Livorno: sequestrate 71 Vespa contraffatte provenienti dalla Cina

Livorno: sequestrate 71 Vespa contraffatte provenienti dalla Cina
  • di Filippo Ciapini
Gli scooter elettrici erano pronti per essere venduti in tutta Italia a 3.000 €. I funzionari dell'agenzia delle Dogane, per essere sicuri che si trattassero di modelli contraffatti, ha chiesto una consulenza direttamente a Piaggio che ha confermato il "Made in China". Erano destinate a un'azienda di Milano che, inevitabilmente, è stata denunciata per contraffazione
  • di Filippo Ciapini
29 settembre 2021

Maxi operazione a Livorno dove è stato sequestrato un enorme quantitativo di Vespe Piaggio elettriche contraffatte. Nonostante sulla carrozzeria fosse presente il marchio Piaggio e gli stemmi col tricolore, le due ruote erano tutti "cloni" provenienti dalla Cina.

Come riportato dal Tirreno, i mezzi erano pronti per essere venduti in tutta Italia a tremila euro ciascuno, per un totale di 213mila euro.

Destinate a Milano, venivano promosse attraverso un sito internet da una società importatrice del capoluogo lombardo che, stando agli accertamenti del reparto antifrode delle Dogane, pubblicizzava i modelli realizzati in Cina senza nominare il marchio dell’azienda di Pontedera.

I funzionari si erano già insospettiti notando alcuni "strani" dettagli presenti sulla carrozzeria e analizzando i documenti di accompagnamento delle Vespe.

Per essere certi di trovarsi di fronte a delle repliche contraffatte è stata chiesta anche una consulenza diretta alla stessa Piaggio che, arrivata sul posto, ha confermato che con quei modelli non c’entrava niente. 

In totale le Vespa sequestrate sono state 71: i primi 54 scooter elettrici in porto durante lo sdoganamento dalla nave mentre gli altri 17 in un’altra località della Toscano durante il viaggio verso la sede della società importatrice.

La ditta di Milano è stata denunciata per contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni. Per questo tipo di reato è prevista una sanzione da 3.500 a 35mila euro.

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