Donne da Rally. Paola ci racconta il suo Mondiale in Sardegna

Donne da Rally. Paola ci racconta il suo Mondiale in Sardegna
La pilotessa Paola Riverditi ha corso la prova del Mondiale in Sardegna, ottenendo un prestigioso podio finale. Le emozioni, le difficoltà e le gioie della gara nel suo racconto
8 giugno 2011

Prima della partenza


Tutto pronto per la prova di Mondiale Rally Race. Immersi in una delle location più rinomate ed esclusive della Sardegna, con acqua cristallina e sole splendente: Porto Cervo, nota località turistica sulla Costa Smeralda, un tratto costiero detto anche “Monti di pietra di macina” coniato negli anni ‘60 proprio per la conformità del territorio della Gallura.

Non mi sembra vero, ma l’opportunità di poter correre un Rally a livello mondiale è diventato realtà. I pensieri cominciano a volteggiare. A molte “cose” assieme alla mia squadra abbiamo pensato e molte ne abbiamo organizzate prima della partenza.”

In primis la mia KTM EXC-F 250 4T doveva essere in perfetta forma. La moto deve trasmettere fiducia per consentirmi di accelerare, frenare e affrontare ogni ostacolo in tutta serenità.
Un altro punto molto importante è la strumentazione: senza gli strumenti funzionanti poi stare certo che in Sardegna pascoli molto.  Trip e road book , revisionati con tutti i cavi in ordine ben posizionati , non fatti su a gomitolo, non devono creare intralci o disordini. Se c’è un problema bisogna risolverlo nel minor tempo possibile senza far impazzire il meccanico.
Le verifiche tecniche iniziate nella mattinata del 27 maggio hanno visto impegnati i team e i campioni della specialità e noi alla prima esperienza. Alcune piccole modifiche sono state apportate alle moto per correre come da regolamento da Mondiale. La luce di posizione sempre accesa e la punzonatura del motore tramite filo e sigillo per non consentire di cambiarlo in gara .
Avvicinandomi ai tavoli delle verifiche tecniche assieme alla mia compagna di squadra Serena , sorridente ho visto impegnato Coma, e un brivido di emozione mi ha attraversato la schiena. Poi tra i piloti spunta Stephane Peterhansel con la moglie, il suo angelo del deserto, Andrea Mayer, Despres, Graziani, Mancini, Ceci, Neveu...

Non è da tutti i giorni correre a fianco a piloti così importanti. Osservandoli nei loro momenti di preparazione si può imparare diverse cose che ci possono semplificare la gara. Lunga è stata la disputa amichevole che c’è stata fra il mio Team su come mettere il cartellino dei controlli timbro sul paramani: “rivolto in su che guarda l’alto ma che sventola sempre come è posto sulla moto di Coma o in giù lungo il paramano?”
Rotto il ghiaccio nei paddock si respirava aria amichevole, foto con i grandi Campioni , tutti sorridono agli obiettivi dei fotografi ma soprattutto dei fan.
Rientrati in hotel, un bellissimo albergo sulla collina di Porto Cervo ,il grande briefing d’inizio e la consegna del primo rotolo di carta ci aspettavano. Non essendoci stato il prologo il primo ordine di partenza è stato redatto dall’ordine d’iscrizione, e da quando è apparso l’ordine di partenza la tensione pre-gara ha cominciato a salire leggermente.
Srotolando il road book per la prima tappa Porto Cervo - Alghero ho notato subito che le note erano più distanti una dall’altra e che rispetto a una gara d’Italiano c’è la possibilità di concentrarsi di più sulla guida, ma bisogna sempre seguire quello che ti dice lui. Quello che non ho fatto io per un tratto… pascolando per qualche minuto e prendendomi una penalità di 15’.
 

La prima tappa


Durante la 1° Tappa che io ho nominato di assestamento ho dovuto capire il terreno. Le prime venti curve sono state solo dei dritti sulle sponde. T’irrigidisci sul manubrio, freni pinzati (sbagliatissimo) e speri che la moto si fermi. Il terreno ha una consistenza molto particolare un brecciolino, ghiaietto e sabbia, soprattutto nei punti veloci che davanti o dietro alla fine ti scappa e in più ti rosicchia le gomme! In 5 giornate 4 gomme posteriori e 2 anteriori!
I km sono tanti ma le gomme sembrano grattugiate!
Bisogna ricordarsi anche di bere, bere, bere sempre. Non bisogna disidratarsi perché le speciali sono molto lunghe e bisogna anche respirare. In speciale la tensione nella guida per rincorrere il tempo a volte ti porta a trattenere il fiato e i battiti cardiaci aumentano considerevolmente. Quante cose, e siamo solo alla prima!


La seconda tappa


Dopo aver fatto tutti i km della prima tappa molto più lunga di una gara d’italiano quasi il doppio, il giorno dopo si riparte con qualche piccolo acciacco.
La tappa del secondo giorno è stata più pesante del previsto: due speciali da 75 e 65 km su un percorsomozzafiato tra l’incantata Foresta Burgos con filo malefico, molto stretta, tecnica e le sabbie del Lago di Gusana .
Il serbatoio originale della ktm è stato sostituito con il serbatoio da 13 litri per non avere problemi di rifornimento lungo il percorso, anche per vari ed eventuali pascolamenti. La moto pur essendo leggermente più pesante, è rimasta ugualmente maneggevole nell’ingresso curva .
L’ultimo pezzo di trasferimento (a manetta) per non prendere minuti di ritardo ci ha portato alle porte del Bivacco di Sa-Itria usato come pit stop intermedio della tappa Marathon in cui i piloti, dopo aver fatto rifornimento da soli in una speciale zona e messo le moto in parco chiuso dove i meccanici non potevano toccarle, hanno potuto godersi i Malloreddus e il maialino arrosto sotto le stelle della Sardegna, in una cena a prova di Chef .
Il male alle mani e agli avambracci comincia a farsi sentire, ma un altro rotolo di road book è stato consegnato e si stringono i denti e si va avanti.

La terza tappa


La terza frazione del Rally che da Fonni ci ha condotto ad Arbatax , molti dicono sia quella decisiva, per me è una nuova esperienza. La tappa più lunga affrontata fino ad ora, più di 140 km di speciale con uno stop al 95 km di 15 minuti per fare benzina cambiare il roadbook e ripartire. Tutta una corsa.
Numerosi dislivelli ho superato tra le montagne rocciose e le pietre multicolore del monte Gennargentu, una navigazione impegnativa, ogni svolta devi avere la certezza che sia quella giusta, che la via sia quella corretta perché passano km prima di accorgerti di aver sbagliato.
Ho guidato molto più sciolta rispetto ai giorni scorsi, il terreno non è più mio nemico, il rapporto con il road book è sempre stato un po’ conflittuale perché la strada la decide sempre e solo lui ma ora stiamo diventando buoni compagni di viaggio! Ora capisco che i miei occhi in questa disciplina mi danno la conferma sulla traiettoria da prendere. Arrivati ad Arbatax un albergo lussuoso in riva al mare ci attende.

La quarta tappa


All’alba tutti pronti a ripartire per la 4° tappa per risalire verso Marina di Orosei. Road book montato già in serata così la mattina si può dormire un quarto d’ora in più, e dedicare un po’ più di tempo per una colazione abbondante e nutriente.
Il trasferimento di asfalto è stato un po’ lungo ma ugualmente piacevole perché i panorami della Sardegna variano in continuazione e sono uno più bello dell’altro, e poi il profumo che c’è nell’aria di erbe aromatiche:  impagabile. Due prove speciali con alcuni tratti molto ingannevoli: alta montagna in alternativa a stradoni veloci sfruttando tutta l’energia rimasta in corpo per giungere a Marina di Orosei.
Nell’aria veleggiano sorrisi. “ Dai è quasi finita , manca solo domani!“ ma nessun pilota prova a dire che manca solo un giorno,  il 5° giorno di gara è proprio quello da non sottovalutare e anche i big lo sanno. Bisogna rimanere concentrati fino a quando la moto non è parcheggiata nel parco chiuso!
Alla sera dell’ultimo briefing mi sono seduta vicino a Frassini pilota e amico di avventure, abbiamo attaccato bottone con Coma mentre stava sottolineando il roadbook, ci siamo confrontati tutti e tre sulle stesse note che sembravano alquanto complicate. Non capita spesso poter confrontarsi e parlare con piloti così di alto livello, solo nei sogni.

La quinta tappa


L’ultima tappa prevedeva un’unica prova da 160 km ma arrivati alla partenza della speciale ci hanno comunicato che per motivi di sicurezza era stata suddivisa in due speciali con un tratto di trasferimento (ex speciale) tra le due.
Il percorso è stato mozzafiato , siamo giunti in alto che più in alto di così non si poteva. Anche la tecnologia ha fatto la sua apparizione: grosse pale eoliche lungo il percorso.
Un vento forte spirava e fortunatamente la polvere si dileguava in fretta così da rendere chiara la visuale. Abbiamo cominciato a scendere verso i versanti delle montagne.
Un percorso molto tecnico ed enduristico , che si è aperto in varie radure con guadi profondi e letti di fiume, ma l’arrivo era vicino e la voglia di arrivare era più forte della stanchezza.
Ad attenderci al centro del paese di San Teodoro un bellissimo palco con molta gente attorno.
Buby il primo ad aspettarmi, Nazzareno una stretta di mano e l’organizzazione che ti spogliano di roadbook, ed ecco la tabella oraria… “Come già finita?!” e una lacrima di gioia o di malincuore scende sul viso per questa splendida avventura appena terminata.
Poi Antonello Chiara ti chiama a salire sul palco con la moto e ti senti una persona estremamente felice, e fai parte della festa ora!

Il dopo gara

Dopo un’enorme pizza meritata io e Serena, Erika e le altre pilotasse ci siamo preparate per la cena di Gala organizzata dal Bike Village per tutti i piloti, meccanici e organizzatori. L’energia era tantissima che abbiamo ancora corso una speciale ballando tutta la notte prima del rientro a casa il giorno dopo.

Un grazie speciale a Chinaglia “Buby”- Abc rally Action Team , Nazzareno Falappi - Old Farm Racing Team, Off Road Specialist per la messa appunto della moto, Michela Collina - Collina Motori per i ricambi KTM, Antonello Chiara e a tutto lo staff del Bike Village, all’organizzazione, ai medici e alla FMI.

Photo: Edo Bauer, Cristiano Barni.


Paola Riverditi

 

 

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