SBK 2018. Le pagelle del GP di Thailandia

SBK 2018. Le pagelle del GP di Thailandia
Carlo Baldi
Se i nuovi regolamenti della Dorna avevano l’obiettivo di livellare il valore delle moto e rendere più combattute le gare, allora non si può negare che l’intento sia stato raggiunto
26 marzo 2018

Punti chiave

Se i nuovi regolamenti della Dorna avevano l’obiettivo di livellare il valore delle moto e rendere più combattute e spettacolari le gare della Superbike, allora non si può negare che l’intento sia stato raggiunto. Le prime quattro gare di questo campionato 2018 non sono certamente risultate noiose (anche se alla fine i risultati non si possono definire sorprendenti, visto che sino ad ora hanno vinto gli stessi piloti che avevano vinto le gare dello scorso anno) ma la grande novità è che a lottare per la vittoria non sono più i soliti quattro (i due piloti ufficiali Kawasaki ed i due Ducati) ma finalmente anche Camier, Fores e i due giovani della Yamaha sono della partita. Chi ha vinto lo ha fatto con vantaggi risicati e non con le cavalcate solitarie che vedevamo troppo spesso nelle passate stagioni. La riduzione dei giri motore voluta dal promoter spagnolo ha penalizzato proprio le case che hanno monopolizzato i podi degli scorsi anni, ad iniziare dalla Kawasaki, snaturata da 1.100 giri motore in meno.


D’altronde Dorna non è nuova a queste cose, visto che qualche anno fa tolse di mezzo senza tanti scrupoli la fantastica RSV4 creata da Dall’Igna, sviluppata da Biaggi e portata al titolo mondiale dallo stesso Corsaro e da Sylvain Guintoli. L’azienda di Ezpeleta tolse di mezzo l’arma vincente dell’Aprilia che passò armi e bagagli alla MotoGP. Che stia cercando di fare lo stesso con la Kawasaki?
 

In attesa di capire cosa succederà in futuro, godiamoci lo spettacolo della Superbike, che è stato come al solito molto apprezzato dal pubblico thailandese che ha riempito la tribuna centrale. Nei tre giorni sono stati oltre 73.000 gli spettatori al Chang Circuit, segno che, nonostante l’arrivo della GP, la Superbike mantiene un folto pubblico di appassionati, molti dei quali sperano di vedere una vittoria tailandese in Supersport, dove questa volta ha invece vinto Randy Krummenacher con la Yamaha dell’italianissimo team Evan Bros. La quadra di Ravenna dopo aver lanciato piloti come Faccani e Caricasulo, quest’anno punta deciso al titolo mondiale con il grintoso pilota svizzero.

 

LE PAGELLE

Chaz Davies – voto 9 – Per nulla demoralizzato dalla caduta di Phillip Island, Iceman ha lavorato sodo in prova, senza considerare il giro veloce, ma preparandosi sulla distanza della gara. Alla fine ha trovato un passo che gli ha permesso di vivere il suo miglior weekend thailandese di sempre. Il terzo posto in gara1 e la vittoria di domenica gli consentono di raccogliere più punti di tutti e di rimediare allo zero australiano. E ora si va ad Aragon, una delle sue piste preferite.
 


Xavi Fores – voto 8 – Xavi, spagnolo di nascita, ma bergamasco di adozione, sa cosa vuol dire non mollare mai. Dopo tanti anni di gavetta trascorsi in Stock 1000, nel CEV e nell’IDM tedesco, ora ha finalmente la possibilità di disporre di una moto competitiva e di un team che crede in lui. E i risultati si vedono. La pista di casa di Aragon arriva proprio al momento giusto.

 

Jonathan Rea –voto 8,5 – Poteva essere l’ennesimo weekend trionfale, con Superpole e doppietta, ma i freni della sua Ninja lo hanno tradito. Johnny ha lottato come un leone  ferito, ma più del quarto posto proprio non poteva fare. Sconfitto ma non vinto, è in testa alla classifica del mondiale, pronto a difendere il suo titolo con le unghie e con i denti.

 

Marco Melandri – voto 7,5 – Il voto non tiene conto dei risultati conseguiti a Buriram, ma del coraggio che Marco dimostra nel domare la sua Panigale, quando da moto si trasforma in una biscia. Speriamo che si trovi in fretta una soluzione, perché quest’anno Melandri può vincere il titolo.
 


Leon Camier – voto 7 – Manca ancora qualcosa alla sua Honda per permettergli di vincere una gara, ma vedere la tanto vituperata nuova Fireblade stare nel gruppo di testa è già un mezzo miracolo. Merito del suo team (capitanato dal campano Dino Acocella) e della bravura ed esperienza di questo inglese estremamente professionale, che da Aragon dovrebbe poter disporre della nuova centralina Marelli.

 

Alex Lowes – voto 7 - A volte ritornano (sul podio). A Buriram Alex si è ricordato di essere già salito sul podio con la Suzuki e questa volta è rimasto concentrato, senza commettere errori, ed ha portato la R1 ufficiale dove merita di stare. La speranza è che questo podio gli dia la consapevolezza di poter stare in alto in ogni gara. In questa stagione Alex si gioca la permanenza in Yamaha.
 


Michael van der Mark- voto 7 – Vale quanto detto per il suo compagno di squadra. Il tempo delle promesse è finito. Con una moto ufficiale la regola deve essere il secondo posto di gara2 e non il settimo di gara1. Anche a lui la pista tailandese piace molto (fu terzo con la Honda nel 2016) e aspettiamo di vedere cosa farà su tracciati a lui meno favorevoli.

 

Tom Sykes – voto 6,5 – Perde la Superpole per 3 millesimi, i freni lo tradiscono in gara1 e la forcella in gara2, dove è addirittura costretto al ritiro. Non merita tanta sfiga.
 


Lorenzo Savadori – voto 7 – Si è presentato in pista in entrambe le gare con il volto segnato dal dolore, ma deciso non solo a prender parte alla gara ma anche a portarla in fondo. E lo ha fatto due volte. Commovente.

 

Jordi Torres – voto 6 – Fa sognare la MV in prova ed in Superpole, ma il difficile viene in gara, dove non ha ancora completamente in mano la F4. Commette un errore in gara1 e cade a causa di un contatto con Laverty in gara2. Sta cambiando il suo stile di guida per adattarlo alla sua nuova moto e siamo certi che ci riuscirà, anche grazie all’aiuto della sua squadra.  

 

Jake Gagne -  voto 5 – Ha l’alibi della prima volta su questa pista, ma fare ultimo in entrambi le gare, mentre il suo compagno di squadra sfiora il podio ci fa dubitare delle sue doti che speriamo non siano solo quelle di piacere allo sponsor.