Trial Delle Nazioni in Repubblica Ceca 2018

Andrea Buschi
Il Campionato del Mondo a Squadre, come sempre epilogo della stagione agonistica outdoor, si è quest’anno tenuto per la prima volta in Repubblica Ceca
27 settembre 2018

Il Campionato del Mondo a Squadre, come sempre epilogo della stagione agonistica outdoor, si è quest’anno tenuto per la prima volta in Repubblica Ceca, precisamente nella nota località di Sokolov, nella regione del Karlovy Vary, poco dentro il confine con la Germania.


Consueta la partenza ai margini del parco acquatico “Natural Swimming Pool Michael Sokolova”, già teatro delle edizioni individuali 2015 e 2017: un’ampia area sportiva circondata da pinete ad alto contenuto trialistico, con radici e rocce affioranti d’ogni genere e dimensione, in sostanza il classico mix di difficoltà molto simile a quanto si possa trovare in molte località alpine.


Purtroppo la gradevole location, non molto vicina al centro del paese, a causa del tempo freddo e per una pioggia inclemente che ha cominciato ad abbattersi dal venerdì all’imbrunire fino alla domenica sera, non ha agevolato una presenza di pubblico sufficiente a giustificare l’impegno profuso dal vulcanico Pavel Karkos e dal suo Club: solo poco più di cinquecento persone hanno infatti seguito l’evento, in linea con lo scarso seguito di questo campionato mondiale targato Sport7 e no-stop.


È sempre più evidente che qualcosa non funziona nonostante gli oggettivi sforzi del Promoter, che ha sì portato interessanti novità come le qualifiche, ma per contro ha reso l’evento una sorta di Paddock di Formula 1, levando ogni aspetto umano ad una disciplina che invece fonda le sue radici proprio su tradizione ed umanità.


Ma veniamo alla gara, nuovamente modificata nel format, che ha visto quest’anno gareggiare uomini e donne contemporaneamente la domenica sullo stesso percorso: una scelta, questa, che alla luce dei fatti non è stata molto gradita dai piloti e dalle squadre, che vedono la filosofia di un tempo, fatta di pathos e strategie, decisamente annacquata dalla sensazione d’essere in un contesto formale che si deve chiudere il più in fretta possibile.


A complicare le cose poi, come detto, ci si è messo il tempo, che ha reso particolarmente impegnativo un percorso già di per sé molto tecnico: la pioggia incessante della domenica ha infatti costretto tutte le compagini in gara a soffrire parecchio su zone divenute praticamente piste di pattinaggio su ghiaccio.


Anche il tempo totale di gara ha contribuito ad amplificare la durezza della manifestazione, molte sono infatti le nazionali che hanno pagato in tal senso.


TDN Women

Dieci le nazioni in gara, con le nostre Trentini, Brancati e Gallieni ben posizionate dopo le qualifiche del sabato: quarte, dietro alle Nazioni favorite Gran Bretagna, Spagna e Germania.


La domenica di gara, grazie al percorso molto difficile, ha visto una classifica che era l'espressione reale degli attuali valori in campo: vince quindi con una certa autorità l’Inghilterra, che potendo contare sulla campionessa mondiale Emma Bristow vendica l’onta della sconfitta subìta lo scorso anno dalle spagnole capitanate dalla campionessa europea Berta Abellan, mentre la Germania, seppure staccata, fa gara a sè, chiudendo il podio a sua volta con gran margine rispetto alle Norvegesi e le Italiane, che sorprendentemente sfiorano di un solo punto il tanto auspicato quarto posto. Bravissime le nostre per caparbietà e resilienza in una gara decisamente impegnativa al limite della fattibilità: un buon segnale per il futuro, e un ottimo esempio per le giovani trialista che verranno.


TDN Men

Senza storia la gara maschile, che ha visto con la solita autorità la venticinquesima affermazione della Spagna, su trentacinque partecipazioni.

Nonostante la botta alla schiena patita nel riscaldamento dal giovane Busto, gli spagnoli guidati da Bou e dal vicecampione Fajardo hanno marciato con buona sicurezza, accumulando un vantaggio importante nonostante la durezza del percorso, sugli inglesi Dabill, Price e Martyn, particolarmente a proprio agio su un percorso molto “inglese”.


Terzi a sorpresa i francesi Bincaz, Ferrer e Gubian, che accusando minori penalità di tempo sorpassano in extremis i forti Giapponesi Fujinami, Ogawa e Kuroyama, e quinta una deludente Italia giunta molto staccata, capitanata dal Campione europeo e Mondiale Trial 2 Grattarola, dal giovane Petrella e dall’esperto Tournour, tallonata dalla sorprendente Norvegia.


Questo impegnativo “Nazioni” è stato per l’Italia una sorta di Caporetto: infatti, oltre all’oggettiva difficoltà delle zone, una cattiva gestione del tempo di gara ed una sommaria preparazione all’evento hanno messo in luce tutti i nostri attuali limiti. A parziale giustificazione, è stata certamente la poca attitudine dei nostri a competere su zone di alto livello, d’altra parte sia Grattarola che Petrella hanno gareggiato quest’anno nella Trial 2, mentre Tournour ha corso solo in Italia con la regola dello stop: difficile quindi chiedere di più.


L’augurio di tutti noi è che questa prestazione sia motivo di attenta analisi da parte della dirigenza, per una rifondazione che ci veda nuovamente protagonisti come oramai non accade più dal 2012, quando il mitico quartetto Maglia Azzurra di allora conquistò l’ultimo podio mondiale a Moutier su un percorso anche allora durissimo.

Si chiude dunque qui la stagione outdoor 2018, con luci ed ombre e con la speranza che le prossime elezioni FIM possano portare la disciplina fuori da un baratro che nemmeno il Promoter è riuscito a colmare.

I problemi sono molti e complessi, ma alla base di tutto auspichiamo ci sia una maggiore coesione tra Federazioni, aziende ed utenza sportiva affinché si proponga una cura seria ed articolata ad un paziente che può, e deve guarire.

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