Nico Cereghini: "Biaggi autentico fenomeno"

Nico Cereghini: "Biaggi autentico fenomeno"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Ve lo dice uno che non è tra i suoi migliori amici. Eppure bisogna ammetterlo: 39 anni, metà della vita a correre, mai sazio. Grande. E bellissimo a vederlo guidare | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
28 settembre 2010

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Ciao a tutti. Biaggi campione del mondo SBK con l’Aprilia è una gran cosa da tutti i punti di vista. Ve lo dice uno che ha da tanti anni poca sintonia con lui pur avendo condiviso un mucchio di cose: a partire dai boy-scout (ho fatto delle cantatine con Max, ricordando la nostra adolescenza con il cappellone e i pantaloni corti di velluto blu) fino al segno zodiacale (pessimo, cancro) e a molti fine settimana sulle piste del mondiale (gli ho regalato anche una bandiera a scacchi, fregata personalmente alla direzione gara di Barcellona dopo una sua vittoria). Eppure vi ripeto che è una gran cosa, anzi una cosa immensa, e sarebbe bello che lo capissero tutti i motociclisti, invece di polemizzare con progressiva violenza ogni volta che si parla di Biaggi. O di Rossi.


La retorica non mi piace e non ne farò. Non starò qui a dire della fierezza di essere italiani perché anzi recentemente invidio i tedeschi e i francesi, stanco di vivere in questo Paese che va a puttane tra le chiacchiere insulse di politici (e industriali, e giornalisti, e magistrati ecc. ecc.) che non fanno il loro dovere. Fiero di Aprilia sì, fiero di Giovanni Sandi e dei suoi tecnici, da Ivano in avanti, che sono l’anima di questa stagione, certo; fiero di Gigi Dall’Igna che è un mio amico prima che un grande ingegnere e manager.
Soprattutto fiero di Max. Perché anche se non mi è così simpatico, anche se non mi piace quando perde e non mi è piaciuto del tutto neanche a Imola quando ha vinto (con quella prima gara e con quella maglia un po’ così) resta un grande fenomeno. Ha fatto trentanove anni a giugno, corre ad altissimo livello da vent’anni. Metà della sua esistenza a correre e anche a vincere. Non proprio tutto quello che poteva vincere, ma quasi, e comunque vincendo tanto. Spesso anche sbagliando, protestando, mentendo come mentono tutti i piloti; però senza mai nascondersi: a testa alta di fronte al pubblico, a testa bassa in pista. Limiti e qualità, debolezze e meraviglie: tutto in vista.

Ha sempre guidato bene e continua a farlo. Il più bello da vedere, e quando tutto è a posto forse il miglior stile in assoluto della storia della moto. Certe volte sembra che vada a spasso per come è composto sulla moto, e poi guardi il cronometro e ti stupisci. Che passo. E guardate che fare due partenze al giorno è duro per tutti: se Max è risuscito a vincere il titolo, e con fior di doppiette strepitose, significa che è stato anche molto tenace nel mantenersi in forma fisicamente.

Senza contare la forma mentale e la motivazione. Lui ha dovuto ingoiare un bel po’ di rospi, nella vita: ha subìto qualche perdita da bambino, ha patito alcuni avversari tosti da grande, qualche moto mal messa e qualche squadra scarsa, persino qualche interpretazione regolamentare troppo parziale. Magari è andato anche in crisi, ma si è saputo ritrovare sempre. E’ un vero fenomeno. Ve lo dice uno che non è un suo amico intimo. E allora, che vi sia simpatico o no, siate onesti di testa, e applauditelo. Tutti, insieme a noi.

Ascolta l'audio di Nico Cereghini
 

 

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