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Dici Ryuichi Kiyonari e ripensi a quei due giri in Superpole a Donington Park del 2008, quando alla guida della sua Honda Ten Kate il giapponese spazzolava la pista, guidando sotto la pioggia come se il tracciato inglese fosse asciutto, e rischiando di mettersi la CBR per cappello ad ogni curva. Due giri spettacolari che bisognerebbe mostrare ai giovani per spiegare cosa significhi la parola “talento”.
Ryuichi è nato a Saitama il 23 settembre 1982 ed ha quindi compiuto 43 anni. Ha corso fino allo scorso anno, ed è poi rimasto fermo a causa di un infortunio, sino ad annunciare il proprio ritiro il 15 dicembre scorso.
Ha iniziato nella 125 nazionale nel 1999 per poi passare subito alla 250. Nel 2002 si è laureato campione giapponese della Supersport ed è poi salito di categoria. Nel 2003 la sua fama ha varcato i confini nazionali anche per la sua partecipazione come wild card alla gara del World Supersport di Sugo, dove è salito sul secondo gradino del podio, ovviamente con una Honda la casa che ha segnato gran parte della sua carriera. L’azienda di Tokio crede subito nel suo evidente talento e senza paura di bruciarlo lo fa debuttare in MotoGP, dove Kiyonari corre 13 gare raccogliendo 22 punti, ma dimostrandosi ovviamente ancora acerbo per la classe regina.
Nei suoi primi anni di carriera la sua vita privata non è propriamente quella di un atleta giapponese, e molti ritengono che i suoi alti e bassi siano dovuti a questo, ma come sappiamo spesso il grande talento fa fatica a convivere con i sacrifici e gli allenamenti, ed è stato così anche per Ryuichi.
Nel 2004 mamma Honda lo dirotta nel British Superbike, che sarà il campionato dove ha corso di più. I pericolosi ma spettacolari circuiti inglesi ben si addicono allo stile di guida spettacolare ed al temperamento irruento di Kiyonari, che oltremanica ottiene un totale di tre titoli e ben cinquanta vittorie. Debutta nel WorldSBK nel 2008 sempre con la Honda, questa volta gestita dal Team Ten Kate e resta con la squadra olandese anche nel 2009, conquistando in tutto tre vittorie e sei podi.
Il BSB lo riabbraccia nel 2010 e lui ci resta sino al 2018 alternando gare nel All Japan, alla 8h di Suzuka (che in totale ha vinto per quattro volte) e nell’Asia SS600 che si aggiudica nel 2012, grazie a cinque vittorie e nove podi.
Torna nel mondiale Superbike nel 2019 con il Team Moriwaki Honda Althea ed il suo capo tecnico di allora, Moreno Coppola lo ricorsa così: “Ryuichi è arrivato nel nostro team quasi a fine carriera e di lui mi hanno molto colpito la professionalità e la sensibilità di guida, la stessa che avevo riscontrato in un altro giapponese: Katsuaki Fujiwara. La CBR con la quale correva assieme a Leon Camier era ormai al capolinea, ma lui ci aiutò a spremerla al massimo, fornendo dati importanti per cercare di metterla a punto al meglio. Non era più quel pilota arrembante, da “vittoria o ghiaia” che avevo visto alcuni anni prima, ma era comunque ancora un grande pilota”.
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