RMC Record Motor Cycles: tutti a Bonneville!

RMC Record Motor Cycles: tutti a Bonneville!
Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
Il nuovo team di Roberto Crepaldi si prepara a superare il record di velocità su due ruote per veicoli a due ruote carenati, sulla suggestiva superficie del celeberrimo lago salato americano
  • Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
26 novembre 2015

Roberto Crepaldi, milanese, classe 1954, è piuttosto noto agli appassionati del mondo auto motive a livello “Premium”, nella cui orbita ha accumulato una grande esperienza. Infatti mosse i primi passi già negli anni 70 nell’ambito della concessionaria Ferrari di famiglia, ma fu anche una delle figure di spicco della Numero Uno, la famosa società importatrice italiana dell’Harley-Davidson, assieme al compianto Carlo Talamo e ad altri imprenditori milanesi, che vissero il rilancio in grande stile del leggendario marchio statunitense sul mercato italiano. Una cordata di appassionati che per un certo periodo acquisirono anche Husqvarna dalla Gruppo Cagiva, ma che contribuirono anche alla rinascita della Triumph nei primi anni 90. Oltre, non scordiamocelo, a Jaguar, Aston Martin e Bentley, parlando di auto.

Nel 1993, Crepaldi fondò e gestì il Team CR&S Britten, per far correre, con Dario Marchetti, Andy Stroud e altri piloti, la formidabile bicilindrica Britten V1000 costruita artigianalmente dal geniale tecnico neozelandese John Britten: la V1000 partecipò tre volte al Tourist Trophy, e vinse la B.E.A.R.S. World Series, un campionato riservato a prototipi di classe Open con motori a due e tre cilindri.

Nel 2002, Crepaldi divenne a tutti gli effetti un Costruttore di moto dando vita a due modelli esclusivi, marchiati CR&S: la snella e leggera monocilindrica Vun lanciata nel 2005, e la poderosa bicilindrica Duu nel 2009 (i nomi delle due moto sono rigorosamente milanesi, NdR), distaccandosi dall’azienda nel 2013 per intraprendere un’altra avventura, nel nome della velocità pura. Così è nata la RMC, ovvero Record Motor Cycles: la grande sfida di Roberto nell’ambito dei veicoli a due ruote di altissime prestazioni.

RMC è composta da un gruppo di professionisti, coordinati dallo stesso Crepaldi, ognuno specialista dí alto livello e con lunga esperienza nel proprio ambito lavorativo. Quel che accomuna un gruppo così eterogeneo è la passione sfrenata per le moto, che però si caratterizza per alcuni aspetti cruciali: le moto oggetto di questa passione non sono propriamente convenzionali, e tutti i componenti del Team RMC hanno la naturale predisposizione a rendere reali sogni un po' fuori dal normale. Si tratta di velocità pura, oltre i limiti... di velocità. Un ritorno alle corse in una nuova dimensione, una sfida che coinvolge la sensazione più forte che una motocicletta possa offrire. Più liberatoria del vento tra i capelli. Più potente di una vittoria in pista.

Il lato sinistro della moto, con l'indicazione dell'obiettivo velocistico in miglia
Il lato sinistro della moto, con l'indicazione dell'obiettivo velocistico in miglia

L'emozione più forte che una moto possa trasmettere a chi la guida, che non può essere descritta dalle cifre del tachimetro di una “banale” moto supersportiva da 250 cavalli, bensì più vicina a quella raggiungibile da un jet. Questo tipo di sfida pone immediatamente la questione sulla tipologia di moto necessaria a vincerla. L'argomento della serie di riunioni del gruppo originario di appassionati è passato da vaghe proposte tecniche ai bozzetti della moto da record. Si è giunti presto alla definizione di un vero e proprio gruppo di lavoro, e alla creazione di una vera e propria società commerciale, il cui fine era quello di costruire una moto, anzi, tre, in configurazione speed record. Ovviamente, il luogo della sfida - da favola per davvero - è stato definito in pochi minuti dal neonato Team RMC: il Tempio della Velocità pura, la bianca, infinita distesa del lago salato di Bonneville, presso Salt lake City, nello stato dello Utah, USA. Sarà questo lo scenario del finale fantastico di un'avventura al limite del possibile.

Le classi previste

Esistono innumerevoli classi definite dal regolamento FIM (esiste anche quello statunitense AMA), in cui iscrivere la propria moto. Le differenze tra di esse sono definite da cilindrata, dimensioni e tipologia di veicolo. Il panorama è molto vasto, ma le scelte del Team italiano sono state prese in funzione di molti motivi. I modelli allestiti per l’impresa sono due, denominate "Pride of Italy" e "Tribute to John Britten": simili ma non identici tra loro, si differenziano principalmente per la cilindrata. La prima parteciperà al tentativo di record nella classe 2.000 cc, con numero di cilindri libero e induzione non forzata, ovvero senza compressori o turbocompressori. La seconda avrà il medesimo schema motoristico, ma con cubatura maggiorata per poter entrare a far parte della categoria 2.500 cc.

Il nome "Tributo to John Britten" è chiaramente un atto di amicizia da parte di Roberto Crepaldi per il genio neozelandese prematuramente scomparso, progettista e costruttore (nel garage della propria abitazione), della splendida Britten V 1000. Si tratta di una moto sostanzialmente priva di telaio, con la sospensione anteriore a quadrilatero deformabile in carbonio e dotata di molte altre scelte tecniche originali. La doppia livrea del modello presentato mostra le grafiche che saranno adottate sulle due moto: una recherà la velocità massima da battere in miglia (250), e l’altra in km/h (400). Verrà realizzato anche un "muletto" destinato ai test di sviluppo, utili per verificare soluzioni difficilmente replicabili anche in un circuito di velocità.

Il tre quarti anteriore della moto da record RMC
Il tre quarti anteriore della moto da record RMC

Per stabilire un record di velocità per prima cosa è necessario decidere in che categoria o classe competere. Il regolamento FIM ne prevede per moto di tutti i tipi, dalle piccole cilindrate ai mostri streamiliner da oltre 1.000 cv, ripartite per cilindrata e per le caratteristiche del veicolo: si va dallo scooter alle moto naked, a quelle di serie modificate, per poi entrare nel mondo dei prototipi, sopra tutti appunti i famosi streamliner. Si chiamano così i missili rasoterra di cui a malapena si intravvedono le ruote, dove solitamente il pilota è seduto come su un'auto e non ha la possibilità di appoggiare un piede a terra, essendo rinchiuso in una vera e propria "capsula". Per evitare la caduta, il pilota può estroflettere delle rotelle che lo sorreggono fino allo stop definitivo. Il Team RMC ha scelto la categoria Partially Streamlined: la moto può essere quasi totalmente carenata, ma il pilota deve sedere più o meno nella posizione classica da motociclista, quindi essere esposto, e vigono limiti rigidi sulle dimensioni della moto: come l'altezza del codone, per esempio, assolutamente cruciale ai fini dell'efficienza aerodinamica.

Il motore: otto bastano?

Il cuore di una moto è il propulsore, e quello delle moto del Team RMC è un 8 cilindri a V, naturalmente a 4 tempi, alimentato con benzina verde (e quindi senza ricorrere ad additivi ossigenanti o altre alchimie), con cilindrata totale di 2.000 cc (superiore 2.000 cc per la seconda moto).

Il propulsore è disposto longitudinalmente all'interno di un telaio a struttura mista, dotato di regolazioni delle principali quote geometriche, quali angolo del cannotto, altezza del pivot, valore di interasse e molte altre. Si tratta di un 8 cilindri atipico, dalle dimensioni molto compatte, rese possibili grazie a soluzioni tecniche inedite, scelte anche in funzione dell'aerodinamica della moto. I tecnici del Team RMC operano infatti in regime di co-progettazione, in modo da ottimizzare dimensionamento e ingombri reciproci di ogni componente, con bene in mente il fine ultimo, ovvero ottenere un'efficienza aerodinamica massima.

In quest'ottica sono state definite le quote caratteristiche quali alesaggio e corsa, anche se probabilmente le misure definitive non si allontanano molto dal rapporto "aureo" dei motori ad alta efficienza a quattro cilindri da 1.000 cc (la cilindrata totale di ogni bancata). La distribuzione a 4 valvole per cilindro è sicuramente quella più efficiente per il tipo di riempimento necessario: il propulsore deve esprimere oltre 400 cv per poter superare, complice una ben studiata aerodinamica, i 423 km/h, ovvero il record di categoria attualmente appannaggio da un veicolo motorizzato Honda.

Chi sarà il pilota deputato ad infrangere il record sulla strana superficie salata di Bonneville? Sarà un vecchio amico di Crepaldi, ovvero il mitico e mai domo Dario Marchetti, probabilmente il pilota italiano che ha corso con la maggior quantità di motociclette possibile. Un grande augurio da Moto.it alla RMC e a Dario. Non vediamo l’ora di vederli all’opera!

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