Ducati lascia la SBK. L'intervista a Del Torchio

Ducati lascia la SBK. L'intervista a Del Torchio
Giovanni Zamagni
Del Torchio sostiene che la Ducati continuerà a fornire il massimo supporto ai team privati e che l’ingaggio di Valentino Rossi non c’entra assolutamente con la decisione di lasciare la SBK | G. Zamagni, Indianapolis
28 agosto 2010

Punti chiave


INDIANAPOLIS – Gabriele Del Torchio, presidente di Ducati, è uno che non ha paura a parlare e ad affrontare le questioni più spinose. Come quella del ritiro della squadra ufficiale dalla SBK, annunciato ieri attraverso un comunicato stampa, che ha scatenato parecchie critiche nei confronti della squadra italiana. Riassumendo, Del Torchio sostiene che la Ducati continuerà a fornire il massimo supporto ai team privati che sceglieranno di correre con la 1198 anche nel 2011, seguendo una politica già adattata dai costruttori giapponesi, effettivamente non presenti direttamente in SBK, e che l’ingaggio di Valentino Rossi non c’entra assolutamente con questa decisione. E, altro punto importante, Del Torchio sostiene la necessità di differenziare maggiormente i due principali campionati, MotoGP e SBK: una tesi, quest’ultima, che sostengo e condivido da tempo.

Ecco comunque, nel dettaglio, cosa ha detto il presidente della Ducati (ascolta l’audio).
«A Brno, in occasione dell’annuncio dell’ingaggio di Rossi, avevo detto che la Ducati avrebbe continuato a correre in SBK e così, effettivamente, sarà. La verità è che il mondo sta cambiando e bisogna razionalizzare le risorse aziendali: per questo abbiamo deciso di spostare i validi ingegneri della SBK sul prodotto, per migliorare lo sviluppo e la qualità. La decisione di affidare ai team privati la gestione della SBK rientra in quest’ottica. La MotoGP è una palestra importantissima per trovare soluzioni tecnologiche avanzatissime, che poi, nel tempo, verranno trasferite alla produzione. Secondo noi, per vincere in SBK non è necessario avere una squadra ufficiale, e lo dimostrano le prestazioni di Checa di quest’anno o quelle in passato di Fogarty. Per questo dico che non c’è contraddizione con quello che ho detto a Brno: a noi spetta il compito di sviluppare moto competitive e sono sicuro che così facendo avremo la possibilità di lavorare ancora meglio. E’ chiaro che la nostra è stata una decisione coraggiosa e difficile, ma è anche necessario differenziare maggiormente i due campionati: uno deve essere di prototipi, nell’altro bisogna tornare a moto più vicine alla serie».

Del Torchio nega assolutamente che l’ingaggio di Rossi abbia influito su questa decisione.
«Capisco che si possa fare questa associazione, ma in realtà non c’è nessun collegamento tra le due cose. La crisi mondiale, purtroppo, costringe a dei ripensamenti e noi già nel 2009 abbiamo cominciato a valutare la possibilità di lasciare la SBK, perché le risorse della Ducati non sono infinite e il mercato delle supersportive è in grande crisi».

Anche la tesi che associa il ritiro della Ducati alla mancanza di risultati viene rigettata con forza.
«Sarebbe così se avessimo deciso di non sviluppare più le moto per la SBK, invece continueremo a farlo. Questa decisione, ripeto, è stata presa prima del campionato di quest’anno e se avessimo paura di non essere sufficientemente competitivi ci ritireremmo in modo definitivo. Ripeto, è importante che i due campionati siano maggiormente differenziati e noi lavoreremo per questo. La Ducati si fonda su tre fondamenta:
1) Competizioni. Sicuramente, l’ingaggio di Rossi ci può dare una mano sotto questo punto di vista;
2) Sviluppo del prodotto. Noi abbiamo mostrato una grande vivacità nel progettare nuovi modelli, tanto è vero che siamo in crescita in un mercato in calo;
3) Prestigio del Marchio. Anche in questo caso, l’arrivo di Rossi ci può aiutare e Hayden (che verrà confermato nelle prossime ore) è molto amato negli Stati Uniti».

Ascolta l'audio integrale dell'intervista a Del Torchio nel box in alto a destra.