In viaggio con Camilla: Val Borbera e Boreca

In viaggio con Camilla: Val Borbera e Boreca
Camilla Colombo
Due valli spettacolari fra Alessandria e Piacenza
13 luglio 2017

Se cercate la semplicità, i sapori della cucina di una volta, le curve che trasportano delicatamente tra gli Appennini, scegliete due valli dal fascino antico e a portata di mano dalla frenetica Milano. La Val Borbera, nella provincia di Alessandria, e la Val Boreca, nel Piacentino, sono due lingue di asfalto, verde e fiumi che non hanno nulla da invidiare alla ben più famosa e frequentata Val Trebbia. Conquistano con i loro piatti, il vitello tonnato mangiato a Cabella Ligure non lo dimenticherò facilmente, con le loro anse di acqua verde cristallina dove immergersi per sopravvivere al caldo e con la loro orgogliosa storia antifascista. Il tutto in soli 270 km da spalmare con calma su un’intera giornata.

La nostra avventura inizia nel primo weekend di saldi e solo la motocicletta ci permette di superare in fretta la coda in uscita a Serravalle Scrivia, ormai associata quasi per definizione all’outlet omonimo. Abbandonata l’autostrada, seguiamo l’indicazione per Vignole Borbera, dove conviene arrivare con l’A7 scopriamo passandoci davanti, e procediamo in direzione Val Borbera lungo la Strada Provinciale 140. Le auto scarseggiano, il verde contorna una striscia d’asfalto per lo più in buone condizioni, i castelli si scorgono nelle vicinanze, alcuni di proprietà dei Malaspina, altri dei Visconti: sembra di stare nella vallata gemella alla Val Trebbia solo meno frequentata e più intima e accogliente. Il torrente Borbera ci accompagna sul fondo della valle mentre noi saliamo e scendiamo assecondando l’andamento degli Appennini.

La stele della Pinan Cichero
La stele della Pinan Cichero

Tra le strette a canyon caratteristiche di tutta la zona, la Stele della Pinan Cichero, in onore dell’omonima Divisione partigiana, è uno dei monumenti più significativi dell’area commemorativa dedicata alla lotta di Liberazione che qui, nella battaglia di Pertuso di fine agosto 1944, ha visto lo scontro diretto tra nazifascisti e partigiani. La sosta a Cabella Ligure è una piacevole scoperta: all’hotel ristorante Bar Posta, nella piazza centrale della cittadina, mi viene offerto dalla casa un assaggio di fritto misto di pesce freschissimo come gentile riparazione al fatto che fosse finito al momento dell’ordinazione e avessi dovuto optare per il vitello tonnato. Insomma, cucina casalinga e gentilezza a un ottimo prezzo.

Per arrivare a Capannette di Pey, e quindi scivolare giù verso la Val Boreca, la strada diventa decisamente più stretta e ricca di curve ma sempre molto piacevole da affrontare sulle due ruote. Diminuiscono ancora di più le vetture presenti mentre la vista spazia fino alle Alpi Liguri e l’ambiente circostante ricorda i paesaggi alpini. Dalla sommità di Cosola al Passo del Giovà sono appena 1.8 km sulla SP18 che poi si dirama in quattro direzioni diverse a seconda che si voglia raggiungere Varzi o Ottone. Lasciato alle spalle il monte Chiappo, quasi 1700 metri d’altezza, ci facciamo affascinare dall’indicazione Passo di Brallo per cui ci immettiamo sulla SP88, un scelta tosta da fare in moto - la consiglio solo a chi ha le ruote in ottime condizioni - sia perché la strada è molto stretta e tortuosa in certi punti sia perché l’asfalto è veramente in brutte condizioni in ampi tratti di carreggiata. L’atmosfera che ci circonda però rende questi 28 km forse i più divertenti della giornata, così immersi tra gli alberi da chiedersi se sia legale passarci con un mezzo a motore. Una volta arrivati alla Cima Colletta la SP88 si fa più larga e comoda fino a condurre, dopo qualche tornante, al Passo di Brallo preso d’assalto da una cinquantina di motociclisti di tutte le età. Da lì alla deliziosa Varzi, sulla SP186, sono meno di una ventina di chilometri da fare in maniera sostenuta, traffico e autovelox permettendo, perché l’asfalto torna a essere buono e piacevole per la guida. Il rientro è ormai vicino: l’autostrada ci aspetta a Castelnuovo Scrivia.

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