo di definire l’impianto frenante in acciaio.
In che direzione sta lavorando oggi l’azienda lombarda? E come si garantisce il corretto funzionamento dell’intero impianto frenante, tenendo conto delle temperature? “L’obiettivo è quello di mantenere le temperature d’esercizio nei range ottimali - ci ha spiegato - e se si presentano temperature troppo alte o troppo basse, allora interveniamo con soluzioni dedicate”.
Parlando di piste Franco è quasi contento che non si corra più a Monza: “Era una delle piste più probanti, con i suoi lunghi rettilinei e le lunghe decelerazioni”. E i piloti? Tra quelli che hanno portato e portano al limite gli impianti frenanti Zonnedda ha citato Paolo Casoli, ma anche Cal Crutchlow, e tra quelli in attività Scott Redding e ovviamente lo “staccatore” per antonomasia: Toprak Razgatlioglu”.
Proprio il turco approderà in MotoGP nel 2026, un destino che potrebbe spettare anche al suo rivale Nicolò Bulega: “Per entrambi non sarà un passaggio indolore, ma i campioni riescono sempre ad adattarsi alle diverse situazioni - è il parere di Franco - Dimostreranno di esserne degni. Una volta il motomondiale era il regalo quasi consueto per chi vinceva in SBK”.