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L’uomo, in sella alla sua moto e in viaggio da solo per un tour della Puglia, è stato colpito in pieno da un fulmine durante un violento temporale. La scarica lo ha sbalzato dalla sella e lo ha folgorato sul colpo. Nonostante i tentativi immediati di rianimazione da parte di alcuni passanti e l’intervento dei sanitari del 118, non c’è stato nulla da fare. Un tragico dettaglio: l’incidente è avvenuto nei pressi di una lapide che ricorda un’altra vittima di un fulmine, deceduta nello stesso punto diversi anni fa.
La morte del motociclista romano nel Salento non è solo una tragica fatalità, ma un episodio che richiama l’attenzione su un pericolo spesso ignorato: i fulmini. Dietro la notizia di cronaca si nasconde infatti una realtà più ampia, fatta di dinamiche fisiche, rischi concreti per chi si muove su due ruote e comportamenti che possono fare la differenza in queste situazioni limite. Comprendere come si formano i fulmini, perché colpiscono con tale violenza e quali strategie di prevenzione adottare quando si guida una moto non significa solo dare un senso a questa tragedia, ma trasformarla in un’occasione di consapevolezza collettiva.
Per approfondire i rischi dei fulmini e le probabilità di essere colpiti mentre siamo in sella alla nostra cara moto abbiamo fatto ricorso anche a un supporto digitale avanzato, che ci ha aiutato a organizzare dati, statistiche e spiegazioni scientifiche in modo chiaro e immediato.
I fulmini sono scariche elettriche potentissime generate dalla differenza di potenziale tra nube e suolo. In una frazione di secondo possono sprigionare fino a un miliardo di volt, liberando un’energia capace di uccidere sul colpo. In Italia, secondo i dati della Protezione Civile, ogni anno vengono registrati circa 1,5 milioni di fulmini, con una media di 10-15 vittime umane. A livello mondiale si contano tra le 6.000 e le 24.000 morti all’anno.
Chi viaggia in auto è relativamente protetto grazie al cosiddetto effetto “gabbia di Faraday”: la carrozzeria metallica del veicolo funziona come uno scudo che convoglia la scarica elettrica all’esterno, facendola scorrere lungo la superficie e disperderla nel terreno, senza che l’abitacolo interno venga attraversato dalla corrente. In pratica, l’energia “avvolge” l’auto senza penetrare al suo interno, riducendo enormemente il rischio per gli occupanti.
Un esempio pratico: se un fulmine colpisce un’automobile in corsa, i passeggeri all’interno avvertono al massimo un forte rumore e un improvviso bagliore, mentre l’auto può riportare danni alla carrozzeria, agli pneumatici o all’impianto elettrico. Ma la vita degli occupanti non è messa in pericolo, proprio perché l’energia è stata deviata. Diverso è il caso di motociclisti e ciclisti, che rimangono completamente esposti: i loro mezzi non hanno una struttura chiusa e conduttrice in grado di deviare la scarica, lasciando il corpo umano come punto privilegiato di impatto.
Per chi si sposta o viaggia in moto, il temporale rappresenta un pericolo spesso sottovalutato. Il metallo della moto e l’eventuale superficie bagnata dell’asfalto facilitano la conduttività della scarica elettrica. A differenza delle automobili, che disperdono l’energia lungo la carrozzeria senza trasmetterla agli occupanti, il motociclista resta completamente vulnerabile. Un fulmine può colpire direttamente la persona o il veicolo, con effetti letali nella maggior parte dei casi, come è successo al motociclista 42enne durante il suo viaggio in Puglia.
Essere colpiti da un fulmine significa subire una scarica che può superare i 30.000 ampere. Gli effetti immediati includono arresto cardiaco, gravi ustioni interne ed esterne, danni neurologici permanenti. La percentuale di sopravvivenza è bassa, ma non nulla: esistono testimonianze di persone colpite che si sono salvate grazie a soccorsi tempestivi e rianimazione cardio-polmonare.
In episodi come quello del Salento, però, la violenza della scarica e l’assenza di riparo hanno reso vano ogni tentativo.
Gli esperti della Protezione Civile ricordano alcune regole fondamentali in caso di temporale:
Molti motociclisti sottovalutano il rischio, convinti che casco o abbigliamento tecnico offrano una protezione sufficiente, ma nella rarità dell'evento non è così: solo un riparo chiuso garantisce sicurezza.
Interrogando l'AI, dal punto di vista giuridico, incidenti come questo rientrano nei cosiddetti “casi fortuiti” o eventi di forza maggiore. Le polizze vita o infortuni possono prevedere coperture specifiche, ma non sempre le condizioni sono chiare.
In termini assoluti, il rischio individuale è molto basso ma non nullo: negli Stati Uniti, dove esiste una casistica dettagliata che somma morti e feriti, il National Weather Service stima una probabilità annua di circa 1 su 1,22 milioni e una probabilità lungo l’arco di vita (80 anni) di circa 1 su 15.300 di essere colpiti da un fulmine. Queste stime (Servizio Meteorologico Nazionale USA) sono spesso usate come riferimento anche altrove quando mancano serie omogenee nazionali.
In Italia non c’è un archivio ufficiale altrettanto completo sulle “persone colpite”, ma le fonti scientifiche e giornalistiche indicano circa 20 decessi all’anno: rapportati a una popolazione di circa 58,9 milioni di residenti, danno un ordine di grandezza di ~1 su 3 milioni l’anno per la sola mortalità da fulmine (il rischio di “essere colpiti”, includendo i non fatali, è più alto). Fonte: ANSA.
Per chi è in sella a moto o bici, i dati USA mostrano che le vittime in questa categoria (“riding bikes/motorcycles/ATVs”) rappresentano circa il 7% dei decessi legati ad attività ricreative, in questo caso NON legati al fenomeno atmosferico del fulmine. In pratica, il profilo di rischio in moto dipende più dalle scelte comportamentali (interrompere la marcia, cercare un edificio/auto: “gabbia di Faraday”, allontanarsi da parti metalliche esposte) e dall’esposizione al temporale che non dal mezzo in sé.
Immagine: ChatGPT